Non è sempre facile esserlo e soprattutto ogni giorno. Ma guardare la vita con occhi diversi, le situazioni che affrontiamo ogni giorno, è utile nonché salutare sia per il nostro corpo che per il nostro spirito.
C’era una frase che diceva: “L’ottimismo è il profumo della vita”. Ma è facile esser ottimisti e felici? Come fare quando non si riesce proprio?
È una sorta di medicina per la nostra vita e pe il nostro benessere. Ci fa guardare tutto con un animo ed una predisposizione diversa, ci aiuta a calmarci e fa bene al nostro organismo. No, non stiamo parlando di qualche intruglio chimico di ultima generazione, ma di un qualcosa che abbiamo a portata di mano e non lo sappiamo.
L’ottimismo è qualcosa che si impara a cercare e a conoscere sin da bambini. La scienza ci dice che il patrimonio genetico può influenzare, in parte, la nostra indole. “L’ottimismo si impara in famiglia, nei primi anni di vita, se i genitori infondono sicurezza. Questo porta a una buona percezione e consapevolezza di sé e quindi a cimentarsi nelle relazioni con gli altri, soprattutto in adolescenza, con una positività che innesca reazioni favorevoli aumentando la fiducia in se stessi: l’ottimismo è insomma un circolo virtuoso” – spiega il dottor Zanalda, presidente della Società italiana di psichiatria.
Ma come si fa ad essere sempre ottimisti quando tutto intorno a noi sembra andare a scatafascio? Non si può essere pessimisti sempre, quasi ad oltranza. Essere positivi è un po’ come un allenamento, deve esser fatto giorno dopo giorno, in modo tale che “il muscolo della felicità” sia attivo e sempre pronto a darci quella scarica di adrenalina che ci serve.
È vero: molto spesso sono proprio le esperienze negative che abbiamo vissuto, che ci segnano, quasi come ad immaginare che niente e nessuno al mondo potrà più renderci felici. E il nostro cervello le immagazzina. In questo, può anche venirci in aiuto la preghiera. Più volte lo abbiamo detto: la preghiera ci calma, ci tranquillizza, ci pone nella condizione per cui sappiamo di non esser soli.
Sappiamo che quel fardello di preoccupazioni ed di angosce non siamo soli a portarlo, ma c’è Gesù con noi. E Maria non è indifferente: se noi soffriamo, Lei soffre con noi e, come una madre, corre in aiuto dei suoi figli. “Non dobbiamo pregare solo per stare bene: la preghiera non è un’aspirina contro la febbre. La preghiera è un’opera di Misericordia spirituale, che vuole portare tutto al cuore di Dio” – ha spiegato Papa Francesco in una sua catechesi.
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Ed in effetti, ha ragione. Se da un lato, l’esser positivi lo si può ottenere attraverso un sorriso, con un gesto inaspettato fatto o ricevuto da una persona, guardando alla realtà che ci circonda con occhi diversi (e magari, spegnendo anche la tv, che racconta solo cose negative), dall’altro ci sono la preghiera e la fede. Dio non resta indifferente: se ci vede o sa che stiamo soffrendo, ci stringe la mano, ci dona il suo calore e sentiamo nel nostro cuore quelle parole: “Coraggio, io sono con te”, che ci aiutano ad andare avanti.
Lasciamo da parte, per un po’, ciò che ci mette in ansia e ci dà preoccupazione: poniamolo nelle mani di Dio e guardiamo a Maria. Lei saprà donarci “quel pizzico” in più di ottimismo che manca alla nostra vita.
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