Davanti alla perdita di una delle persone più importanti della sua vita, un fedele si è posto delle domande importanti sulla eternità dell’anima.
Un sacerdote lo aiuta a discernere e a capire: come può la fede rimanere salda dopo la morte di una persona cara?
Ma la domanda del fedele è stata molto più specifica di quanto sembra. Cerchiamo di capire anche noi.
Una domanda molto complessa
La perdita di una persona cara ci porta sempre davanti ad un bivio e ad una serie di domande, una su tutte quella di chiedersi dov’era Dio quando quella persona stava soffrendo e sembra che Lui non abbia fatto nulla per aiutarla. Ma, è proprio nei momenti di sofferenza che, in molti, si ravviva la fede e quelle che possono sembrare interrogativi complessi, trovano risposta nel confronto con un sacerdote.
Proprio come ha fatto questo fedele che, dopo la morte di sua madre, ha sentito che la fede in lui si è ravvivata, sì, ma ha lasciato aperte alcune domande: “[…] Devo testimoniare il fatto che per quanto grande sia stato e sia ancora il dolore per la sua perdita questa ha, in un qualche modo ravvivato la mia fede, sia aumentando le pratiche devozionali, sia interrogandomi su questioni spirituali di cui prima – pur andando spesso a Messa la domenica – non mi curavo molto. Oggi, a differenza di prima, sento l’esigenza della Messa domenicale e di far celebrare mensilmente Messe di suffragio per i miei genitori, della frequente confessione, della preghiera più fervorosa, della lettura del catechismo e dei diari di santi” – inizia a scrivere il fedele.
Come i Santi possono intercedere per i defunti?
Ma ecco che scaturiscono le prime domande, alle quali Padre Angelo cerca di dare una risposta: “L’intercessione dei santi si può richiedere solo per i vivi o anche per i defunti? Ha senso pregare un Santo perché vengano alleviate le sofferenze del Purgatorio di un defunto?”.
Ecco la risposta del sacerdote: “I santi quando erano sulla terra, hanno meritato per tutti, anche per le anime del Purgatorio. E poiché sono pienamente conformati a Cristo che continua intercedere per noi, intercedono anche per le anime del Purgatorio.
In paradiso però non possono più meritare. Tuttavia mettono i loro meriti a nostra disposizione e noi li possiamo attivare a beneficio dei nostri defunti. Non facciamo forse così con la Madonna quando recitiamo il Rosario e le litanie in suffragio dei defunti? Ebbene, se possiamo attivare l’intercessione della Madonna per i defunti, possiamo attivare per loro anche l’intercessione dei santi. Pertanto, ad esempio, è ottima cosa recitare le litanie dei santi per le anime del Purgatorio”.
Il quesito, però, posto dal fedele si fa più specifico, citando anche alcune frasi di Suor Faustina: “Leggendo il Diario di Suor. M. F. Kowalska, trovo scritta una sua affermazione nella quale, dopo aver riferito di aver udito nella sua anima la voce di Gesù che la esortava a combattere per la salvezza delle anime infondendo loro la fiducia nella divina Misericordia, così si esprime: “Dopo queste parole ebbi una comprensione più profonda della divina Misericordia. Sarà dannata solo quell’anima che lo vorrà essa stessa, Iddio non condanna nessuno alla dannazione”.
La dannazione dell’anima esiste?
Ma se Dio non condanna cosa vuol dire che, come insegna il catechismo, al momento della morte si compare davanti al tribunale di Cristo per il giudizio immediato sulla salvezza o dannazione dell’anima? Io credo che su questa terra non siano molte (almeno spero!) le anime che vogliono andare all’inferno.
Accade spesso che gli uomini non riescano a controllare i propri vizi e le cattive tendenze vuoi per ignoranza della fede che li porta a credere giusti certi comportamenti, vuoi per debolezza d’animo o indolenza spirituale, vuoi per colpevole distrazione, ma che ci siano molte persone che odino Gesù Cristo, di cui hanno spesso una vaga concezione, al punto di voler stare distanti da lui per tutta l’eternità non mi sembra credibile – continua il fedele.
