Tutti i libri di storia utilizzano, per offrirci una sistematica base cronologica di date ed eventi, la datazione corrispondente al prima e al dopo Cristo. Nonostante i tentativi, nessuno è mai riuscito a cambiarla.
Dobbiamo fare un salto cronologico abbastanza importante per risalire all’origine di uno dei sistemi di datazione sicuramente più utilizzati dalla storia di tutto il mondo, quello che vede uno spartiacque indelebile: la nascita di Nostro Signore Gesù.
Sappiamo, basti pensare ad alcuni periodi storici, neanche troppo remoti, che i tentativi di cambiare questa datazione non sono mancati. Ma sappiamo, allo stesso tempo, che l’importanza di questo evento, ha poi sempre messo in chiaro che il paragone non sarebbe durato poi così a lungo. Dunque, da dove trae origine questo sistema di datazione? Facciamo un viaggio nel V e VI secolo (per l’appunto, dopo Cristo), bussando alle porte di Dionigi il Piccolo, noto e stimato (anche) per questo.
Conosciuto col nome latino Dionysius Exiguus, Dionigi visse a cavallo tra V e VI secolo. L’appellativo piccolo risale a una sua volontà, dettata dalla sua umiltà nei confronti di altri Dionigi di gran lunga importanti: San Dionigi l’Areopagita e San Dionigi di Alessandria.
Dunque, Dionigi il Piccolo ci offre la datazione della nascita del Cristo, collocandola all’anno 753 della fondazione di Roma. Grazie al suo prezioso intervento, il monaco scita Dionigi introdusse l’uso corrente di contare gli anni proprio a partire da questa data, per l’appunto con il sistema dell’Anno Domini, tradotto con “Anno del Signore”.
Il monaco, nel corso del 525, ricevette l’incarico, da parte del Pontefice Giovanni I, di elaborare un sistema di datazione per prevedere la data della Pasqua. Nel compilare il suo lavoro, Dionigi decise di organizzare gli anni secondo un criterio del tutto nuovo. All’epoca, infatti, si usava datare le epoche a partire dalla fondazione di Roma, oppure, al massimo, a partire dall’anno di inizio del Regno di Diocleziano.
Dionigi decise, dunque, di offrire una datazione “ab Incarnatione Domini nostri Iesu Christi”, ovvero dall’Incarnazione di Gesù, il Cristo. Egli stesso, determinò la data basandosi su alcuni calcoli fondati dagli scritti evangelici. In modo particolare, stando alla fonte, il momento dell’Incarnazione non coincide con quello della sua nascita, bensì con quello del suo concepimento.
C’è da mettere in conto un’osservazione non indifferente. La particolarità di tale sistema di datazione non prevede lo zero. Il motivo? Dionigi non conosceva tale numero, portato in Europa solo a partire dal Medioevo inoltrato. Il monaco osservò dunque che l’anno immediatamente precedente all’1 (anno in cui, secondo i suoi calcoli, nacque Gesù), fosse l’1 avanti Cristo.
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Il sistema di numerazione delle date offerto dal monaco Dionigi il Piccolo ebbe una rapida e duratura diffusione in tutta l’Europa Cristiana. Nel corso dei secoli furono molti i capi politici che, per un motivo o per l’altro, cercarono di cambiare sistema di datazione.
Basti pensare, in tal senso, ai tentativi della Rivoluzione Francese, quando venne introdotto il cosiddetto “calendario repubblicano francese”, stabilendo l’origine delle epoche al 22 settembre 1792, ovvero quando avvenne il cambio da monarchia a Repubblica.
Altri tentativi furono poi messi in atto nel corso del XX secolo, soprattutto dai regimi in vigore negli anni Venti del Novecento. Rimane il fatto che la datazione di Dionigi il Piccolo ha una base solida e che oltrepassa i confini terreni: la nascita del Cristo Redentore. La sua importanza, nella storia del mondo, la rende a ogni modo essenziale e ininterrotta.
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Fabio Amicosante
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