È accaduto ad Atene, un sacerdote ortodosso si è scagliato contro Francesco accusandolo di essere un eretico. L’uomo è stato allontanato dalle forze dell’ordine. Dopo lo spiacevole episodio, il papa ha proseguito il suo programma di appuntamenti.
Stamattina, poi, papa Francesco, è volato a Mylitene, dove ha denunciato un dramma che continua ad essere trascurato.
Il prete ortodosso si scaglia contro il Papa
Conclusi i tre giorni di visita a Cipro, fortemente all’insegna del dialogo e dell’ecumenismo, il Santo Padre è sbarcato in Grecia per la seconda parte del suo viaggio pontificio. All’ingresso dell’Arcivescovado di Atene, un “imprevisto”, che conferma quanto la strada dell’amicizia ecumenica non sia esente da incomprensioni, frizioni e incidenti. Un anziano prete ortodosso ha urlato contro il Vescovo di Roma: “Sei un eretico!”. Il prelato è stato allontanato nel giro di pochi minuti dalla polizia e la tensione si è poi stemperata.
Chi respinge i poveri, respinge la pace
Quella di oggi domenica 5 dicembre, è la seconda visita del Santo Padre nell’isola greca, dopo cinque anni.
Negli sguardi dei rifugiati a Lesbo, papa Francesco ha colto “occhi carichi di paura e di attesa, occhi che hanno visto violenza e povertà, occhi solcati da troppe lacrime”. Prendersi carico del problema, ha ribadito, è un segno di civiltà.
Nel frattempo, alla crisi dei migranti, si è affiancata la pandemia, un fenomeno che “ci ha colpiti globalmente, ci ha fatti sentire tutti sulla stessa barca, ci ha fatto provare che cosa significa avere le stesse paure”.
Mentre sul fronte pandemico e quello dei cambiamenti climatici, una risposta delle autorità nazionali e internazionali, “pur tra molti ritardi e incertezze”, c’è stata, “tutto sembra latitare terribilmente per quanto riguarda le migrazioni”, ha denunciato il Pontefice nel suo discorso ai rifugiati del Centro di Accoglienza e Identificazione di Mytilene, dove è stato accolto con grande calore, in un coro di “hello” e “we love you”.
Nella crisi dei rifugiati, ha detto il Papa “ci sono in gioco persone, vite umane! C’è in gioco il futuro di tutti, che sarà sereno solo se sarà integrato. Solo se riconciliato con i più deboli l’avvenire sarà prospero. Perché quando i poveri vengono respinti si respinge la pace”.
Se da un lato, “chiusure e nazionalismi” portano a “conseguenze disastrose”, è “un illusione” pensare, ha aggiunto, che “basti salvaguardare se stessi, difendendosi dai più deboli che bussano alla porta”.
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Poiché il futuro è sempre più globale e ci porrà “ancora più a contatto gli uni con gli altri”, si rendono necessarie “politiche di ampio respiro”. Ancora una volta, Francesco ha esortato a non delegare sempre “ad altri la questione migratoria, come se a nessuno importasse e fosse solo un inutile peso che qualcuno è costretto a sobbarcarsi!”.
L’invito del Vescovo di Roma è a superare “la paralisi della paura, l’indifferenza che uccide, il cinico disinteresse che con guanti di velluto condanna a morte chi sta ai margini”.
Dal 2016 ad oggi, molto poco è cambiato
Rispetto alla visita pastorale del 16 aprile 2016, ha preso atto il Santo Padre, “poco è cambiato” riguardo alla questione migratoria. Nonostante l’impegno di numerose strutture d’accoglienza e dei loro volontari, “dobbiamo amaramente ammettere che questo Paese, come altri, è ancora alle strette e che in Europa c’è chi persiste nel trattare il problema come un affare che non lo riguarda”.
Sebbene, si avvertano “stanchezza e frustrazione, acuite dalle crisi economica e pandemica”, secondo il Pontefice “non è alzando barriere che si risolvono i problemi e si migliora la convivenza”.
Se da un lato, “è facile trascinare l’opinione pubblica istillando la paura dell’altro”, il Papa si è domandato: “Perché invece, con lo stesso piglio, non si parla dello sfruttamento dei poveri, delle guerre dimenticate e spesso lautamente finanziate, degli accordi economici fatti sulla pelle della gente, delle manovre occulte per trafficare armi e farne proliferare il commercio?”.
Guardare i volti dei bambini
Non ci si può limitare a “tamponare le emergenze”, occorrono, piuttosto, “azioni concertate” e “grandezza di visione” nell’affrontare i cambiamenti. “Soprattutto, se vogliamo ripartire, guardiamo i volti dei bambini – ha proseguito Francesco –. Troviamo il coraggio di vergognarci davanti a loro, che sono innocenti e sono il futuro. Interpellano le nostre coscienze e ci chiedono: quale mondo volete darci?”.
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Bergoglio ha ricordato le “crude immagini” di “piccoli corpi stesi inerti sulle spiagge”. Dopo essere stato per millenni “culla di tante civiltà” e luogo di incontro tra “popoli diversi e distanti”, il Mediterraneo, sta diventando un “mare mortum”, un “freddo cimitero senza lapidi”.
L’appello del Papa è a fermare questo “naufragio di civiltà”. Se si disprezzano i migranti “si offende Dio, disprezzando l’uomo creato a sua immagine, lasciandolo in balia delle onde, nello sciabordio dell’indifferenza, talvolta giustificata persino in nome di presunti valori cristiani”.
L’ospitalità, la “filoxenia”, non è una “ideologia religiosa, sono radici cristiane concrete”. In conclusione, il Santo Padre ha evocato l’episodio della Visitazione di Maria ad Elisabetta: “Quante madri incinte hanno trovato in fretta e in viaggio la morte mentre portavano in grembo la vita!”. E ha così pregato: “La Tuttasanta ci insegni a mettere la realtà dell’uomo prima delle idee e delle ideologie, e a muovere passi svelti incontro a chi soffre”.
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