Quando pensiamo alla preghiera, sono diverse le domande che ci vengono in mente, una su tutte “per quanto tempo è bene pregare”.
Quasi come se a Gesù dovessimo dare un tempo prestabilito oltre il quale si ricorre in una sanzione o meno del quale Lui non ci ascolta. Ma non è assolutamente così. La domanda allora diventa lecita: quanto tempo bisogna pregare?
È un qualcosa che ognuno di noi dovrebbe chiedersi sempre, ogni giorno perché, effettivamente, in un mondo che corre frenetico e veloce, non sempre diamo a Dio il giusto spazio che merita.
E tu…quanto preghi?
Pregare: per quanto tempo?
Più volte, e anche in diverse occasioni, anche Papa Francesco ci ha detto che la “preghiera è come l’ossigeno per la nostra vita”. Un qualcosa senza la quale non possiamo vivere ed in fondo è così. Potremmo mai vivere senza pregare, senza avere Dio nella nostra vita? Saremmo capaci di essere noi stessi senza avere Dio con noi?
Se siamo veri cristiani, la risposta è NO. Non possiamo vivere senza Dio e la preghiera è il modo di “connetterci” (volendo usare un termine moderno) a Lui, di parlare con Lui, di dialogare con Lui. ma troviamo sempre del tempo, nella nostra frenetica e quotidiana routine, per pregare? Pensiamoci attentamente. Certo, se partiamo dal presupposto che dobbiamo calcolare un tempo per Dio, stiamo già partendo con il piede sbagliato.
Più volte e in diverse occasioni, Gesù nel Vangelo non ci ha dato un’indicazione diretta, una sorta di tempistica per pregare. Da qui, giustamente, sorge ancora un’altra domanda: “E io che faccio? Prego tutto il tempo sempre e non faccio altro?”. Anche questo è un atteggiamento che non bisogna avere.
La preghiera non solo parole
Non dobbiamo pregare solo quando ne abbiamo bisogno o necessità, perché sappiamo bene che Dio non ha bisogno delle nostre parole per sapere qual è il problema che ci affligge. Con Dio basta, anche, non parlare perché Lui ci legge nella mente e soprattutto nel cuore. Allora dobbiamo pregare oppure no?
Sembra assurdo dirlo ma è così: la preghiera non è una cosa da fare a cantilena o da ripetere in continuazione “perché l’abbiamo imparata” e, poi alla fine, non sentirla nel proprio cuore. La preghiera deve diventare un nostro atteggiamento, uno stile di vita. Arrivati a questo punto del nostro discorso, ecco che possono sorgere ancora altre domande: “Ma come posso essere certo che Dio ascolta la mia preghiera? Chissà in quanti preghiamo allo stesso momento”.
Ecco: Dio ascolta tutti, indistintamente e anche in tanti contemporaneamente. Ed allora perché se anche preghiamo per una cosa, Dio non ci risponde subito oppure ce la concede (e qui noi diremo: “Finalmente ha ascoltato la nostra preghiera”) a distanza di molto tempo? Sembra che Lui si sia dimenticato di noi ma, ripetiamo ancora una volta…fino allo sfinimento…non è così.
Dio non ci risponde? Facciamo attenzione!
C’è un antico proverbio napoletano che dice: “Dio è lungariello, ma non scurdariello”. Ovvero: Dio avrà dei tempi lunghi, ma di certo non dimentica mai ciascuno di noi. Pregare significa non solo avere un dialogo con Lui ma soprattutto crescere nella relazione con Lui.
Più preghiamo, più ci avviciniamo a Lui, più sentiamo come e in quale maniera, modo o misura, Lui ci ascolta e dà soluzione ad ogni nostro problema o necessità. Dio sa quando concedere a suo tempo perché, se concedesse tutto e subito, ad ogni nostra richiesta (anche non sempre utile o necessaria), sarebbe come un papà che non vuole ascoltare e aiutare i propri figli, ma solo accontentarli perché non si lamentino o non gli parlino più.
Ma Dio non è così: Lui vuole donare tutto se stesso a noi, e non un piccolo pezzetto soltanto. Da qui torniamo alla domanda iniziale per dare una risposta: la preghiera è il nostro dialogo costante con Dio, anche quella senza parole, fatta solo di sguardi.
Perché Lui non attende altro che abbracciarci, stare con noi e farci sentire amati.