Problemi? Credi che nulla è impossibile a Dio!

Per tutti gli esseri umani la morte si presenta come una barriera che non si può varcare. Quando la morte avviene non c’è più niente da fare. Marta nel Vangelo si trova di fronte proprio a questa realtà: la morte. La morte di suo fratello minore Lazzaro. Molte domande e molto dolore affollano il suo cuore. E il saluto di Marta al suo amico Gesù Cristo è il frutto di questo dolore. “Signore, se tu fossi stato qui mio fratello non sarebbe morto.”. In questa frase così semplice si concentra tutto il dolore insieme a tutti gli interrogativi che sono nella testa e nel cuore di questa donna.

Trasformare la nostra fede in fede/fiducia
Proviamo a cambiare questa frase e a scriverne una noi, che venga dal nostro cuore e dalla nostra mente. Alcuni di voi scriveranno: se tu fossi stato qui il mio familiare non sarebbe morto, oppure, io non avrei perso il lavoro, oppure, non sarebbe successo quell’incidente e così via. In questo foglio cerchiamo di scrivere quello che più ci sta facendo soffrire, quel momento tremendo che vorremmo dimenticare, cancellare, quell’incidente, quella cosa brutta, quell’offesa, quel dolore e quella sofferenza che vogliamo assolutamente non ci fosse mai stata. È molto importante per quello che stiamo per fare di vedere Marta non solo come un’amica di Gesù, ma anche un’amica nostra. Facciamo conto che Marta dica a Gesù, come fosse lei un portavoce anzi, il nostro portavoce presso Gesù, che dica insomma a Gesù: “Se tu fossi stato lì quando mi è successa “questa cosa”, non sarebbe accaduta.
Ora, se riconosciamo in Marta il nostro portavoce e se ci riconosciamo un po’ in Marta, allora, riconosciamoci anche nella fede che ha Marta. E la frase che mostra la grande fede di Marta è proprio questa: “Signore, se tu fossi stato qui mio fratello non sarebbe morto”, ma aggiunge: “io so che tutto quello che chiederai a Dio, lui te lo concederà.”. Questa ultima parte della frase è molto importante. È il grande segno della fede profonda di questa donna. Una fede come molti vorremmo avere, come – possiamo dire – dovremmo avere tutti nel Signore Gesù Cristo, Colui che tanto ha fatto per noi.

Realismo e fiducia
In questa donna incontriamo due fatti molto importanti. Il primo è il realismo. Il riconoscimento di una realtà che non nega il dolore che non va al di là di quello che l’umanità può soffrire. Marta soffre, teme la morte come ognuno di noi e non lo nega. Lì è il suo dolore. È forte. È un dolore di perdita, di abbandono, di tutto ciò che la morte di una cara persona può comportare.
Tuttavia, nonostante tutto questo suo realismo, c’è in lei una profonda e sincera e totale fiducia nel Signore. Totale assoluta fiducia. Questo è ciò che fa di Marta una grande donna, un grande esempio. Gli occhi di Marta sono occhi pieni di realismo, ma, allo stesso tempo, sono occhi pieni di speranza e di fiducia. Ecco gli occhi del cuore che noi dobbiamo avere: assolutamente realistici per riconoscere e ammettere il nostro dolore, e profondamente pieni di fede, sapendo, convinti, che Dio può tutto e che opera in noi e per noi.

Marta esempio di fede nelle difficoltà e nel dolore
È difficile pensare a qualcosa di più definitivo di un cadavere che ha già più di quattro giorni. Eppure Marta, anche di fronte a questa realtà, afferma tutta la sua fede convinta nel Dio che tutto può. Questa è fede. Questa è la fede di cui noi abbiamo bisogno. Questa è la fede di cui abbiamo bisogno della nostra vita personale, nella nostra storia personale. Abbiamo bisogno di questa fede nella nostra vita di coppia, nella vita di comunità, nella storia di una famiglia. Abbiamo davvero bisogno di questa fede per sciogliere quelle durezze e quelle freddezze per le quali noi pensiamo che nulla è più possibile. Spesso, per esempio, sentiamo dire: “No, l’amore ormai è morto.”. Sì, anche Lazzaro era morto. Non solo era morto, ma puzzava tremendamente. Ecco che abbiamo bisogno della fede di Marta. Che abbiamo bisogno di dire a Gesù: “Quello che tu chiederai sarà fatto.”. È fondamentale! Nel vangelo di Lazzaro non si tratta tanto della risurrezione di Lazzaro. Si tratta soprattutto di far sì che ciò che non è sia. In poche parole, che Dio tutto può, che nulla è impossibile a Dio.

