Dice il Salmo 28: “Benedetto sia il Signore, poiché ha udito la voce delle mie suppliche.
Il Signore è la mia forza e il mio scudo; in lui s’è confidato il mio cuore, e sono stato soccorso;
perciò il mio cuore esulta, e io lo celebrerò con il mio canto”.
Ed è questo un inno alla preghiera, perché tutti possiamo avere l’intenzione di confidarci con il Signore, di aprire il nostro cuore e permettergli di curarne le ferite.
Ma quanti minuti/ore al giorno dedichiamo alla preghiera? Preghiamo ogni giorno oppure non troviamo il tempo?
Tante volte, forse, ci capita di rimandare il momento del dialogo con Dio, di lasciarci distrarre da altri interessi.
Così non facciamo altro che ri-inviare, a nostro discapito, il tempo il cui Dio potrà intervenire nella nostra vita e risollevarci da ogni difficoltà.
Sappiamo che, a volte, la preghiera che recitiamo costantemente può diventare mnemonica e anche questo può distrarre.
Meglio sarebbe se ci prendessimo il tempo di parlare con calma, dando ad ogni parola il giusto peso e alla preghiera una maggiore intensità.
Potremmo pensare anche di fare delle preghiere spontanee, per evitare che le formule già note ci facciano cadere nell’abitudinario.
In ogni caso, nulla dovrebbe impedirci di recitare le nostre preghiere quotidiane, perché la tentazione di allontanarsi da Dio è sempre in agguato.
Padre Andrea Gasparino, in una delle sue riflessione, spiegava con semplicità: “La mia giornata deve essere sempre in preghiera: la preghiera è il mio respiro. Il tenermi sempre con Dio, dal mattino alla sera e anche la notte, o con le cose di Dio, mi dà letizia perenne e mi induce alla calma in tutto e alla pazienza! Soprattutto voglio insistere nella cura delle sante intimità col Signore: tenermi in tranquilla e amorosa conversazione con Lui”.
Poche, semplici parole per sottolineare quanto sia necessario e facile rimanere sempre nel dialogo interiore con Dio. Del resto, siamo sue creature, dunque, non dovremmo fare altro che recuperare la nostra naturale appartenenza a lui.
Antonella Sanicanti
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