ProVita, la Onlus che difende i bambini, sin dal concepimento e “sostiene la famiglia, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna”, chiede aiuto alla Chiesa.
Così, con una lettera aperta, inviata alla Cei (Conferenza Episcopale Italiana) e al Cardinale Bassetti (che ne è il Presidente), auspica una collaborazione, necessaria per promuovere maggiormente la cultura della vita.
La lettera sottolinea come negli ultimi 40 anni, in cui è stata in vigore la legge 194, che concede la possibilità di un’interruzione volontaria di gravidanza, i pro aborto siano riusciti a “ cancellare l’umanità del concepito”.
Per questo motivo, oggi, molte persone giustificano l’aborto e non lo ritengono affatto una questione morale o di fede.
Ciò che ProVita si prefigge principalmente è di dare una corretta informazione e che questa iniziativa parta anche dalla Chiesa, non solo della gente comune, “perché non è possibile difendere i più deboli e indifesi, le prime e più numerose vittime della “cultura dello scarto”, cioè i bambini nel grembo, se non si riconosce la loro esistenza in vita, fin dal concepimento”.
L’intenzione di ProVita, inoltre, è quella di sensibilizzare l’opinione pubblica, in difesa delle madri, “per smontare le fake news che in questi 40 anni ci hanno indottrinato, al punto di darle per scontate”.
Duque, la ProVita chiede ufficialmente il supporto dei Vescovi italiani, affinché possano promuovere, in ogni Diocesi, delle conferenze informative, aperte ai seminaristi, come alla gente comune, perché tutti riescano a fare un serio, quanto concreto discernimento, sulla questione “aborto e conseguenze”.
In questo modo, non ci saranno fedeli ignari, ma tutti verranno coinvolti nel processo di conoscenza delle questioni che riguardano la sacralità del concepimento e l’importanza della vita del feto, sin dai primi istanti.
L’ammirabile iniziativa ProVita, dunque, offre un modo perché, questa volta, sia evitata la “strage degli innocenti”, che l’aborto chirurgico, le pillole e tanti altri tipi di anticoncezionali, stanno perpetuando.
Antonella Sanicanti