I fedeli sono chiamati ad interpretare le privazioni di questi giorni a causa del Coronavirus come un segno dell’amore di Dio nei nostri confronti.
Solo in questo si può vivere correttamente la fede in un momento in cui le esigenze ci obbligano a modificare il nostro stile di vita.
La necessità di coltivare la fede in casa
Ancora una volta siamo costretti ad osservare come ci siano persone che non hanno recepito la gravità della situazione attuale. Sono state infatti numerose le persone che hanno trasgredito l’obbligo di rimanere in casa a causa dell’emergenza Coronavirus. A nessuno piace modificare il proprio stile di vita, tanto meno rinunciare a pratiche che riteniamo essenziali nella nostra routine quotidiana.
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In soccorso ai fedeli viene anche la prima lettura del giorno (Dan 3, 25.34-43), in cui si legge: “Ora non abbiamo più né principe né profeta né capo né olocàusto né sacrificio né oblazione né incenso né luogo per presentarti le primizie e trovare misericordia. Potessimo essere accolti con il cuore contrito e con lo spirito umiliato, come olocàusti di montoni e di tori, come migliaia di grassi agnelli. Tale sia oggi il nostro sacrificio davanti a te e ti sia gradito, perché non c’è delusione per coloro che confidano in te. Ora ti seguiamo con tutto il cuore, ti temiamo e cerchiamo il tuo volto, non coprirci di vergogna. Fa’ con noi secondo la tua clemenza, secondo la tua grande misericordia. Salvaci con i tuoi prodigi, da’ gloria al tuo nome, Signore”.
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Quaresima e Coronavirus: le privazioni un modo d’amore di Dio nei nostri confronti
Da questa lettura si può trarre un insegnamento per questi giorni tribolati e non è un caso se queste parole vengono lette in questo periodo di Quaresima. Ai fedeli, infatti, viene chiesto di incrementare la preghiera, la riflessione interiore, il pentimento, la carità nei confronti del prossimo. Le privazioni vanno lette, alla luce della fede, come un modo dell’amore di Dio nei nostri confronti. Con tanto tempo da dedicare a noi stessi e ai nostri cari è più semplice analizzare la nostra vita, al pentimento e alla conversione.
Solo in questo modo è giusto vivere la Quaresima con questa epidemia di Coronavirus. Non ha senso infatti battere i piedi, protestare ed impuntarsi per difendere uno stile di vita che in questo periodo non sarebbe sano e metterebbe a rischio la vita di migliaia se non milioni di persone. I primi ad essere danneggiati da un simile comportamento sarebbero le persone più deboli, gli anziani e i poveri.
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Luca Scapatello