Una categoria che deve gestire molte di quelle che potremmo definire, oggi giorno, emergenze spirituali.
Da qualche tempo, lo studio della religione cristiana non è più obbligatorio, nella scuole italiane, è opzionale. Nelle classi, che diventano sempre più interculturali, molti hanno disposto la rimozione del segno del Cristo, pur di non creare disagio alle persone appartenenti ad altre professioni religiose.
In effetti, forse, sarebbe stato meglio trovare il modo di permettere a tutti di esprimere la propria spiritualità, mai dimenticando la tradizione cristologica italiana degli ultimi 2000 anni, anziché fare tabula rasa.
In ogni caso, di queste e di altre difficoltà, si occupano gli insegnanti di religione, che, insieme ai dirigenti scolastici e alle autorità preposte, elaborano il programma più adatto a presentare e spiegare, agli alunni di ogni classe e grado, le fondamenta della nostra religione, cercando di incoraggiare, nel contempo, una maggiore partecipazione alla vita di chiesa.
All’inizio di questo nuovo anno scolastico, una lettera ufficiale dei Vescovi, ha voluto ringraziare questi professionisti per il loro impegno, la loro scelta lavorativa, la loro dedizione.
“Avvertiamo la responsabilità di continuare ad assicurare il sostegno istituzionale, teso a rafforzare la vostra presenza nella scuola, rinnovando l’invito a tenere viva la passione educativa e ad accrescere la qualità scolastica e professionale.”.
“Voi insegnanti siete punti di riferimento per studenti e colleghi.”. “E’ di massima importanza che ciascuno di voi pervenga ad una collaborazione nella vita della comunità ecclesiale, (…) il vostro è un servizio eccelso e ineguagliabile valore al futuro dell’umano e della fede dei ragazzi che vi sono affidati.”.
Un lavoro che trova non poche difficoltà di applicazione, a causa dei timori, a tratti immotivati, su cui si basa l’estenuante ricerca della globalizzazione. Dimentichiamo, forse, che dovremmo puntare alla convivenza di più culture per arricchire tutti, tramite un fraterno rispetto per ogni tipo di diversità. Invece, troppo spesso, si rinuncia alla propria identità, in favore di quella altrui, come se ci vergognassimo o non fossimo certi della nostra.
Nonostante l’opzionalità della scelta dell’ora di religione, nelle nostre scuole, la percentuale degli aderenti è dell’87,9%.
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