Tutti sperano che vinca la pace, e c’è chi fa riferimento al Papa come uomo di mediazione tra le parti in conflitto. Non sarebbe infatti la prima volta nella storia dell’umanità, che il Santo Padre ha avuto un ruolo chiave.
Ci fu un altro evento molto importante in cui il Papa compì un gesto che permise di evitare il degenerare di una tragedia che sarebbe stata altamente drammatica.
Siamo sempre in guerra fredda, ma bisogna andare indietro di ancora due papi rispetto a Giovanni Paolo II. Pochi ricordano e conoscono la “crisi dei missili” a Cuba, in cui Papa Giovanni XXIII salvò letteralmente l’umanità dalla distruzione.
La vicenda che non tutti conoscono
La vicenda avvenne nel 1962, anno in cui l’umanità ha rischiato letteralmente di scomparire. Il 14 ottobre il presidente americano Kennedy venne informato del fatto che a Cuba erano presenti missili a medio raggio, con relativi sistemi di lancio, e dopo la salita al potere di Fidel Castro il Paese si era schierato apertamente a fianco di Mosca.
Fidel chiese infatti ai sovietici di proteggere l’isola dal punto di vista militare, in particolare dopo che gli Usa avevano provato a farlo cadere, concludendo con il fallito sbarco alla Baia dei Porci. Una volta che il presidente americano si rese conto del rischio che si stava correndo mise in atto un blocco navale di Cuba, e chiese al Paese di rimuovere i missili, minacciando in caso contrario un attacco.
Questo provocò a sua volta una dura risposta da parte dell’Unione sovietica, e il rischio era quello di una guerra nucleare che si fece molto prossima. Quando venticinque navi sovietiche si avvicinavano all’isola tutto il mondo visse settimane di vera tensione. A quel punto entrò in campo l’azione del Papa.
Le parole del Papa che cambiarono tutto
Come anche altri attori internazionali Papa Roncalli desiderava con ogni forza la pace, e riuscì a raggiungere un importante accordo che portò alla soluzione pacifica della crisi. L’importanza della sua azione fu ricostruita solo in seguito tra diversi storici.
Roncalli consegnò infatti un radiomessaggio agli ambasciatori di Washington e Mosca, che trasmise anche la Radio Vaticana e in cui il Pontefice entrava nel merito di quanto stava accadendo e metteva in luce quanto, per la Chiesa, la pace sia un valore estremamente centrale e a cui non è possibile in alcun modo rinunciare, neanche di fronte alle problematiche più complesse e apparentemente irrisolvibili. Così Roncalli dava seguito al suo appello e quello di tutti i cattolici.
“Alla Chiesa sta a cuore più d’ogni altra cosa la pace e la fraternità tra gli uomini; ed essa opera senza stancarsi mai, a consolidare questi beni”, disse Roncalli. “Oggi noi rinnoviamo questo appello accorato e supplichiamo i Capi di Stato di non restare insensibili a questo grido dell’umanità”, continuava il messaggio.
Soltanto anni dopo si scoprì l’importanza di quel gesto
“Facciano tutto ciò che è in loro potere per salvare la pace”, era l’appello. “Così eviteranno al mondo gli orrori di una guerra, di cui nessuno può prevedere le spaventevoli conseguenze. Continuino a trattare. Sì, questa disposizione leale e aperta ha grande valore di testimonianza per la coscienza di ciascuno e in faccia alla storia. Promuovere, favorire, accettare trattative, ad ogni livello e in ogni tempo, è norma di saggezza e prudenza, che attira le benedizioni del Cielo e della terra”.
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La voce del Papa venne ripresa da tanti media internazionali e fu a quel punto che la forza della diplomazia vinse sulla violenza cieca della guerra. Ci fu lo smantellamento dei missili da parte dei russi, che gli americani bilanciarono con il riconoscimento dell’ìndipendenza di Cuba, e questo portò alla soluzione della crisi che stava per scoppiare in qualcosa di assolutamente drammatico.
Un mese dopo da quel fatto, lo stesso Giovanni scrisse nel suo diario personale parole che confermarono l’importanza assoluta di quell’appello. “Ricevuto il polacco Ierzy Zawieyski confidente del Card. Wyszynski, e bene accetto al Sigr. Gomulka il quale lo incaricò di portare il suo saluto al Papa, e a dirgli che la liquidazione del terribile affare di Cuba egli la ritiene dovuta allo stesso Pontefice”.
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Lo stesso Kruscev, capo del Governo dell’Unione Sovietica dal ’53 al ’64, ringraziò il Papa sottolineando il suo ruolo centrale nella soluzione dell’impasse che si era venuta a creare. Nessuno ne parlò per anni, ma solamente con l’apertura degli archivi sovietici avvenuta nel 2000 si capì che senza quell’intervento della Santa Sede la storia dell’umanità sarebbe certamente proseguita in un modo molto diverso.