Papa Francesco perché non ci fa un regalo andando a Medjugorie e raccontando la sua esperienza?
E’ lecito ad un cattolico di base chiedere, senza alcuna pretesa, al papa di fare un viaggio-pellegrinaggio spirituale? Secondo noi sì: vediamo il perché.
Il cattolico ha alcune certezze assolute che non ammettono alcuna smentita. Si tratta delle verità della fede, riassunte mirabilmente nel Credo e nei dogmi ufficialmente stabiliti dalla Chiesa, alcuni dei quali non sono presenti nel Credo che si recita la domenica alla messa (come i dogmi mariani).
Se un cristiano dubitasse seriamente dell’esistenza di Dio, della realtà della vita dopo la morte, della presenza di satana nel mondo, del numero settenario dei sacramenti, dell’assenza di errori nella Sacra Scrittura e di altre verità facenti parte della dottrina definita, certamente costui cesserebbe per il fatto stesso di essere cattolico. Anche il semplice dubbio, in materia di fede e di morale, è male ed equivale a negazione. Chi rigetta la validità e la fondatezza di un solo comandamento, rigetta tutti i comandamenti, perché rigetta implicitamente Dio che ne è l’autore e l’elargitore.
D’altra parte, è lecito ad un figlio della Chiesa, pio e rispettoso, avere delle opinioni personali che non fanno parte del deposito della fede? Evidentemente sì, purché si faccia ben attenzione a distinguere tra opinione personale (legittima) e dogma (certo e universale). Posso avere delle opinioni politiche, filosofiche, storiche e scientifiche – giuste o sbagliate che siano – senza che esse condizionino minimamente la mia coerenza di fede. E’ la fede che dovrebbe, se davvero integra e assunta come prioritaria dal credente, riflettersi in qualche modo negli stessi ambiti summenzionati, senza però confusioni o amalgami tra piani diversi.
Evidentemente se un battezzato nega la realtà storica della resurrezione di Cristo, smette di essere cattolico, fosse pure la persona più buona, intelligente o cortese del pianeta. Se invece un cattolico, negasse la realtà delle devastazioni compiute dalla Rivoluzione francese o da Napoleone Bonaparte, da Mao o da Stalin, costui resterebbe malgrado ciò pienamente cattolico. Come storico e come studioso ci sarebbe però da dubitare della sua serietà o della sua imparzialità.
A volte si nega il dogma (in nome di altro), e a volte si dogmatizza una mera opinione personale, magari giustissima, ma esterna all’ambito della fede e della dottrina della Chiesa.
Così, le apparizioni private benché canonicamente approvate dalla Chiesa, come La Salette, Lourdes e Fatima, non sono dogmi di fede, né lo saranno mai. Negarli o trascurane il rilievo spirituale e gli insegnamenti, non è eresia; ma semmai una grossa imprudenza e una ingiustificata leggerezza.
E Medjugorie?
Come sappiamo le apparizione mariane che sarebbero iniziate in Bosnia nel 1983 hanno fin da subito riscosso un notevole successo e una straordinaria diffusione nel mondo intero. Anche se non sono mancati, e non mancano neppure oggi, i loro critici, più o meno severi. Esistono certamente dei cattolici esemplari e autorevoli sia tra i pro che tra i contro, e lo stesso potrebbe dirsi per i vescovi e i cardinali viventi oggi. E su questa bipartizione non ci sono dubbi, mi pare, per l’osservatore onesto, cattolico o meno.
La letteratura in materia è immensa e sconfinata, e non è il caso di fornire al lettore bibliografie in lingua italiana. Ogni libreria cattolica abbonda in materia di apparizioni mariane, antiche moderne e contemporanee.
Papa Francesco ha più volte parlato del Santuario mariano e del luogo delle (presunte) apparizioni. E al suo solito, non è sembrato voler dire una parola definitiva su uno dei fenomeni religiosi più rilevanti del XX e del XXI secolo. Alcuni frasi del papa, come quella sulla “Madonna postina” sembrerebbero dare manforte agli avversari di Medjugorie. Ma altre uscite ed altre azioni, come la nomina di un visitatore ufficiale, parrebbero considerare il luogo come un’oasi di importante spiritualità e di necessaria cura pastorale.
Ora, con tutta l’umiltà che ci ispira il fatto di essere dei semplici cattolici, ci permettiamo di fare un pubblico invito al Sommo Pontefice: Santità, perché non fare un pellegrinaggio a Medjugorie? Non tanto un viaggio pubblico, ‘politico’, massmediatico e di massa. No. Piuttosto un pellegrinaggio anonimo, silenzioso, il più possibile riservato e di riflessione.
E’ ovvio che si potrebbe dire che il papa anche senza recarsi in loco ha già ora in Vaticano degli ottimi infornatori che gli riferiscono bene circa la situazione del Santuario, dei 6 veggenti e dei messaggi. Certo.
Tuttavia una visita personale, nello spirito dell’ascolto diretto della realtà locale della comunità, come tante volte auspicato da papa Francesco, ci parrebbe essere qualcosa di significativo e di coraggioso, davanti alla devastante incredulità e al deplorevole scetticismo del nostro tempo.
Ovviamente, il papa farebbe anzitutto una visita ufficiale agli episcopati della ex Jugoslavia, secondo le tradizionali forme canoniche. Aggiungendo poi un pellegrinaggio nelle terre che sono, indubitabilmente, uno dei luoghi di conversione e di pentimento, più fruttuose della terra.
Questo sogno potrebbe divenire realtà o si tratta di illusioni devote e irragionevoli? Sognare ad occhi aperti non è peccato. E certamente chi vivrà vedrà!
Antonio Fiori