C’è una profezia particolarmente importante che emerge dalla Bibbia e che riguarda soprattutto i drammatici tempi attuali, che si stanno vivendo da settimane e che interrogano tutti, in particolare i credenti.
Dalle parole del grande Profeta si evince una domanda fondamentale a cui va rispondo guardando anche al dibattito purtroppo segnato da un crescente “conformismo bellico”.
Si tratta della profezia sui tempi messianici pronunciata da Isaia, in cui si pone una domanda. Vale a dire, su quale atteggiamento assumere di fronte alla guerra e al proliferare delle armi, in un mondo già di per sé segnato dall’odio, dalla miseria, dalla mancanza di amore e più in generale dalla lontananza da Dio.
Le parole della profezia di Isaia narrano: “Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra” (Is 2,4). Per questo, leggendo oggi queste parole alla coscienza dell’essere umano si pongono questioni particolarmente drammatiche.
Ad esempio sull’utilità o meno di incrementare la spesa per gli armamenti, che in Italia si pensa di fare arrivare al 2 per cento del Pil, e che Papa Francesco ha duramente criticato. “Io mi sono vergognato quando ho letto che un gruppo di Stati si sono compromessi a spendere il 2 per cento del Pil per l’acquisto di armi come risposta a questo che sta accadendo, pazzi!”, ha detto il Papa, lasciando trapelare un richiamo anche verso il nostro Paese difficilmente equivocabile.
Per il Papa infatti la vera risposta alla guerra non sono di certo le armi, con cui fare altra guerra, ma “un’altra impostazione, un modo diverso di governare il mondo, non facendo vedere i denti, un modo ormai globalizzato, e di impostare le relazioni internazionali“. Altrimenti dal male della guerra difficilmente se ne uscirà.
Gli Usa sono inoltre un caso paradigmatico da questo punto di vista. Si tratta del Paese che in assoluto spende più di tutti gli altri per fabbricare armi, e allo stesso tempo è il luogo in cui si registra di gran lunga il maggior numero di sparatorie e di insensati omicidi con le stesse armi, che finiscono in mano persino a ragazzini del college.
Un’altra domanda riguarda oggi l’invio diretto delle armi alla nazione in guerra, l’Ucraina, brutalmente invasa da Putin, ma che con le stesse armi non fa altro che prolungare l’agonia, la sofferenza e il dolore di un popolo già terribilmente martoriato che ora vorrebbe soltanto la fine dei bombardamenti e la pace.
“L’Italia non poteva mandare le armi all’Ucraina, perché l’articolo 11 della Costituzione è fin troppo chiaro“, ha affermato su Avvenire il vescovo Giovanni Ricchiuti, presidente di Pax Christi, affermando che “come uomo, come credente e come vescovo, non mi stancherò di dire questa è la strada sbagliata”.
Il rischio, spiegava lo stesso direttore di Avvenire Marco Tarquinio, è il dilagare di un certo “conformismo bellico” che finisce addirittura per dileggiare il pacifismo. Lo ha terribilmente dimostrato nei giorni scorsi il giornalista del Corriere della Sera Fabrizio Rampini, che ha strumentalmente attaccato il direttore Tarquinio per le sue parole di pace e contro l’uso delle armi definendolo nientemeno che “ignobile” e “pifferaio di Putin”.
Parole a dir poco inaccettabili, a cui ha fatto seguito il grande sostegno del mondo laico e cattolico al direttore di Avvenire, e che mostrano come il realtà quello stesso conformismo bellico non sia altro che un’esaltazione della guerra con le sue logiche di morte e distruzione.
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È evidente che proprio come l’Ucraina sia il popolo brutalmente invaso, aggiungere dolore e distruzione fomentando una guerra che rischia di espandersi persino al resto del mondo è una logica perversa del demonio, che opera meschinamente dietro queste scelte e parole, che celano un’escalation verbale sempre più preoccupante.
Mentre al contrario, accettare il compromesso significherebbe interrompere subito un conflitto che sta spargendo sangue e terrore, per mano di una nazione estremamente violenta grazie alla sua potenza militare di gran lunga superiore rispetto al popolo attaccato. Dobbiamo infatti dirlo senza esitazioni: dietro le logiche perverse della guerra c’è il demonio e la sua azione maligna, contro cui i cristiani e tutta la popolazione è chiamata a rispondere senza mezze misure. Non con la guerra, ma con la pace.
Mentre invece il “conformismo bellico” di Rampini mostra soltanto come la via per l’inferno, quello materiale e concreto, sia lastricata di buone intenzioni. Ma porta comunque all’inferno, lo stesso che l’Ucraina sta vivendo da oltre 40 giorni. Se invece l’immagine dell’Occidente e dell’Europa che si vuole costruire è quella di una congregazione di antichi popoli fondata sul denaro, sulla guerra e sull’immoralità, sono in molti a non starci affatto dentro queste scelte. Che si ritorceranno, purtroppo, inevitabilmente contro chi le persegue.
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La profezia di Isaia, in questo caso, parla in maniera molto chiara tratteggiando il futuro che siamo chiamati a costruire, in quanto cristiani, figli di Dio e seguaci di Gesù Cristo, Signore della pace e dell’amore tra gli uomini. Lo stesso Gesù che inviata a “porgere l’altra guancia” e ad “amare i nemici”, che siano singoli o Stati. Solo seguendo Lui sarà possibile perseguirla, non ci sono altre strade.
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