Se la Sacra Bibbia rappresenta il fulcro della letteratura cristiana, si può confermare che la tradizione medievale ha prodotto un testo di altrettanta diffusione.
Kempen, Renania (Germania) 1380 circa – 25 luglio 1471. Siamo in pieno Medioevo e le date appena citate aprono e chiudono una parentesi religiosa di straordinaria importanza. Infatti, proprio a Kempen, nell’anno 1380 veniva alla luce uno degli scrittori più importanti dell’intera letteratura cristiana: Tommaso da Kempis. L’autore medievale, conosciuto principalmente per le sue opere di carattere mistico, diede alla luce quello che è diventato, per importanza e diffusione, il testo più influente nella cristianità dopo la Sacra Bibbia.
L’opera di cui stiamo parlando è “L’imitazione di Cristo”, tradotto dal latino De Imitatione Christi. Scriveva, nel lontano 1876, uno dei (tanti) traduttori dell’opera, il filologo e scrittore Cesare Guasti: “Al libro dell’Imitazione di Cristo non è più necessaria una prefazione […]. Se a lode sua può dirsi come ogni lingua e ogni secolo ne abbiano veduto moltiplicare le versioni e le stampe, in guisa che, toltane la Bibbia, non vi sia opera la quale conti così numerose le une come le altre”.
L’ideale teologico dell’Imitazione del Salvatore Gesù è un pilastro fondamentale di tutta la cristianità, tanto in campo teologico, quanto in quello spirituale ed etico. Non mancano di certo importanti riferimenti a questo fondamentale concetto (e alla sua pratica) nei primissimi documenti di matrice cristiana, come ad esempio le Lettere di San Paolo Apostolo.
Se pensiamo al concetto di “Imitazione di Cristo” non possono non venirci in mente figure come Sant’Agostino e, soprattutto San Francesco d’Assisi, che, dalla sua conversione, si fece “alter Christus” in ogni momento della sua vita. Sant’Agostino ha sempre sostenuto che l’Imitazione di Cristo si pone come “proposito fondamentale” per la vita di ogni buon cristiano e come rimedio all’imitazione (sempre più frequente) dei peccati di Adamo. Il pensiero del poverello d’Assisi viaggia in linea con quello di Agostino. Il padre dei frati minori credeva che l’imitazione di Gesù, sia dal punto di vista fisico che spirituale, evocata naturalmente tramite la povertà e la predicazione sull’esempio di Gesù stesso (povero fin dalla sua nascita) si pone come “esempio chiaro” da mettere in pratica durante la vita quotidiana.
L’Imitazione di Cristo è un testo che non può mancare nella personale biblioteca di ogni cristiano. Ripercorriamo, insieme all’autore, un breve passaggio di questa importantissima opera, al fine di offrire una prima lettura di quella che si pone oggi come un’opera di fondamentale importanza.
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Ecco alcuni estratti di cui fare tesoro:
“Noi potremo aver molta pace, se non ci volessimo occupare de’ detti e fatti altrui, e che non ci appartengono. Come può conservare a lungo la pace chi s’impaccia de’ fatti altrui? Chi va in cerca d’occasioni fuori? Chi poco o di rado si raccoglie in sé medesimo? Beati i semplici, perché avranno pace molta”. (Tommaso da Kempis, Imitazione di Cristo, Cap. XI – Dell’aver pace e dello zelo di far profitto).
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Fabio Amicosante
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