“La gran parte degli uomini pecca dicendo “quello che faccio non è peccato (almeno grave)” oppure “continuo a peccare perché Dio mi perdonerà essendo buono”, oppure “Io credo il Dio ma a modo mio, non ho bisogno di pratiche religiose”. Sono bene che sono tutte affermazioni pericolosissime, frutto dell’inganno del demonio, ma che uno viva col fine di andare all’inferno non riesco a comprenderlo (fatta forse eccezione per i satanisti e i più grandi criminali della storia).
Allora le chiedo questo: potrebbe Dio dare all’anima discesa agli inferi, l’ultima possibilità di rivedere la propria vita, comprendendone ora chiaramente, senza gli inganni del diavolo e le distrazioni del mondo, tutti gli aspetti negativi? Potrebbe cioè dargli la possibilità di decidere, in piena libertà e consapevolezza, se prendere la strada del diavolo o di Dio, in quest’ultimo caso passando per un lungo e duro purgatorio?”.
Padre Angelo cita Suor Faustina
Padre Angelo si ricollega alle parole, citate dal fedele, di Suor Faustina: “[…] È perfettamente vero quello che hai letto nel Diario di Santa Faustina: “Sarà dannata solo quell’anima che lo vorrà essa stessa, Iddio non condanna nessuno alla dannazione”. Ed è per questo che il Catechismo della Chiesa Cattolica dice che l’inferno è auto esclusione dalla comunione con Dio.
Concordo con te quando dici che sulla terra non vi sono anime che desiderino andare all’inferno. Tuttavia vi sono molti che senza desiderare di andare all’inferno, non credono affatto all’inferno, né credono in Dio, né vivono cercando di accumulare “un buon capitale” da portarsi dietro per la vita eterna. Ma non è sufficiente pensare che l’inferno non esista o che Dio non esista per non andarvi. Tante persone tacitamente si escludono dalla comunione con Dio.
Al momento del giudizio non si troveranno rivestite della veste nuova, della grazia, che è la condizione indispensabile per poter entrare in paradiso” – spiega padre Angelo.
Basiamoci, sempre, sulle parole del Vangelo
E allora, sulla domanda circa la possibilità da dare ad un’anima di riflettere e convertirsi? “Il Vangelo non ce lo garantisce. Anzi il Signore ha detto di essere pronti e ha detto anche che come avvenne ai tempi di Noè quando la gente mangiava e beveva, prendeva moglie prendeva marito ed erano tutti incuranti di quello che stava per loro succedere così capiterà ugualmente per molti. In tutto il Vangelo non c’è un passo in cui il Signore ci dica di confidare in una ulteriore possibilità. Su argomenti così gravi e decisivi per la nostra eternità è necessario stare sulla parola del Signore, l’unica competente in materia” – continua il sacerdote.
“[…] Sono d’accordo con te che vi sono gradi di libertà e di consapevolezza. Ma perché un atto sia imputabile nel bene come nel male non si richiede il massimo di consapevolezza, ma che vi sia un grado sufficiente di lucidità. Va tenuto presente anche che l’opzione per determinati peccati obnubila il giudizio di coscienza.
Per questo Sant’Agostino dice: “La prima libertà consiste nell’essere esenti da crimini… come sarebbero l’omicidio, l’adulterio, la fornicazione, il furto, la frode, il sacrilegio e così via. Quando uno comincia a non avere questi crimini (e nessun cristiano deve averli), comincia a levare il capo verso la libertà, ma questo non è che l’inizio della libertà, non la libertà perfetta…”
Prima di Sant’Agostino, Gesù aveva detto: “La luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie”. Tale oscuramento della mente è colpevole. Non ci si può giustificare nella mancata consapevolezza del peccato quando con la propria condotta si è cancellato il senso del peccato” – spiega Padre Angelo.
Fonte: amicidomenicani