Ragazzina uccisa perché si ribella con forza a chi tenta di violentarla

La storia che stiamo per raccontarvi è quella di una giovanissima che ci ricorda tanto Santa Maria Goretti. Quando pensiamo alla parola “martire”, non dobbiamo pensare solo a chi muore per mano da chi ha in odio la fede. Ma anche a coloro che, pur di difendere la loro dignità e purezza, sono disposti a perdere la vita.

Marisa era una ragazzina che amava cantare, ma qualcuno ha spento per sempre la sua vitalità in un modo anche orribile.

aggressione
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Una nuova Maria Goretti

Sono in molti a considerare questa ragazza di soli 13 anni una Santa, una nuova Maria Goretti. L’età, una famiglia semplice, numerosa e unita, la fede in Dio ed una purezza mantenuta sino alla fine, stroncata in modo terribile da una mano di assassina. La storia di Marisa Morini è quella che stiamo per raccontarvi, una ragazza che viveva a pochi km dalla città di Ferrara.

Figlia di agricoltori, viveva in una cascina a poche centinaia di metri dal centro della borgata di Fossanova S.Biagio. Abitava con la sua numerosa famiglia e, per quanto poteva, aiutava e ne era felice la sua mamma nell’accudire suo padre e i suoi fratelli. Aveva 11 anni Marisa Morini quando aveva ricevuto per la prima volta l’Eucarestia, frequentava la scuola elementare e, come aveva detto anche la sua maestra, era una ragazzina vivace e molto intelligente.

Le avevano consigliato di proseguire gli studi, ma la famiglia di Marisa non poteva permetterselo. Il lavoro si suo padre permetteva solo di portare il pane a tavola e, qualche volta, il vino anche la domenica. Ma soldi per gli studi non ce ne erano.

Marisa e l’amore per il canto: quella sera andò a vedere lo Zecchino D’Oro

Lei era una ragazzina senza grilli per la testa, era una persona buona e le piaceva cantare. Una passione che scoprì di avere sempre di più, in particolare la sera di quel 1 marzo del 1964.

La TV: il mezzo che piaceva molto anche a Marisa, ma in casa non l’avevano. Per questo si recava al bar in paese con la sua bicicletta. Già altre volte sua madre le aveva dato il permesso di andare, ma quel giorno trasmettevano “Lo Zecchino d’oro” e la giovane era così felice di vedere tanti bambini cantare in tv, con la loro semplicità e la loro purezza d’animo. Erano tutti come lei: cantavano ed erano contenti.

Alla fine della trasmissione, Marisa era attesa a casa, ma quella sera, dopo le 18.30, non tornò. La mamma l’attendeva come sempre e così anche suo padre e i suoi fratelli. Le ore passavano, ma di Marisa nessuna notizia o traccia.

Avvertiti i Carabinieri, tutti si sono messi alla ricerca della ragazzina. Ma sarà solo la mattina del giorno seguente che, uno dei fratelli di Marisa, intento delle ricerche della sorella, scoprirà le scarpe di Marisa e la sua bicicletta. Chiamate le forze dell’ordine, scopre che sotto un mucchio di rami e fascine vi è il corpo della giovane, con il viso completamente sfigurato.

Marisa Morini
Marisa Morini – photo web source

La confessione del suo assassino: aveva cercato di violentarla, ma la giovane si difese

A raccontare cosa era accaduto sarà lo stesso assassino di Marisa, catturato e poi reo confesso. L’aveva vista al bar quando usciva, l’aveva rincorsa con la bicicletta, urtata e gettata a terra, tentando di violentarla. Ma Marisa aveva cercato di difendersi, urlando e sferrando calci. Lui aveva cercato di bloccarla per i polsi, le aveva anche affondato la testa nel fango.

Fino a quando, notando le resistenze della ragazzina, decide di portarla fin giù all’argine del fiume. Ma Marisa non si arrendeva. Lì vi era un grosso bastone, l’arma del delitto del suo carnefice, il quale non esitò a prenderlo e a massacrare il volto della giovane ragazza, per poi nascondere il suo corpo sotto i rami.

Marisa, però, come constateranno anche gli esami medici sul suo corpo, aveva vinto lei: era riuscita a mantenere intatta la sua purezza. Furono in molti a considerarla una Santa già poco dopo la scoperta della sua terribile morte.

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L’innocenza protetta

Una scritta a lettere d’oro, sulla porta della Cappella dell’ospedale di Ferrara, dove era esposto il corpo della fanciulla in attesa del rito funebre, diceva: “S. Maria Goretti, protettrice dell’innocenza, accogli Marisa che ha sopportato il tuo stesso martirio”.

Marisa aveva subito la stessa sorte di Maria Goretti, ma anche lei era riuscita a difendere la sua purezza e la sua integrità, che avrebbe portato, come dono a Dio in Paradiso.

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