Le anime del Purgatorio possono interagire con i vivi e chiedere aiuto?
Secondo molte testimonianze sì, ecco quella dell’assistente personale di padre Pio.
La notte in cui un’anima del Purgatorio chiese aiuto a padre Alessio Parente
Sono numerosi gli aneddoti che ancora si raccontano su padre Pio, sul suo rapporto con gli angeli custodi e su quello con la preghiera (ogni giorno ne recitava alcune immancabilmente), ma meno si parla del rapporto che questo aveva con padre Alessio Parente, frate che per anni fu il suo assistente personale e che su padre Pio scrisse persino due libri. Proprio di lui e del suo rapporto con le anime del Purgatorio vi parleremo oggi.
Il sacerdote ha raccontato di quella volta in seminario in cui fu costretto a passare una notte da solo in una stanza del convento di San Marco la Catola (Foggia). Il padre superiore l’aveva fatto spostare lì, perché la sua tosse stava disturbando il sonno di tutti e quella era l’unica soluzione per riposare. Una volta coricatosi in quella stanza il frate cominciò a recitare il rosario, anche perché la Madonna lo aiutasse a trovare il sonno. All’improvviso, però, senti che le coperte gli stavano scivolando.
Si chiese come mai le coperte scivolassero da sole, le rimise fin sopra il petto e si accorse che scivolarono un’altra volta. Turbato cerco di accendere la luce, ma gli interruttori non funzionarono ed è a quel punto che si accorse di una presenza: “Sentii, a questo punto, delle mani morbide, che allontanavano la mia mano dall’interruttore. Questo durò alcuni secondi; subito dopo cominciai ad avvertire una ‘speranza’. Ero spaventato. Mi alzai ed accesi la luce. La finestra e la porta erano chiuse; cercai sotto il letto ma invano”. Padre Parente tornò a pregare, ma questa volta la preghiera per le anime del purgatorio.
Padre Parente scopre di chi era l’anima che lo sveglio nel convento
Il giorno seguente padre Parente raccontò l’accaduto al padre superiore e questo gli consiglio di dimenticare tutto. Anni dopo, però, lo stesso padre Anastasio, mentre teneva una lezione sulle anime del purgatorio, lo interpellò e gli chiese se ricordava quella notte. Lui rispose di sì e questo gli confidò: “Beh, alla stessa ora quella notte io venni su per controllare l’andamento della tosse. Appena entrai nel corridoio vidi un sacerdote dinanzi alla porta sdraiato per terra! Mi spaventai anch’io, e non immaginando alcun rapporto con te, corsi al piano inferiore nel dormitorio per sentirmi più sicuro in compagnia dei seminaristi”.
Incuriosito da quella confessione, l’assistente di padre Pio andò a cercare tra gli archivi storici del convento e scoprì che in quella stessa stanza era morto anni prima un frate mandato in castigo per comportamenti non conformi al suo stato sacerdotale. Da quel momento in poi padre Parente non ha mai tralasciato di pregare per le anime dei defunti, conscio che pregare per loro può essere un’aiuto ad alleviare le pene e giungere prima in Paradiso.
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Luca Scapatello
Fonte: Aleteia