A differenza di quanto pensano in molti, il big bang, la teoria con cui la scienza spiega l’origine dell’universo, non è affatto in contraddizione con Dio. C’è una personalità e un fatto ben preciso che lo dimostra con grande chiarezza ma che purtroppo sono in molti a non conoscere.
Se la Bibbia infatti risponde a delle domande ben precise, ad esempio riguardanti chi ha creato tutto e perché, la scienza si concentra piuttosto sul come e quando. Due domande diverse che non sono affatto in contraddizione.
Si tratta di una questione antica che oggi più che mai c’è bisogno di approfondire con grande precisione. Bibbia e scienza non sono in conflitto, e chi sostiene il contrario è purtroppo ingannato da ideologie o peggio da malafede. Basta sapere che il Big Bang è stato teorizzato nientemeno che da un sacerdote, Georges Lemaitre.
La distinzione che va sempre fatta tra scienza e fede
Il problema non è l’esistenza contemporanea di scienza e fede ma l’invasione di campo reciproca a cui troppo spesso si assiste. Quando la scienza si erge a dogma e vuole spigare tutto l’universo, anche ciò che sfugge ai sensi umani, ergendosi a totalità del reale, invade infatti un campo che non gli appartiene, che è quello della spiritualità e del sovrannaturale. La scienza non può infatti parlare di amore, libertà e del senso della vita come lo fa la religione, né tantomeno può quindi chiarire o meno l’esistenza di Dio.
Allo stesso tempo, la Bibbia non può fornire spiegazioni su aspetti scientifici moderni, legati ad esempio alla ricerca, alla medicina, all’ingegneria, seppure anche nella Bibbia vengano riportati elementi scientifici relativi a quel determinato periodo storico. La Bibbia infatti, in quanto Parola di Dio, mostra il rapporto tra Dio e l’umanità, e non offre spiegazioni, ad esempio, sulla struttura atomica della materia.
La scienza dal suo canto spiega l’evoluzione ma non risponde alle domande ultime. Dice solamente che una specie deriva dall’altra, che la vita nasce in un contesto che le ha permesso di svilupparsi, e può darci ipotesi sulla formazione della materia, sull’inizio del tutto. Ma non può andare oltre, non può spiegare il perché. Al massimo può sostenere dogmaticamente che non esiste un perché. A un certo punto, però, la spiegazione scientifica si ferma.
La teoria del Big Bang venne formulata per primo da un gesuita
Questo punto si chiama Big Bang, di cui tutti ne conosciamo la teoria secondo cui l’universo ha avuto origine da un’immensa esplosione, avvenuta circa 13 miliardi di anni fa. Da questa sarebbe nata la materia. Per la prima volta nella storia, però, l’ipotesi della nascita dell’universo venne proposta nel 927 dal fisico ed astronomo Georges Lemaitre, che però guarda caso era anche un sacerdote belga di formazione gesuita.
Lemaitre mise insieme la Relatività di Einstein e l’espansione dell’universo osservata dall’americano Edwin Hubble, dando il nome alla teoria risultante di “ipotesi dell’atomo iniziale”. Il religioso fu il primo a comprendere che lo spostamento verso il rosso della luce delle stelle provava l’espansione dell’universo, e fu così che propose la legge di Hubble. Questa afferma che vi è una proporzionalità fra distanza delle galassie e loro velocità di recessione.
Da lì giunse alla pubblicazione della teoria del Big Bang, basata sulla relatività generale e che è capace di spiegare entrambi i fenomeni. Il gesuita era infatti da sempre un sostenitore dell’espansione illimitata dell’universo, e per questa ragione conservò all’interno del suo modello una costante detta “cosmologica” che era stata proposta in primo luogo da Einstein. Questa venne però poi da lui stesso abbandonata dopo la scoperta del Big Bang.
A sostenerlo per prima ci fu la Chiesa: gli scienziati lo attaccavano
Questi due aspetti, legati alla teoria dell’espansione illimitata e all’uso della costante cosmologica, vennero accettati solo trent’anni dopo la morte di Lemaître, una volta coperta l’accelerazione dell’espansione dell’universo. Ma fu la conferma che Lemaître ebbe ragione, e lo testimoniava la sua notorietà in tutto il mondo che si era ampiamente già guadagnato in vita, ricevendo peraltro numerosi riconoscimenti.
Tuttavia, la sua testimonianza mostra chiaramente come la teoria del Big Bang non contraddica affatto la fede cattolica. Non sono tanto le teorie o i trattati a dirlo, ma la sua figura di religioso e scienziato scopritore della stessa teoria. Gli stessi riconoscimenti che padre Georges Lemaître ricevette dalla Chiesa, come la nomina a Presidente dell’Accademia Pontificia della Scienza nel 1936 e a Monsignore nel 1960, mostrano la posizione del cattolicesimo stesso.
Anzi, al contrario nei primi anni della diffusione della teoria del Big Bang, prima del riconoscimento da parte della comunità scientifica, per trent’anni venne duramente opposta dalla stessa, mentre fu proprio all’interno della Chiesa che questa teoria trovò il maggior numero di sostenitori. Tra cui Papa Pio XII, mentre famosi astronomi totalmente distanti dalla Chiesa, come Fred Hoyle, l’avversavano con fierezza.
Nell’atea Unione Sovietica gli astronomi arrivarono persino a definire la teoria di Lemaître come “reazionaria” o persino “clericale”. Visto peraltro che si tratta di una teoria che, sebbene non dia prove della creazione, non la contraddice affatto, ma anzi è con essa in profonda armonia, nello specifico con quella creazione “dal nulla” che ha inizio con la luce di cui parla la Genesi.