Quella che stiamo per raccontarvi è la storia di un giovane che, a prima lettura, potrebbe sembrare come tutti gli altri e, invece, non è così. Marco ha qualcosa di speciale.
Una storia di sofferenza che la maggior parte dei suoi coetanei non avrebbe mai accettato. Di cosa si tratta?
Ciò che ci insegna la storia di questo ragazzo è davvero straordinario. Scopriamola insieme.
I giovani sanno stupirci sempre, anche quando meno ce lo aspettiamo. E quando si tratta di fede hanno, sempre, una marcia in più rispetto a chi è già adulto. La storia che stiamo per raccontarvi è davvero straordinaria e lascerà, in chiunque la leggerà, un qualcosa, che sia anche soltanto il segno dell’amore che questo giovane ha avuto per la sua famiglia.
Lui si chiama Marco Santamaria ed è nato a Benevento nel 1987. Un ragazzo normale, come tutti i suoi coetanei, con tante passioni, fra le quali il calcio e lo sport. La storia, raccontata da Suor Maria Gabriella Iannelli FI sul sito “santiebeati.it”, non è solo una storia di fede, ma anche di forza, di coraggio di come un ragazzo così giovane abbia saputo affrontare la malattia, senza, però, sopraffare la sua famiglia. Come è stato possibile? Andiamo per gradi.
Marco, un giovane che si affida a Dio
Nato in una famiglia molto religiosa dove la madre è il centro di tutto, anche la vicinanza con i frati Francescani dell’Immacolata che sono un punto di riferimento per la famiglia dello stesso Marco. I genitori del giovane, infatti, sono membri della “Missione Immacolata Mediatrice” della città di Benevento e il piccolo Marco cammina sulle stesse orme sei suoi genitori tanto che, ancora fanciullo, si consacra anche lui all’Immacolata, serve la Messa e diventa guida per gli altri chierichetti.
Sarà l’incontro anche con la Gioventù Francescana che vede la sua fede rafforzarsi sempre di più e, crescendo e maturando, si rende conto che l’amore per Gesù, in lui, cresce a dismisura, diventando sempre più forte, come anche quello verso gli altri. Ma c’è qualcosa in Marco che, forse, in altri ragazzi della sua età non c’è: la capacità di saper coniugare questo amore per Dio con quelle che sono le passioni di tutti i ragazzi, una su tutte lo sport e l’amore, tanto che si fidanza con una ragazza che ha i suoi stessi ideali.
Il sogno di Marco è quello di diventare un giornalista sportivo. Un sogno che inizia a concretizzarsi piano piano, quando anche i suoi colleghi iniziano ad insegnargli i trucchi del mestiere. Purtroppo, però, il destino ha in serbo per Marco due avvenimenti che segneranno profondamente la sua vita. Il primo, la morte di sua mamma.
Il dolore per la morte della madre e la scoperta della malattia
Il giovane vive il lutto ed il dolore in maniera esemplare: non piange, non si lamenta e né tantomeno si ribella a ciò che Dio ha voluto per la sua mamma. Anzi si rimbocca le maniche per stare quanto più possibile vicino a suo padre e, soprattutto, a prendersi cura di sua sorella minore. Sarà, però, un anno dopo la morte della madre che Marco sente che c’è qualcosa che non va nel suo corpo.
Dolori forti ma non dice nulla a nessuno. Inizia a fare delle ricerche su internet e scopre che, probabilmente, è qualcosa di davvero grave: un tumore all’apparato genitale. Il suo sarà un silenzio assordante. Suo padre scoprirà la triste verità solo dopo un anno, durante una visita medica richiesta per un dolore alla schiena. Non si spiega il perché di tanto silenzio da parte del figlio, di un mai suo lamentarsi, nulla che potesse far presagire ciò che aveva.
Perché tutto questo? Si chiede l’uomo. La risposta di Marco sarà spiazzante: “Non volevo darvi nuove preoccupazioni e dolori… avevate appena finito con la mamma”. La battaglia contro il male di Marco ha inizio, in un alternarsi continuo di ospedale, ricoveri e chemioterapie. Ma dall’altro lato c’è sempre il sorriso sulle sue labbra e quel suo pieno essersi abbandonato alla volontà di Dio.
La sua fede non vacilla mai
“Marco arrivava a far sentire qualche suo lamento solo quando non ne poteva davvero più e umanamente aveva bisogno di essere sostenuto” – racconta Carmen, la sua fidanzata. La malattia, però, non lascia scampo al giovane: le sue condizioni peggiorano sempre di più, fio a quando anche l’Arcivescovo della sua città, con il quale Marco aveva una paterna amicizia, gli scrive che sono in tanti a pregare per lui e per la sua guarigione.
Ma, anche in questo caso, le parole di Marco spiazzano tutti ancora una volta: “Non pregate per la mia guarigione, ma perché si compia in me la Volontà di Dio e per la grazia di una buona morte”. Il giovane sale al cielo il 19 maggio del 2010.
Il suo ricordo è ancora vivo, non solo in coloro che lo hanno conosciuto ed amato ma anche in quelli che lo hanno conosciuto dopo la sua morte.
La preghiera
Preghiamo Marco con una preghiera che lui stesso ha scritto:
“Grazie, o Signore,
perché anche oggi mi hai chiamato
a partecipare al tuo sacrificio eucaristico.
Grazie, Signore Gesù,
per avermi invitato alla tua mensa eucaristica.
Grazie, Signore Gesù,
per questo grande, immenso dono d’amore
che ci hai lasciato
e perché continui
a sacrificarti per noi sull’altare.
Ti ringrazio e Ti prego per me
e per tutti quelli che ogni giorno ti ricevono
nella Santissima Eucarestia:
illuminaci con il tuo Spirito.
Fa’ che il tuo Spirito possa aprire
il nostro cuore, la nostra mente, il nostro intelletto
così che possiamo farti conoscere a chi non Ti ama,
Tu che sei un Dio buono che tutto dà
senza nulla chiedere.
Come già avvenuto, tutto Ti abbraccio.
Dammi il tuo santo Amore
e la perseveranza finale”.
(con approvazione ecclesiastica)
Fonte: santiebeati.it/ Suor Maria Gabriella Iannelli FI