Quarantanni dalla strage di Ustica, nessuna verità. Le parole di Mattarella

Sono passati quarant’anni da quanto, il 27 giugno 1980, il Jet Itavia Bologna-Palermo precipitò in mare con 81 persone a bordo. In quella che viene ricordata come la strage di Ustica. 

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Le indagini arrivate dopo hanno fatto intendere che, forse, il velivolo  fu abbattuto per un fatale errore. Forse da caccia francesi, oppure Usa. La sentenza però, a distanza di quarant’anni, ancora non è arrivata. Una verità, perciò, ufficialmente riconosciuta, ancora non c’è. Ma non per questo bisogna sottovalutare le conoscenze che sono in nostro possesso.

Una verità ancora sconosciuta

Nel 2008 l’allora Presidente della Repubblica Francesco Cossiga disse: sono stato informato, sono stati i francesi. Secondo la versione del “picconatore”, un aereo di Marina aveva lanciato un missile dopo essere decollato dalla base di Clemenceau.

Le investigazioni successive, però, hanno portato a galla la testimonianza di due membri dell’equipaggio della portaerei americana Saratoga. Secondo i quali due caccia americani,  in quei giorni, sarebbero tornati alla portaerei senza armamento.

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 Il contesto geopolitico

Un libro ancora più recente ribadisce che, in sostanza, gli aggressori sono o statunitensi o francesi. Una verità insomma importante, ma ancora non validata da nessun tribunale. E che probabilmente non lo sarà mai. Una verità molto difficile da mandare giù.

Due paesi alleati avrebbero cioè abbattuto un aereo civile italiano, provocando 81 morti. Ma come è possibile? Se si fosse trattato di un errore, come certamente lo sarà stato, sarebbe comunque tragico e inaccettabile. In quegli anni, nel 1980, era appena tornato in Iran l’ayatollah Khomeini. Dando vita al primo Stato fondamentalista del mondo moderno.

Gli anni della guerra fredda

In quegli anni, l’Unione Sovietica compì un’azione militare fuori dalla sua zona d’influenza. In sostanza, invadendo l’Afghanistan. Tutto questo diede il ben servito alla cosiddetta epoca della distensione, facendo crollare quell’equilibrio su cui il mondo si stava reggendo. In quegli anni si originò il contesto geopolitico in cui siamo inseriti oggi.

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Fu il ritorno della “guerra fredda“, dove al centro di tutto ci fu l’installazione di armamenti nucleari, anche in Italia, per mano del secondo governo Cossiga. Mentre il Medio Oriente e il Mediterraneo entravano in una vera turbolenza.

Il Mediterraneo diventa luogo di tensione

Pochi anni dopo la pace tra Israele e palestinesi, inasprendo la tensione tra Paesi arabi ed l’Egitto, colpevole dell’accordo con Israele. Il Mediterraneo, da luogo di incontro e crocevia di culture, diventava il centro di tensioni e conflitti costanti. Imperniati su una figura, quella del dittatore libico Gheddafi.

Dittatore che intrattenne rapporti sospetti con il terrorismo internazionale, ma anche rapporti chiari e intensi con l’Italia. Un contesto di tensioni che portò alla strage di Ustica. La vicenda infatti riporta, all’inizio, di un aereo non ben identificato che si mise sulla dell’aereo Itavia.

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Il tragico errore durante un inseguimento

Si tratta, forse, di un aereo libico, che nascosto dai radar, venne comunque identificato dai francesi, o forse dagli americani. Che, in ogni caso, lo attaccarono. In quella notte furono forse più di venti i caccia che volarono sopra il Mediterraneo. Ma quello che venne colpito fu un aereo civile, che trasportava, purtroppo, donne e bambini.

L’aereo libico, nella fuga, si schiantò in Calabria. Questa è probabilmente la versione più accreditata dei fatti. Quella ufficiale, forse, non la conosceremo mai.

La celebrazione tradizionale

Ogni anno, in quella che è ormai divenuta una tradizione, si celebra l’anniversario della strage di Ustica nella sala del Consiglio comunale di Bologna. Il messaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella è amaro, a quarant’anni di distanza da questo fatto.

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Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella

“La strage avvenuta nel cielo di Ustica la sera del 27 giugno 1980 è impressa nella memoria della Repubblica con caratteri che non si potranno cancellare”, dice Mattarella. “Nella ricorrenza dei quarant’anni, sentiamo ancora più forte il legame di solidarietà con i familiari delle ottantuno vittime e ci uniamo nel ricordo di chi allora perse la vita, con una ferita profonda nella nostra comunità nazionale”.

Il dolore che non si può cancellare

“La condivisione di tanto dolore è stata ed è anche motivo di testimonianza e di impegno civile. Il quadro delle responsabilità e le circostanze che provocarono l’immane tragedia tuttora non risulta ancora ricomposto in modo pieno e unitario”, dice ancora Mattarella.

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“Tuttavia molta strada è stata percorsa dopo che reticenze e opacità erano state frapposte al bisogno di verità, incomprimibile per una democrazia e uno Stato di diritto“.

Giovanni Bernardi

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