Prostituzione ripristinare la case chiuse? Basterebbe scoraggiare i clienti

 

 

 

Giorno 19 Gennaio si è tenuta nella Sala Aldo Moro del Parlamento una conferenza internazionale intitolata ‘Contro la schiavitù della prostituzione’. L’idea promossa dalla Legge Bini è quella di riaprire le case chiuse e legalizzare la prostituzione sul modello belga-olandese al fine di fare auto gestire le donne che di mestiere vogliono fare le prostitute senza dover finire nella morsa della Malavita.

 

La visione propugnata da questa proposta di legge è quanto meno miope perché non tiene conto di quanto la criminalità organizzata si radicata nelle maglie dell’istituzione e di conseguenza non valuta la possibilità che un simile ordinamento faciliti e legalizzi un’attività criminale che rende schiave milioni di donne.

 

A margine del convegno è stato presentato un documento firmato da Don Aldo Bonaiuto che spiega come l’idea di legalizzare la prostituzione non consiste nella difesa di un diritto, anzi  è una legittimazione del crimine. Nel testo, intitolato ‘In Terris’ viene sottolineato come anche le femministe più convinte abbiano abbandonato la falsa convinzione che la legalizzazione della prostituzione consiste in una difesa dei diritti delle donne.

 

A confermare la tesi del sacerdote sono intervenute al convegno le associazioni femministe di Svezia, Norvegia e Francia, tutte concordi nell’affermare l’incompatibilità della prostituzione con la libertà e la dignità della persona. In questi paesi, non solo viene bandita tale pratica, ma la punizione per lo sfruttamento delle donne viene inflitta anche e sopratutto ai clienti, al fine di scoraggiare il mercato.

 

La proposta, dunque, è di abolire l’attuale legge Merlin che punisce quasi esclusivamente il favoreggiamento e lo sfruttamento lasciando  impuniti i clienti e sostituirla con un modello simile a quello di questi paesi. Anche perché i dati forniti da Germania e Olanda sulla legalizzazione delle case chiuse e dei quartieri a luci rosse dimostra che il commercio del corpo delle donne è gestito prevalentemente dalla criminalità organizzata.

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