Pfizer, Moderna e AstraZeneca: sono questi i nomi dei vaccini contro il Covid che abbiamo imparato a conoscere.
Ma cerchiamo di capire insieme quali caratteristiche hanno e perché non tutti e tre sono destinati alle stesse fasce di popolazione.
Tre sono i vaccini contro il Coronavirus approvati dall’Italia: Pzifer, Moderna ed AstraZeneca. Ognuno destinato a determinate categorie di persone, tutte con un richiamo. Ma c’è differenza fra una tipologia di vaccino e l’altro? Oltre al nome, come facciamo a capire quale sarà destinato a noi (in base, in primis, alla nostra fascia d’età)? Tante domande a cui cerchiamo, per quanto ci è possibile, di dare delle risposte.
Il primo ad esser stato approvato dall’Unione Europea e, quindi, anche dall’Italia, è stato “Comirnaty (mRna BNT162b2)”, la soluzione sviluppata da Pfizer e Biontech. A partire dallo scorso 21 dicembre, prima l’EMA (Agenzia Europea per i medicinali) e poi l’Aifa (Agenzia Italiana del farmaco) hanno dato l’ok per l’inizio della somministrazione di massa, anche per il nostro Paese.
Il 7 gennaio è stata la volta di “mRna 1273”, ovvero il vaccino prodotto da Moderna; e il 29 gennaio è arrivato come ulteriore opzione “ChAdOx1 nCOV19 (AZD1222)”, il vaccino sviluppato da AstraZeneca.
Tre vaccini, tre soluzioni diverse che hanno dato il via alla effettiva difesa contro il Covid e contro la sua propagazione. Ma saranno anche altre le case produttrici che, nel corso di questo 2021, avranno altre formulazioni vaccinali (in corso o meno di approvazione) che aumenteranno le opzioni di scelta e, quindi, un aumento anche delle possibilità di vaccinarsi tutti.
Ma, come dicevamo prima, come possiamo capire quale vaccino spetta ad ognuno di noi? Va detto che a oggi per l’Italia non è prevista la possibilità di scegliere individualmente per l’uno o per l’altro vaccino: il piano vaccinale prevede l’assegnazione di una specifica formulazione in base alla categoria professionale o alla fascia d’età anagrafica a cui si appartiene.
Quali sono, allora, le differenze fra i singoli vaccini? Andiamo con ordine:
Ad oggi, i dati a riguardo il vaccino Pfizer e alla sua efficacia nel ridurre i casi sintomatici di Covid-19 sono del 95%. Questo livello di efficacia è stato dimostrato solo a partire da una settimana dopo la seconda iniezione, ossia a 28 giorni dalla prima somministrazione.
Quanto dura la sua protezione? Ad oggi non abbiamo indicazioni certe sulla durata della protezione. Si ritiene che debba essere di almeno 9 mesi, più probabilmente di almeno 12. Questo vaccino, circa la sua efficacia anche con le varianti del Covid, sempre secondo gli studi, mostra una buona efficacia contro la “variante inglese”, mentre è probabilmente inferiore la risposta contro la “variante sudafricana” e ben poco si sa relativamente alla capacità di proteggere dalla “variante brasiliana”.
Dato che è a Rna messaggero, però, il vaccino potrebbe essere modificato in base alle nuove varianti in modo relativamente semplice.
La sua efficacia dichiarata e validata è del 94,1%, con buona omogeneità su tutte le fasce d’età, ma in generale si ritiene che il vaccino possa garantire questa efficacia a partire da 2 settimane dopo la seconda dose.
Anche qui, occorrono due iniezioni intramuscolari nel braccio, distanziate di almeno 10 settimane l’una dall’altra. Le stime della sua efficacia variano tra il 62% e il 70%. La protezione inizia in modo significativo già dopo 3 settimane dalla prima dose, ma arriva al suo massimo solo dopo 2 settimane dalla seconda iniezione.
Il vaccino di AstraZeneca si conserva a temperature da frigorifero, tra i 2°C e gli 8°C: fino a 6 mesi a confezione chiusa e fino a 2 giorni a confezione aperta. Poi a temperatura ambiente, entro i 30°C, per 6 ore al massimo.
Per la fascia d’età a cui è destinato, la situazione è ancora in evoluzione. Nel nostro Paese, ad esempio, si va dai 18 ai 55 anni. Mentre per l’OMS, prima, si arrivava fino a 65 anni, ora a tutte le età. Anche se l’efficacia è un po’ inferiore, la formulazione AstraZeneca è più semplice da gestire.
Non ci sono indicazioni precise sulla durata della protezione: certamente arriva ad almeno 2 mesi dalla seconda dose, ma si pensa possa essere decisamente superiore.
È da dire, però, che il vaccino AstraZeneca è più difficilmente adattabile alle nuove varianti del virus. Sulla base dei pochi dati disponibili al momento, l’attuale formulazione sembra comunque essere efficace sulla “variante inglese”, mentre pare essere meno funzionale sia per la brasiliana, che per quella sudafricana.
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L’azienda ha però annunciato una nuova versione del vaccino ad hoc per le nuove varianti in arrivo in autunno.
Fonte: wired.it
ROSALIA GIGLIANO
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