Quando pensiamo alla fede nuziale, erroneamente la identifichiamo come “il semplice anello” del matrimonio, mentre è molto di più.
La fede al dito è simbolo, sì, del matrimonio, ma è anche segno di un legame che è stato sancito davanti a Dio. Ma l’avanzare della cultura laica sta svilendo il valore di questo simbolo.
In un mondo dove la parola “matrimonio” fa paura quasi come “virus”, i simboli e i segni di un legame indissolubile e promesso davanti al Signore, sono l’unica àncora di salvezza che ci è rimasta. E uno di questi è la fede. Sì, l’anello nuziale che da molti viene svilito.
Il matrimonio religioso ha il suo valore e la sua importanza. C’è chi si sposa solo civilmente e con pochi amici e parenti perché vuole un momento più intimo e proprio, ma non si rende conto che, spesso, manca di qualcosa. Manca quel SI bello, concreto e benedetto da Dio, attraverso le mani del sacerdote. Cristo è lì a imprimere il suo sigillo ad una coppia che si promette amore e che, come scritto nella Scrittura, “nessuno oserà dividere ciò che Dio ha unito”.
Ma, vuoi o non vuoi, insieme agli sposi, l’altro protagonista è lui: l’anello. Il matrimonio celebrato in chiesa ha, sempre, un qualcosa in più. Davanti a Dio, gli sposi affermano il loro SI, si donano la fede nuziale come segno che, da lì a quel momento, nessuno più li dividerà.
L’anello: per molti un semplice “cerchietto al dito”. Ma è proprio la sua forma circolare a darle il suo completo e pieno significato: dove c’è l’inizio c’è la fine, nulla potrà romperlo. In molti non credono più o hanno, addirittura, paura del matrimonio in chiesa. Lo vedono come un qualcosa di antico e di trapassato.
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E invece non è così: dire il proprio SI davanti a Dio e sigillarlo con lo scambio delle fedi nuziali davanti a chi ci conosce e davanti al ministro di Dio, è segno che i due sposi si impegnano ad amarsi e a rispettarsi reciprocamente, “finchè morte non li separi”. E l’anello è il simbolo di quell’unione, benedetta anche dal cielo.
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ROSALIA GIGLIANO
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