Si dice che le strade che portano al Signore siano infinite, come infinite sono le sue chiamate, quelle a cui spesso non rispondiamo per distrazione.
Ma lui continua instancabile a chiamarci e a richiamarci, per non lasciar sprecare la nostra esistenza.
Solo rispondendo “Si” al Signore, comprendiamo, poi, in senso vero del disegno personale che possiamo realizzare.
Questa è la storia di un ragazzo del Queensland (Australia), a cui piaceva la danza, unica costante della sua vita.
A scuola era ritenuto gay per questo e spesso bersaglio dei bulli. La bassa autostima e la solitudine, dunque, governavano le sue giornate. Abusato da un uomo, vicino alla sua famiglia, e portato alla droga, da una persona che riteneva amica, la situazione non fece altro che peggiorare, anno dopo anno.
Peter Cohen del Centro per la Ricerca sulle Droghe di Amsterdam, spiega: “… gli esseri umani hanno un profondo bisogno di legarsi e formare collegamenti. E’ così che otteniamo la nostra soddisfazione. Se non riusciamo a collegarci gli uni agli altri, ci collegheremo a qualsiasi cosa riusciamo a trovare, i giri vorticosi della pallina di una roulette o la puntura di una siringa … Dovremmo smettere di parlare di dipendenza in generale e chiamarla invece legame. Un dipendente dall’eroina si è legato all’eroina, perché non si poteva legare pienamente a nient’altro.”.
Questo era esattamente ciò che accadeva al ragazzo del Queensland, che passò dalle amfetamine alle metamfetamine, fino ad imbruttire enormemente, sia nell’aspetto, che nel carattere.
Cominciò a rubare per pagare la droga e, quando la madre morì, per il gran dolore, mentre alternava momenti di lucidità a ricadute, cercò un qualche potere supremo in cui credere.
Lo cercò però, inizialmente, nei posti e con modi sbagliati, tanto che si affidò alla New Age, ai tarocchi, ai cristalli e alla meditazione …
Solo dopo anni, entrato in una comunità finalmente per disintossicarsi, scoprì, li, accanto una chiesa cattolica. Vi si recava per mangiare tutti i giorni gratis, come lui stesso dice: “Attraverso quell’opera di misericordia corporale è stata compiuta la più grande opera di misericordia spirituale per me: portarmi dal mio Padre celeste, lontano dal mio passato, pieno di peccati.”.
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