Il cardinal Angelo Bagnasco prima della manifestazione del 20 giugno che ha portato in piazza oltre un milione di persone che che ne dicano i detrattori di questa manifestazione, ha chiesto a Papa Francesco quale atteggiamento avrebbe dovuto tenere l’episcopato di fronte a tale manifestazione di cattolici anti teorie gender e unioni civili. La risposta del Papa sarebbe stata ” La protesta in piazza contro una proposta di legge riguarda i laici non i vescovi” E’ così è stato negato l’avvallo ufficiale alla manifestazione. E che cosa accadrà tra due mesi quando la manifestazione a piazza san Giovanni sarà replicata? Mentre ancora siamo in attesa di risposte dal quadro polito ma la tendenza è quella di rimandare a settembre, visto che gli oltre 2,000 emendamenti verranno visionati dalla camera solamente dopo la pausa estiva. quello che ci sorprende è questo silenzio della chiesa ufficiale.
Inizialmente la manifestazione del 20 giugno a Roma era stata presentata presso tutti i movimenti cattolici e le parrocchie d’Italia, come un vero e proprio “Family Day” e contestualmente contro il ddl Cirinnà e l’introduzione dell’ideologia gender presso gli istituti scolastici. Ad oggi, tuttavia, troppo ancora rimane del campo del vago. Dinanzi a ciò una domanda sorge spontanea: quale sarà la linea seguita dalla manifestazione e dai promotori? Quella dell’ex-presidente della CEI, Camillo Ruini, o quella – più uniformata a visione moderniste – del Segretario della CEI, Nunzio Galantino?
Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, durante un collegamento dalla parrocchia di San Ferdinando di Puglia nella trasmissione “Che tempo che fa” (vedi qui Monsignor Nunzio Galantino sui diritti dei gay…) rispondendo a una domanda di Massimo Gramellini e Fabio Fazio sulle parole dette dal segretario di Stato vaticano Parolin sul referendum sui matrimoni gay in Irlanda – considerata da Galantino una “sfida da cogliere” contriamente a Mons Parolin che per primo che ha parlato di “sconfitta per l’umanità”– ha affermato quanto segue: “Quando i vescovi sono tutti quanti d’accordo, dite che tra di noi c’è appiattimento; quando tra i vescovi ci sono opinioni diverse, dite che litighiamo (…) Io penso che uno Stato civile non possa ignorare questo tipo di domanda. Mi piacerebbe che questo Stato non solo guardasse con grande realismo ai sacrosanti diritti degli individui che chiedono di unirsi nelle unioni civili e non solo stesse attento anche a vedere cosa veramente può fare per chi avendo un orientamento sessuale diverso chiede che questa posizione venga stabilizzata”. “Mi piacerebbe – ha poi aggiunto l’alto prelato – che questo nostro Governo, che questi nostri onorevoli la stessa passione che mettono in questa realtà la mettano anche per la famiglia”. La famiglia, invece, sembra scomparsa…“.
Ma come si può conciliare – ci chiediamo e chiediamo a Galantino – l’espressione “sfida da cogliere” con il “timore della scomparsa della famiglia”? La sfida in questione è lecita o dannosa e distruttiva? Possiamo considerare una legittima sfida un palese affronto alla fede ed alla natura?
Non la pensa così cardinal Ruini.
Evidentemente diversa rispetto a quella di Mons. Galantino è l’opinione dell’ex-presidente della CEI, Mons. Camillo Ruini, che lo scorso 22 Ottobre 2014, al Corsera (vedi qui Ruini: io dico no alle unioni civili – Corsera) così rispondeva ad una domanda di Aldo Cazzullo sui presunti diritti alle unioni civili dei gay. D) Cazzullo: In Italia pare vicina l’intesa sulle unioni civili (…) È un errore? R) Ruini: «Su questo punto mi sono espresso al tempo dei Dico, e non ho cambiato parere. È giusto tutelare i diritti di tutti; ma i veri diritti, non i diritti immaginari. Se c’è qualche diritto attualmente non tutelato che è giusto tutelare, e ne dubito, per farlo non c’è bisogno di riconoscere le coppie come tali; basta affermare i diritti dei singoli. Mi pare l’unico modo per non imboccare la strada che porta al matrimonio tra coppie dello stesso sesso».
Qui dunque non si tratta di dialettica democratica o opinioni! E’ in ballo la radice della nostra fede rispetto alla famiglia ed alle future generazioni. E’ per questa ragione che laredazione di Qui Europa parteciperà alla marcia del 20 Giugno, pur riconoscendo – contrariamente a quanto vorrebbero far passare alcuni co-promotori – la protesta come una inequivocabile testimonianza di fede nel concetto immutabile e sacro di famiglia, al di fuori da qualsivoglia strategia protesa a metterne in discussione il valore e la portata.
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