Un video mostra la reazione dei gruppi lgbt alla protesta silenziosa inscenata in diverse piazze contro la legge sull’omotransfobia.
Atmosfera tesa in alcune piazze tra le fazioni avverse. Al silenzio dei protestanti con il bavaglio è stata contrapposta la rumorosità di cori e slogan con megafano degli attivisti Lgbt.
Il ddl Zan continua a far discutere gli italiani sia in parlamento che in piazza. L’idea del governo è quella di creare una legge che riconosca i reati di odio contro omosessuali e trans, ma l’opposizione la vede come una limitazione della libertà d’espressione. Il timore, infatti, è che una volta approvata la legge non si possa più esprimere la propria opinione, di natura religiosa o personale, se si considera che la famiglia naturale è quella composta da uomo e donna.
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In difesa di questa libertà di pensiero e opinione sono scesi ieri in piazza i sostenitori della famiglia naturale in varie piazze d’Italia. Poche centinaia di persone sono scese in piazza a Udine, Napoli, qualcuno in più si è visto a Padova, Verona e Vicenza. In ogni piazza la manifestazione è stata assolutamente pacifica e non sono stati esposti manifesti né frasi offensive.
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Contestualmente ieri sono scesi in piazza anche i movimenti a tutela dei diritti lgbt per supportare il ddl Zan e per attaccare coloro i quali lo ritengono ingiusto. Tra chi ha protestato contro il disegno di legge non vi è certo l’intento di appoggiare l’omofobia, fenomeno di odio che non ha senso di esistere e che va ampiamente condannato. Nessuno merita odio e chiunque deve avere il diritto di manifestare il proprio pensiero fino a che non è lesivo della dignità altrui.
La protesta di ieri contro il “bavaglio culturale” è stata portata avanti senza offendere nessuno e dunque, contestabile o meno, era nel pieno diritto di chi è sceso in piazza. Molto più rumorosa e verbalmente aggressiva è stata la protesta delle associazioni lgbt che si sono opposte alle manifestazioni avverse. Un atteggiamento aggressivo che fa chiedere a molti se in futuro, con il passaggio della legge, non sia più possibile esprimersi liberamente su questioni come la famiglia e l’educazione.
La soluzione probabilmente è quella di trovare un equilibrio sociale, in cui ognuno è libero di esprimere il proprio parere e di vivere come meglio crede. La libertà di lasciare a ciascuno la scelta che preferisce, senza interferire con quella del proprio prossimo. D’altronde non si può chiedere a chi crede in Dio e segue dei precetti religiosi ben precisi, di rinunciarvi per aderire alla modernità. Dall’altro non è nemmeno giusto obbligare qualcuno a seguire quei precetti, poiché l’adesione o meno agli stessi fa parte del libero arbitrio e nemmeno Dio ha costretto qualcuno a seguirli.
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Luca Scapatello
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