Qual è il senso della sofferenza nella vita delle persone?

È una domanda che riguarda tutti noi: perché esiste la sofferenza? Un tema assai complesso al quale un sacerdote esorcista prova a rispondere. 

donna che soffre
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Coloro che credono e camminano alla sequela di Gesù Cristo che per primo è passato per la via della sofferenza, sono consapevoli dell’esempio che Lui stesso ci ha dato e delle sue parole: «Ricordatevi della parola che vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi».

Attraverso l’intervento di un sacerdote, cerchiamo di fare chiarezza su un argomento complesso da affrontare.

Come comprendere la sofferenza?

La sofferenza è motivo di ansia e angoscia. Soffrire non piace a nessuno ed essa porta con se conseguenze diverse nell’animo di ogni singola persona che la attraversa. Se guardiamo a Gesù, nelle ultime ore della sua vita, ha affrontato la più grande sofferenza fisica, morale e spirituale, infine la morte. Ma l’ha vinta.

Come affrontare, allora, questo tema così complesso? Come riuscire a trovare “l’aspetto positivo” nella sofferenza? È possibile? Un sacerdote ci viene in aiuto, Monsignor Stephen Rossetti, sacerdote esorcista, affronta il tema della sofferenza e lo fa, dopo un viaggio in Terra Santa, dove al centro della sua visita ci sono stati proprio i luoghi della sofferenza di Gesù.

L’Orto degli Ulivi ci ricorda la realtà della sofferenza nella vita di Gesù e nella nostra. Lo vedi anche negli esorcismi, dove spesso i posseduti subiscono grandi tormenti e prove” – spiega. Ed è quei che la domanda sorge spontanea: allora perché Dio permette la sofferenza?

sacerdote
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Beh, è ​​il mistero della sofferenza, ma noi sappiamo che Dio non fa soffrire le persone. Essa viene nel mondo a causa del peccato e del male, e ciò che Dio fa in Gesù è redimerci attraverso la morte e la risurrezione di Suo Figlio, che volontariamente si è dato alla morte per noi”.

Ma è proprio su questo aspetto particolare che il sacerdote analizza come la sofferenza abbia un “potere positivo”.

Soffrire porta frutto

Quando colleghiamo le nostre sofferenze alle Sue, quando le offriamo alle Sue, quando le accettiamo nella fede, possono diventare una grande fonte di grazia e di redenzione per noi stessi e per gli altri” – continua.

Un esempio, padre Rossetti, lo fa anche relativamente agli esorcismi: “[…] Le persone, dopo essere state liberate e dopo aver sofferto molto, spesso diventano persone di grande fede e noi siamo santificati per questo. (…) Ed è qui nell’Orto degli Ulivi che cominciamo a realizzare il potere della Risurrezione di Cristo e la trasformazione delle nostre stesse sofferenze” – conclude.

Dopo una grande sofferenza dovuta, in questo caso specifico, alla possessione demoniaca, la persona scopre o torna alla fede, in modo più forte di prima, e del suo cambiamento ne beneficiano anche gli altri, perché spesso diventano testimoni e mettono in guardia dall’azione del male che vuole allontanare le anime e trascinarle nella perdizione eterna.

Ne consegue, quindi, che quello che il sacerdote stesso definiva “il potere della sofferenza”, ha una sua reale efficacia e risconto nella realtà, e le nostre sofferenze unite a quelle di Cristo, contribuiscono alla nostra redenzione, come dice San Paolo: «Sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne»

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