La domanda cruciale di Francesco in occasione della Pentecoste che riguarda la vita di tutti i fedeli nella società contemporanea, e che permette di trovare una strada nel caos grazie a due azioni particolari.
Lo Spirito infatti compie opere che talvolta sembrano impensabili ma che ribaltano ogni concezione della vita e del mondo, ha spiegato il Papa.
“Cosa può dire il Vangelo nell’epoca di internet e della globalizzazione? Come può incidere la sua parola? Lo Spirito Santo è specialista nel colmare le distanze, ci insegna a superarle. È Lui che collega l’insegnamento di Gesù con ogni tempo e ogni persona. Con Lui le parole di Cristo diventano vive, oggi! Sì, lo Spirito le rende vive per noi: attraverso la Sacra Scrittura ci parla e ci orienta nel presente”. Sono le parole pronunciate dal Papa al termine della recita del Regina Caeli in occasione della giornata di Pentecoste. Affacciandosi su Piazza San Pietro, il Papa ha messo in luce due aspetti di questa giornata e di quanto oggi la Chiesa celebra.
“Anzitutto lo Spirito Santo insegna. In questo modo ci aiuta a superare un ostacolo che si presenta nell’esperienza di fede: quello della distanza. Infatti, può sorgere il dubbio che tra il Vangelo e la vita di tutti i giorni ci sia molta distanza: Gesù è vissuto duemila anni fa, erano altri tempi, altre situazioni, e dunque il Vangelo sembra superato, inadeguato a parlare al nostro oggi con le sue esigenze e i suoi problemi”, ha spiegato il Papa.
Aggiungendo che “lo Spirito, quando insegna, attualizza: mantiene la fede sempre giovane. Noi rischiamo di fare della fede una cosa da museo, Lui invece la mette al passo coi tempi. Perché lo Spirito Santo non si lega a epoche o mode che passano, ma porta nell’oggi l’attualità di Gesù, risorto e vivo”. In seguito, che “lo Spirito riporta il Vangelo nel nostro cuore”. “Avviene come per gli Apostoli: avevano ascoltato Gesù tante volte, eppure lo avevano compreso poco“, ha affermato il Papa.
“Ma da Pentecoste in poi, con lo Spirito Santo, ricordano e comprendono. Accolgono le sue parole come fatte apposta per loro e passano da una conoscenza esteriore a un rapporto vivo, convinto, gioioso con il Signore. È lo Spirito a fare questo, a far passare dal “sentito dire” alla conoscenza personale di Gesù, che entra nel cuore. Così lo Spirito ci cambia la vita: fa sì che i pensieri di Gesù diventino i nostri pensieri. E questo lo fa ricordandoci le sue parole”.
Il punto è che “senza lo Spirito che ci ricorda Gesù, la fede diventa smemorata. E noi – proviamo a domandarci – siamo cristiani smemorati? Magari basta una contrarietà, una fatica, una crisi per dimenticare l’amore di Gesù e cadere nel dubbio e nella paura? Il rimedio è invocare lo Spirito Santo. Facciamolo spesso, specialmente nei momenti importanti, prima delle decisioni difficili. Prendiamo in mano il Vangelo e invochiamo lo Spirito. Possiamo dire così: “Vieni, Santo Spirito, ricordami Gesù, illumina il mio cuore”.
Durante la mattinata Papa Francesco, durante la celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Giovanni Battista Re, Decano del Collegio Cardinalizio, nella Basilica di San Pietro, Papa Francesco ha ricordato in un’intensa catechesi le virtù dello Spirito Santo, a partire dal passo biblico di Giovanni in cui si afferma che “lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto” (Gv 14,26).
“Ci colpisce questo ogni cosa, e questo tutto; e ci domandiamo: in che senso lo Spirito dà a chi lo riceve questa comprensione nuova e piena? Non è questione di quantità: Dio non vuole fare di noi delle enciclopedie, o degli eruditi. No. È questione di qualità, di prospettiva. Lo Spirito ci fa vedere tutto in modo nuovo, secondo lo sguardo di Gesù“, ha affermato il Papa, aggiungendo: “Lo esprimerei così: nel grande cammino della vita, Egli ci insegna da dove partire, quali vie prendere e come camminare. Ci insegna lo stile”.
