Per coloro che ricoprono il ruolo di formatori dei più piccoli e importante chiedersi quale sia il modo più giusto per portarli a Gesù.
“Lasciate che i bambini vegano a me”: con queste parole, Gesù affermava che anche i bambini potevano ascoltare la sua Parola.
Il catechista, l’animatore di gruppo, il formatore: sono queste le figure chiave, insieme ai loro genitori, che i bambini hanno per conoscere Gesù e capire l’importanza che Lui potrà avere nella loro vita. Ma non è sempre facile avvicinare un bambino a Cristo, o meglio, trovare il modo e le parole giuste per fargli comprendere il grande ed immenso dono che Cristo ha fatto per noi.
Un fedele chiede consiglio ad un sacerdote in merito: “Dal settembre scorso sono diventato catechista, ruolo a cui tengo molto e che faccio con gioia poiché sento proprio una grande letizia ad annunziare il vangelo anche con qualche difficoltà“.
“Purtroppo i bambini che il Signore mi ha affidato sono completamente digiuni delle nozioni o conoscenze base della nostra fede, ma con il nostro gruppo ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo iniziato a seminare. Però ultimamente mi sono molto soffermato a pensare a come potevamo, più che passare ai bimbi delle nozioni, farli crescere nella fede farli conoscere Gesù personalmente e farglielo amare.
Certo “Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato”; la fede è un dono di Dio, ma lui stesso ci ha dato il comando di diffondere la sua parola ed evangelizzare. Perciò la domanda è la seguente: come posso far incontrare ai bambini Gesù? Oltre che pregare Gesù stesso?”.
La risposta di Padre Angelo è, come sempre, puntuale: “È molto prezioso per te e nello stesso tempo anche per i bambini. È una grazia inestimabile del Signore perché ti chiama a conoscerlo, ad amarlo e a possederlo sempre di più. È vero quanto tu dici: nessuno può incontrare Gesù se il Padre non lo attira dall’interno.
Si tratta sempre di un incontro personale, intimo, che si realizza nel profondo del cuore. Perché i bambini possano incontrare Gesù nel loro cuore e rimanerne toccati è necessario che il Padre li attragga. Ogni tuo sforzo non potrà mai penetrare là dove solo Dio Padre può arrivare”.
Ma quali sono le occasioni giuste per avvicinare i piccoli a Cristo? “Sono due le cose che puoi fare per favorirla. La prima consiste nel parlare ai ragazzi in modo che sentano che ciò dici ti ha illuminato, ti ha riscaldato, ti ha cambiato la vita e ne sei contento. Questo non sarà possibile senza che tu viva una profonda comunione con il Signore anche quando parli. Non si tratta di parlare da invasati, perché allora faresti una cosa stucchevole, finta, ma di essere testimone di Uno che ti sta davanti agli occhi e che in quel momento vuoi rendere presente.
Perché questo avvenga è necessario anzitutto che tu sia permanentemente in grazia e che viva quello che dici e che insegni a fare. Per questo preparati alle lezioni di catechismo con lo studio, con la meditazione, con la preghiera e con la vita. Se le tue lezioni saranno preparate in questo modo riusciranno come un canto che sgorga dal tuo cuore. Il canto, se è bello e se viene ben eseguito, diventa un incanto. Allora produrrai nel cuore dei ragazzi le disposizioni per incontrare il Signore” – spiega il sacerdote.
Il catechista deve dare, anche, testimonianza di vita: “La seconda cosa importante per un catechista è la testimonianza della vita. Qui sottolineo in particolare la necessità della testimonianza della vita di preghiera. È necessario che i ragazzi ti vedano in preghiera, raccolto, composto, in profonda e prolungata comunione con il Signore.
Se in Chiesa, prima o dopo la celebrazione della Messa, prima o dopo la lezione di catechismo, ti vedranno così, saranno spinti a fare la stessa cosa: a stare in ginocchio, in silenzio, con le mani giunte, in raccoglimento, come fa il loro catechista. Facendo silenzio nel profondo di se stessi, sarà facile per loro sentire la voce del Signore e sentirsi anche interiormente toccati“.
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“I bambini sono puri di cuore e hanno anche quella prontezza d’animo da dire come Samuele: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta”. E, come l’esperienza attesta, sono capaci di mettere subito in pratica quanto hanno sentito così da diventare attenti e generosi.
Come vedi, il ministero del catechista è una grazia formidabile per te e per quelli che il Signore ti fa incontrare. Quanto tu comunichi loro può avere risonanze nel profondo di se stessi, determinare la loro vita presente e avere risonanze per l’eternità. È semplicemente qualcosa di grandioso!” – conclude Padre Angelo.
Fonte: amicidomenicani
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ROSALIA GIGLIANO
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