Nel corso della nuova udienza ai danni di don Mauro Galli (accusato di stupro di minore e pedofilia) è emerso un dettaglio inquietante: che se confermato lascerebbe seri dubbi sul comportamento della curia di Milano, che avrebbe sborsato 150 mila euro per comprare il silenzio della vittima e dei suoi familiari. L’accordo, che secondo quanto rivelato sarebbe stato sancito dall’avvocato Zanchetti con il legale della famiglia, avrebbe previsto tra le clausole il riserbo sulla provenienza del denaro.
Durante la seduta processuale di ieri, i parroci don Alberto Rivolta e don Carlo Mantegazza, entrambi appartenenti alla diocesi di Rozzano (luogo in cui si sono svolti i fatti), hanno affermato di essere a conoscenza di quanto successo ed hanno aggiunto che proprio loro si erano rivolti all’Arcivescovo Mario Delpini per informarlo dell’accaduto e richiedere lo spostamento di don Galli in un luogo in cui non sarebbe stato a contatto con i giovani: “Noi pensavamo che don Mauro andasse spostato a livello prudenziale non in un contesto di pastorale giovanile”. Nonostante i rapporti forniti dai due sacerdoti, l’Arcivescono decise di spostare il parroco nella comunità giovanile di Legnano.
Per quanto riguarda i fatti occorsi nel 2011, entrambi i testimoni hanno dichiarato che il ragazzo (allora quindicenne) è stato invitato da don Galli a dormire nella sua abitazione con l’approvazione della famiglia, ma che invece di sistemargli la stanza degli ospiti lo aveva fatto dormire nel letto matrimoniale con lui. Il comportamento del sacerdote era sospetto e gli venne chiesto di dare spiegazioni, richiesta alla quale rispose con una scusa poco credibile: “Quando chiedemmo spiegazioni, ci disse che il ragazzo aveva avuto un incubo e lui lo aveva afferrato per non farlo cadere dal letto”. Scusa che cadde completamente quando il ragazzo si è deciso a denunciarlo per violenza sessuale.
L’intenzione dell’accusa, però, non è solo quella di dimostrare la colpevolezza di don Galli, ma quella di dimostrare che l’Arcivescovo Delpini ha cercato di insabbiare l’accaduto: sarebbe stato proprio questo, infatti, ad informare il sacerdote dell’indagine a suo carico e ad organizzargli la difesa. Ciò che rende sospetto il comportamento dell’Arcivescovo è il fatto che sotto interrogatorio ha negato di conoscere l’avvocato Zanchetti, mentre da un’intercettazione risulta che è stato proprio lui a contattarlo per accordarsi con il sacerdote. Qual è il motivo di questo diniego? Questa è la domanda che ha spinto l’accusa ad indagare sull’Arcivescovo, nel tentativo di scoprire un’eventuale coinvolgimento non solo nella difesa di don Galli, ma anche nelle sue abitudini.
Luca Scapatello
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