Lo Spirito, infatti, ha spiegato il Papa, “ci indica il punto di partenza della vita spirituale. Qual è? Ne parla Gesù al primo versetto di oggi, dove dice: Se mi amate, osserverete i miei comandamenti”. Ma al contrario “noi pensiamo spesso all’inverso: se osserviamo, amiamo. Siamo abituati a pensare che l’amore derivi essenzialmente dalla nostra osservanza, bravura e religiosità. Invece lo Spirito ci ricorda che, senza l’amore alla base, tutto il resto è vano”.
Un amore, quello che nasce dallo Spirito, che “non nasce tanto dalle nostre capacità, ma è dono suo. È lo Spirito d’amore che mette in noi l’amore, è Lui che ci fa sentire amati e ci insegna ad amare. È Lui il motore della nostra vita spirituale”. Ciò per la ragione che “lo Spirito Santo è una memoria attiva, che accende e riaccende nel cuore l’affetto di Dio. Abbiamo sperimentato la sua presenza nel perdono dai peccati, quando siamo stati riempiti della sua pace, della sua libertà, della sua consolazione. È essenziale alimentare questa memoria spirituale”.
“Ricordiamo sempre le cose che non vanno”, ha spiegato il Papa: “risuona spesso in noi quella voce che ci ricorda i fallimenti e le inadeguatezze, che ci dice: Vedi, un’altra caduta, un’altra delusione, non ce la farai mai, non sei capace. È un ritornello brutto e cattivo. Lo Spirito Santo, invece, ricorda tutt’altro: Sei figlio, sei figlia di Dio, sei una creatura unica, scelta, preziosa, sempre amata: anche se hai perso fiducia in te, Dio si fida di te!” Questa è la memoria dello Spirito che ci ricorda continuamente. Tu perderai la memoria di Dio ma lui non perderà la tua”.
Questo perché “il Consolatore, è spirito di guarigione e di risurrezione e può trasformare quelle ferite che ti bruciano dentro. Lui ci insegna a non ritagliare i ricordi delle persone e delle situazioni che ci hanno fatto male, ma a lasciarli abitare dalla sua presenza. Così ha fatto con gli Apostoli e con i loro fallimenti”. Di conseguenza, “lo Spirito guarisce i ricordi. Come? Rimettendo in cima alla lista ciò che conta: il ricordo dell’amore di Dio, il suo sguardo su di noi. Così mette ordine nella vita: lo Spirito ci insegna ad accoglierci, a perdonare noi stessi, a riconciliarci con il passato. A ripartire. Oltre a ricordarci il punto di partenza, lo Spirito ci insegna quali vie prendere”.
In sostanza, “lo Spirito Santo non ti dirà mai che nel tuo cammino va tutto bene. No, ti corregge, ti porta anche a piangere per i peccati; ti sprona a cambiare, a combattere con le tue falsità e doppiezze, anche se ciò richiede fatica, lotta interiore e sacrificio. Lo spirito cattivo, invece, ti spinge a fare sempre quello che ti pare e piace; ti porta a credere che hai diritto a usare la tua libertà come ti va. Poi però, quando resti con il vuoto dentro, ti accusa e ti butta a terra”.
La conclusione del ragionamento di Francesco rivolto ai fedeli è fortemente liberante. “Quando vedi che si agitano in te amarezza, pessimismo e pensieri tristi, è bene sapere che ciò non viene mai dallo Spirito Santo. Viene dal male, che si trova a suo agio nella negatività e usa spesso questa strategia: alimenta l’insofferenza, il vittimismo, fa sentire il bisogno di piangersi addosso, e di reagire ai problemi criticando, addossando tutta la colpa agli altri. Ci rende nervosi, sospettosi e lamentosi. Lo Spirito Santo, al contrario, invita a non perdere mai la fiducia e a ricominciare sempre“, ha concluso il Papa. “Mettendoci in gioco per primi, senza aspettare che sia qualcun altro a cominciare. E poi portando a chiunque incontriamo speranza e gioia, non lamentele; a non invidiare mai gli altri, ma a rallegrarci dei loro successi”.
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