Credere sperando contro ogni speranza
Rendiamoci conto che molte volte le nostre speranze stanno sotto terra, ma il Signore può risuscitare, vuole risuscitare queste speranze, la nostra speranza. Molte volte ci diciamo: “Tanto l’amore è finito”, oppure diciamo: “non ho più amore, è morto. Non solo è morto molto malamente, ma manda un insopportabile fetore.”.
Gesù risponde a Marta: “Tuo fratello risusciterà.”. E Marta risponde: “Lo so che risusciterà, nella risurrezione, nell’ultimo giorno”. Ecco qui un’altra professione di fede di Marta. Quello che sta dicendo è che comunque questa morte non rimane una sciagura, ma ha una speranza. Io sono la risurrezione e la vita, dice Gesù. Anche questo è parte dell’insegnamento ricevuto da Gesù.
E c’è un’altra professione di fede, di quella verità di fede, che Marta non dimentica neppure nel dolore, e cioè quando afferma di credere che Gesù è: “il Cristo, il Figlio di Dio che doveva venire nel mondo.”.

Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione? (1Cor 15,55)
Insomma, Gesù nei Vangeli lo troviamo spesso ad affrontarsi con la morte faccia a faccia. Ricordiamo per esempio la vedova di Naim che stava andando a sotterrare il figlio unico morto e incontra Gesù e i suoi discepoli. E Gesù, preso da compassione, risuscita il figlio. Tra Cristo e la morte è sempre un confronto frontale, in cui Gesù Cristo vince sempre la morte. Così come la risurrezione della figlia di Giairo. Gesù dice: “Tua figlia non è morta, dorme.”.

Ma chi sono i morti?
Nell’Apocalisse è scritto che ci sono quelli che hanno nome di vivi, ma sono morti… È morto chi ha consegnato il suo cuore all’idolatria, ossia alle cose del mondo. È morto chi ha consegnato il suo cuore all’odio. È morto chi ha consegnato la sua vita all’egoismo. La nostra fede è credere fermamente che Dio, questi, li può risuscitare. Questa è la nostra fede! I morti sono tutti quelli che pensano di poter fare a meno di Dio. Sono quelli che, vivendo solo nel e del mondo, escludono sempre e a priori Dio da ogni cosa e dalla loro vita, propio come fa il mondo. I morti sono quelli che pensano di poter escludere Dio dalla Sua stessa Creazione.
Nessuno può cacciare Dio! La fede è proprio questo: riconoscere che Dio è in tutto, che Dio è parte della storia della mia vita, come della vita di ciascuno, e che, senza di Lui, escludendo Lui, io non posso risolvere nulla, io non posso recuperare la mia speranza, io non posso resuscitare il mio matrimonio, io non posso NULLA! Ogni volta che qualcuno pensa di distruggere Dio, di escluderLo, di insultarLo, di profanarLo, distrugge, esclude, insulta e profana se stesso, il suo stesso essere. Ogni volta che qualcuno vuol far sparire Dio, l’unica cosa che fa è distruggere se stesso e la sua vita.

Signore della mia vita
E torniamo allora alla frase che abbiamo scritto all’inizio. E, scriviamo di fianco alla frase iniziale che abbiamo scritto: “Io ti faccio, Gesù, ti riconosco Signore di quel fatto, Signore di quel momento, Signore della mia vita, Signore della mia storia…”. E d’ora in poi, non smettere di lasciare le briglie della tua vita a Dio. Lui sa. Lui è il Giusto. Lui ti ama come nessun’altro potrà mai amarti.
Smettiamola dunque di comportarci come se Dio non esistesse, soprattutto nei momenti di problemi e di dolore. Smettiamola di rimpicciolire il nostro mondo riducendolo a “io e il problema… il mio problema ed io”! Il Signore regna e deve regnare nella nostra vita, perché questa è la vera salvezza, perché questo è l’amore che ogni cuore cerca senza tregua!
Sandra Fei

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