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Tempo di Quaresima: come il canto liturgico si adatta alle celebrazioni

La liturgia sacra è anche affiancata dalla presenza di un coro

Chi accompagna con la voce e la musica la propria preghiera, prega due volte.

Accompagnati dalle parole di Sant’Agostino “Chi canta bene, prega due volte”, facciamo un brevissimo excursus sul valore e l’importante dei cori liturgici durante le celebrazioni.

Il perché del canto durante le celebrazioni

Quando pensiamo alla parola coro, subito ci viene in mente una grande orchestra, magari in un grande teatro, che si accinge a cantare chissà quale opera teatrale. Ma mai, pensiamo, che anche il piccolo coro della domenica mattina, durante la celebrazione della santa Messa, può essere un momento di preghiera.

Che sia la grande cattedrale, o la piccola parrocchia, il coro non manca mai: accompagnato dal suono dell’organo, da quello del pianoforte, dalle chitarre e…specie durante le celebrazioni domenicali dei bambini…anche da strumenti a tamburo, tutto è lode a Dio. Ovviamente, ci sono musiche e musiche per una celebrazione, a seconda del momento liturgico che si sta vivendo.

Il silenzio e la penitenza del canto in Quaresima

In tempo di Quaresima, il canto liturgico diventa più mesto, quasi di penitenza, senza troppo frastuono, proprio per aiutare il singolo fedele alla concentrazione verso il mistero di Gesù morto e risorto che, di qui a poco, sarà celebrato. In questo periodo, infatti, si evitano quasi i canti gioiosi, durante le prove si ha quasi timore di provare i GLORIA o gli ALLELUIA, proprio per non rompere quell’atmosfera che la chiesa vive in questo periodo dell’anno liturgico.

Ma perché si canta durante la celebrazione? I motivi possono essere svariati: si usano certi canti in particolari momenti della celebrazione, come all’inizio o alla fine, in segno di annuncio che il mistero dell’incarnazione e del sacrificio di Cristo per noi sta per essere celebrato, oppure come accompagnamento alla comunione o al momento dell’offertorio. Ma ci sono anche alcuni giorni dell’anno liturgico in cui il canto tende addirittura a scemare e a perdersi quasi: è il caso del Venerdì Santo.

Il venerdì santo: il canto piange per Cristo in croce

La liturgia della Croce: il momento più forte dell’anno liturgico. Qui anche il canto si piega ed abbassa la testa davanti al Cristo morto in croce. Ma è solo un passaggio momentaneo, perché Gesù è vita e resurrezione: l’esplosione del canto ritorna la notte della Veglia di Pasqua.

Insomma: Sant’Agostino aveva ragione. Pregare col canto aiuta meglio a meditare!

ROSALIA GIGLIANO

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