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Qual è il più grande comandamento?

Chiesero a Gesù: “ “Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?”. Gli rispose: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti”.”.
E così Gesù rivoluzionò la storia dell’umanità, mettendo a tacere coloro che volevano distinguere i popoli per le loro origini, le persone per il loro ceto sociale, dividere le famiglie per i loro disaccordi.
Gesù chiedeva un amore indistinto, non solo per Dio, ma anche nei confronti di tutti gli altri che da Dio erano stati concepiti e creati.
E nessuno poté replicare, perché ciò che Gesù chiedeva agli altri lo aveva dimostrato in prima persona e lo avrebbe portato a compimento, lasciandosi appendere alla croce.
Se anche l’intera umanità dimenticasse tutto ciò che, nel corso dei secoli, il popolo cristiano ha propagato, riguardo alla rivelazione del Dio fatto uomo, alle sue origini, al promesso ed eterno Regno di cui tutti facciamo parte, basterebbe la frase su citata per risvegliare, in chiunque, la fede in Cristo.

La legge di Dio

Si, amare il prossimo come se stessi è un richiamo che allarga il cuore di ognuno, proiettandolo immediatamente verso l’altro, senza distinzione alcuna di Credo, razza o cultura, poiché il prossimo è chiunque non siamo noi.
Certo, la richiesta di Gesù implica anche che ci assumiamo un’immensa responsabilità, tanto gravosa che atterrisce, per come parrebbe di difficile attuazione, ma è soprattutto consapevolezza del fatto che amare l’altro, come se stessi, è possibile tramite l’abbandono totale al desiderio, benevolmente privato del proprio tornaconto, di essere si sostegno al prossimo.
Questo sentimento farebbe dell’umanità un tutt’uno, il reale Corpo Mistico di cui parla la chiesa e che è la chiesa stessa in Cristo.
E, misurarsi in questo, serve ad ogni cristiano, come campanello di allarme che segnala la presenza e la misura dell’egoismo e dell’indifferenza dilaganti e appetibili, della reale separazione tra coloro che fanno o meno la volontà di Dio.
Il comandamento di Cristo è la massima espressione del rispetto che potremmo dare e ottenere: verso se stessi, poiché bisogna necessariamente amarsi e comprendere ciò che si può dare, prima di donarlo; di Dio verso di noi, che ci lascia liberi di soppesare e avanzare nella fede, tramite l’amore offerto; di ognuno nei confronti degli altri, nell’atto di rendersi disponibili.

Ed è solo in virtù di questo comandamento -il secondo in ordine di importanza, dice il Vangelo- che saremo in grado di attuare il primo, quello di amare il Signore Dio con tutto l’essere, perché allenati a riservarci un ruolo di umiltà e dedizione nei suoi confronti.
Da tutto ciò, dice Gesù, non possono prescindere nemmeno le leggi e i profeti, come a sottolineare che nessuna intenzione umana, né di ordine pubblico/religioso, né di consiglio/guida, è veritiera, se mancante della carità vicendevole: nulla ha valore senza uno slancio di amore per gli altri.

Come trattare i nemici

E Gesù lo ribadisce in più forme, quando dice: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io ho amato voi”, facendo di se stesso l’emblema, a ragion veduta, di come dovremmo essere e concepire il resto dell’umanità.
Ma Gesù dice anche, e con lo stesso intento: “Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente; ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l’altra; (…) Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni (…). Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani?”.
Gesù ci chiede allora la totalità del nostro cuore, della nostra essenza, l’estrema conversione e la convinzione assoluta nella veridicità dei suoi intenti, dei suoi insegnamenti.
Per questo un cristiano non può essere né debole, né vacillante; la sua forza è dare amore, quello stesso per cui è stato creato, senza averlo chiesto.
Come è possibile appagare la richiesta del nostro Cristo Dio?
Sappiamo bene che, ciò che è impensabile per l’uomo, è sicuramente possibile per grazia. Cristo stesso spiega ciò che dovremmo cercare di essere.

L’ascolto della Parola di Dio, l’affidamento, nella preghiera, a lui, perché ogni cosa sia eseguita sotto l’azione dello Spirito Santo, sono i supporti necessari alla nostra fede, perché nulla venga disperso e le nostre forze, esigue ed umane, vengano dirette dal Bene supremo: l’amore incondizionato verso le creature che, come noi, sono sotto la protezione del Creatore.

Antonella

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