Qual è la risposta più efficace alla minaccia della Guerra?

Purtroppo ogni giorno assistiamo a dolorose scene di guerra ma allo stesso tempo anche al crescere di una cultura della stessa, quella che offre armi invece di mediazione e pacificazione. Bisogna invertire urgentemente la rotta e offrire una risposta del tutto diversa. 

Paradossalmente, molti invocano la pace invitando alla guerra: una strada purtroppo che porta all’uscita più drammatica di tutti.

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A coloro che parlano di guerra ad ogni costo e in maniera sempre più violenta bisogna invece fare capire che la guerra inizia innanzitutto dentro il proprio cuore. Davanti al dramma della sofferenza e della morte bisogna purtroppo fare la scelta più dura di tutte: quella per l’amore di Cristo.  

C’è un solo modo di opporsi al dramma della guerra

C’è un solo modo infatti di opporsi al dramma della guerra, che è quello di far tacere le armi. Eppure non sembra proprio questa la direzione imboccata dall’Unione europea e anche dall’Italia.

Lo ha affermato senza girarci troppo anche un giornalista di guerra di lungo corso come Toni Capuozzo, inviato Mediaset e opinionista, che ha criticato duramente coloro che pensano di risolvere il dramma ucraino alimentando ancora più una narrativa di violenza, destinata a portare a un’ulteriore escalation, e speriamo non mondiale o addirittura nucleare.

L’Europa poteva infatti ritagliarsi un ruolo di mediatrice e invece ha deciso drammaticamente di farsi parte attiva del conflitto inviando armi e attivando sanzioni. Mentre in realtà il vero ruolo che costituisce l’Unione europea dalla sua nascita è quella di costruttore di pace, e non di una comunità che entra silenziosamente, e senza alcun confronto popolare, in guerra.

Le due parti in conflitto e la via sbagliata che si sta imboccando

Dai due lati infatti ci sono le denunce di Kiev e i continui appelli di Zelensky all’invio di armi o alla no fly zone, cioè all’entrata in guerra vera e propria, e un costante riferimento al rischio di una terza guerra mondiale. Ma non è certo questa la strada per la pace. Ogni giorno si continuano a perdere centinaia di vite di civili, donne e anziani, a cui si aggiungono milioni di profughi costretti a lasciare le loro abitazioni da un momento all’altro.

“Gli ucraini stanno opponendo una nobile e orgogliosa resistenza ai russi dopo aver vissuto la guerra sporca del Donbass”, ha inizialmente commentato il giornalista Capuozzo affranto e sorpreso per il comportamento europeo, parlando però di “una guerra combattuta contro dei secessionisti e senza guanti bianchi, fatta di vendette, simile a una faida. Altra cosa è affrontare carri armati, missili e artiglierie, e non mi sembra che fino adesso Putin abbia dispiegato il suo potere distruttivo”.

Ma la sua analisi è chiara: “Io credo nel diritto all’autodifesa, il diritto di difendersi di chi è aggredito. Ma qui vedo tanta illusione“. La critica di Capuozzo si rivolge cioè anche al presidente ucraino. “Un grande leader, per me, non è chi è pronto a morire. Questo dovrebbe essere il minimo sindacale. Un grande leader è quello che accompagna il suo popolo nella traversata del deserto, lo salva”.

Alla strategia di Putin si contrappone la strategia per combatterlo

Certo, ha continuato il giornalista, “non si può che solidarizzare con chi difende casa e bambini, ma in questa narrazione enfatica mi pare ci sia una buona dose di nazionalismo che non mi appartiene”. Tutto questo perché “sul fuoco si getta una coperta, lo si soffoca. Non benzina. Tra sconfiggere Putin ed evitare un conflitto mondiale, scelgo la seconda. La solidarietà migliore a chi in questa settimana è stato aggredito è fermare la guerra”.

Insomma, la strada che purtroppo si sta percorrendo è quella che costruisce solo un conflitto ancora più duro. Mentre all’Occidente il giornalista dice che “questa cosa del pretendere che tutto il mondo sia della Nato assomiglia alla visione “reclutatoria” dell’islam: ci sarà pace solo quando il mondo sarà islamico. Ma chi l’ha detto? Questo proselitismo forzato – o sei con me o sei contro di me – fa il paio con: o sei musulmano o sei infedele. O sei nella Nato o sei un nemico: ma dove sta scritto?“.

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In sostanza, come ci si guarda intorno si nota un pensiero sostanzialmente uguale e contrario, che è quello della guerra. Alla strategia di Putin si contrappone la strategia per combattere Putin. È purtroppo la logica dell’essere umano, al cui interno si muovono impulsi continui all’amore e all’odio, che si risolvono purtroppo infine nella cieca violenza.

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Bisogna quindi riconoscere che prima della guerra sul campo c’è la guerra dentro di noi, e vale purtroppo anche per chi vorrebbe eliminare l’avversario uccidendolo, bombardandolo, attaccandolo. I cristiani però non scendono mai a compromessi con il demonio, colui che porta il male nel mondo. Al contrario, ai cristiani è richiesto coltivare una relazione di amore anche con il nemico, perché così è scritto insindacabilmente nel Vangelo.

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La cultura dell’amore cristiano si oppone a quella della guerra, anzi non conosce guerra e non vorrebbe vederla in nessun luogo del mondo, come non vorrebbe vedere alcuna arma. È questa l’unica strada possibile per costruire la pace, che lo si voglia o no. Perché come ha detto più volte Papa Francesco durante la pandemia, “siamo tutti sulla stessa barca”, e “nessuno si salva da solo”.

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