La missione è un compito di tutti i cristiani. Essere missionari, tuttavia, non è una vocazione identica per tutti.
Alcuni santi hanno risposto a tale vocazione, con la sola preghiera: così è stato per Santa Teresa di Lisieux, che, non a caso, divenne compatrona dei missionari.
“Sai una cosa? Io voglio molto bene a Gesù”
C’è anche chi diventa missionario dal suo letto di infermità. È il caso della piccola Teresita Castillo de Diego, nata al Cielo lo scorso 7 marzo. Dieci anni, malata di tumore al cervello, la bambina ha offerto le sue sofferenze durante tutto il suo calvario.
La vicenda di Teresita ha avuto un esito inaspettato nel suo ultimo mese di vita. La mattina del 11 febbraio, memoria della Beata Vergine di Lourdes e Giornata Mondiale del Malato, il vicario episcopale dell’Arcidiocesi di Madrid, padre Ángel Camino, ha visitato la bambina presso l’Hospital de La Paz, dove era ricoverata.
Dopo aver celebrato messa, il vicario, accompagnato dai cappellani ospedalieri, è andato dai malati più gravi, amministrando l’Eucaristia e l’Unzione degli infermi. “Bende bianche le circondavano tutta la testa, ma aveva il volto sufficientemente scoperto per percepire un viso davvero brillante ed eccezionale – ha raccontato padre Camino, in una lettera ai sacerdoti della sua diocesi –. L’ho salutata con grande affetto, dicendole che in quel momento la visitavo a nome del cardinale arcivescovo di Madrid per portarle Gesù”.
Vedendolo pronto ad amministrarle i sacramenti, Teresita ha chiesto al vicario: “Mi porti davvero Gesù?”. E ha aggiunto: “Sai una cosa? Io voglio molto bene a Gesù”. Incoraggiata dalla madre Teresa, la bambina ha quindi confidato a padre Ángel il suo desiderio: “Voglio essere missionaria”. Profondamente colpito da quelle parole, il Vicario le ha detto: “Teresita, ti costituisco in questo stesso momento missionaria della Chiesa, e questo pomeriggio ti porterò il documento che lo attesta e la croce della missionaria”.
La piccola ha quindi continuato: “Padre Ángel, sai una cosa? Io prego perché molti bambini conoscano Gesù”. Dopo che Teresita ha ricevuto i sacramenti, l’incontro si è concluso con la consegna della benedizione apostolica da parte del Vicario, un momento di preghiera assieme ai familiari e alle infermiere e lo scatto delle foto ricordo.
“Ora sono una missionaria”
Rientrato in Vicaria, padre Camino, con l’aiuto dei suoi segretari, ha realizzato una pergamena, da portare poi a Teresita. Tornato all’ Hospital de La Paz nel pomeriggio, il vicario ha consegnato alla bambina il documento e una croce. Teresita ha detto: “Mettimi questa croce sul letto di modo che la veda bene, e domani la porto in sala operatoria. Ora sono missionaria”. Prima del congedo, Teresita ha domandato: “Allora, padre Ángel, sono missionaria?”. E lui le ha confermato: “Sei missionaria”.
Poco dopo, Teresita, con un fil di voce e molto provata, manda un messaggio vocale alla zia: “Ciao zia, ti dico una cosa molto importante per me, questa mattina dopo aver ricevuto l’Unzione e la Comunione, il vicario di Madrid mi ha fatto missionaria: sono già missionaria”.
In poche ore, la notizia ha fatto il giro della Spagna, e all’ufficio del vicario sono giunte decine di messaggi di persone commosse dall’episodio e dalla testimonianza della bimba.
“Voglio portare Gesù ai bambini che non lo conoscono”
Teresita era nata in Siberia ed era stata adottata all’età di tre anni da una coppia di Madrid. A differenza della maggior parte dei bambini adottati, si era sempre mostrata molto serena ed allegra, sin da piccolissima molto sensibile ai poveri e ai malati. Ogniqualvolta vedeva un questuante all’ingresso della parrocchia, si fermava sempre a parlarci.
Il tumore al cervello l’aveva colpita all’età di cinque anni. Dopo un primo intervento e la chemioterapia, la salute sembrò recuperata, ma nel 2018, il male recidivò e si rese necessario un secondo intervento in Svizzera, con relativa terapia.
Dall’inizio di quest’anno, la situazione è precipitata, al punto che la bambina non è stata potuta operare, sia perché positiva al Covid, sia perché la valvola postale nel cervello durante l’intervento precedente si era guastata.
Negli ultimi due mesi, Teresita ha offerto le sue sofferenze per i malati, per i sacerdoti ma soprattutto per i suoi coetanei: “Vorrei portare gli altri a Gesù, ai bambini che non lo conoscono, così che vadano al cielo felici per sempre”.
Già in tanti, adesso, la pregano e, il giorno delle esequie, celebrate l’8 marzo, all’impresa di pompe funebri, è giunto questo messaggio: “Se Teresita non è in Paradiso, allora lì non c’è nessuno”.
Luca Marcolivio
Fonti: Aleteia / La Nuova Bussola Quotidiana