Rai: in arrivo un’altra patata bollente? Ecco perché si rischia grosso

Nei giorni del Festival di Sanremo, con il suo annuale inevitabile strascico di polemiche, per “Mamma RAI” arriva un altro scandalo, dopo una serie di reazioni, il cui esito si prospetta imprevedibile.

Una serie tv dai contenuti molto discutibili ha stimolato non poche iniziative istituzionali.

9-1-1
photo web source

Fascia protetta violata

Tutto parte dalla trasmissione di una fiction particolarmente discutibile, vuoi per i contenuti, vuoi per la sua collocazione in fascia protetta. Lo scorso 7 gennaio, alle 19.40, è andato in onda su Rai2 un episodio della serie televisiva statunitense 9-1-1, traboccante di immagini inquietanti e indiscutibilmente non adatte a un pubblico di minori. Scene di licantropia, antropofagia, lesbismo e pur gusto dell’orrido.

Non è mancato il solito spot per l’utero in affitto, pratica – giova ricordarlo – che in Italia è reato: nell’episodio intitolato Luna piena, un gruppo di donne in avanzato stato di gravidanza, sta praticando una ginnastica pre-parto all’interno di una palestra. Improvvisamente, a tutte loro, si rompono le acque e devono intervenire i Vigili del Fuoco: in quella circostanza drammatica, una di questa partorienti svela di non sapere chi è il padre del suo bambino, perché la sua è una “gestazione per altri”.

La programmazione del truculento e morboso episodio di 9-1-1 ha suscitato l’attenzione e la reazione di Carlo Giovanardi, ex parlamentare e sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei Ministri con delega alle politiche familiari, e di Luisa Santolini, già presidente del Forum delle Associazioni Familiari. Giovanardi e Santolini hanno quindi presentato un esposto formale al Comitato per l’applicazione del Codice di autoregolamentazione media e minori. L’organo si compone di 15 membri, di cui 5 indicati dalle istituzioni, 5 dalle emittenti televisive e 5 dalle associazioni degli utenti.

LEGGI ANCHE: La televisione: è solo uno strumento del male o anche del bene?

Dalle informazioni ricevute da Giovanardi, la puntata della serie era già stata trasmessa in chiaro su una delle reti RAI. La sua proposizione in replica, in fascia protetta è comunque “intollerabile”, ha dichiarato l’ex parlamentare. Il Comitato si riunirà il prossimo 10 febbraio per esaminare l’esposto e assumere iniziative di propria competenza. Se l’esposto sarà accolto, la RAI andrebbe incontro alle sanzioni previste per la messa in onda in fascia protetta di contenuti e immagini non adatte ai minori.

Due petizioni e un’interrogazione parlamentare

L’iniziativa di Giovanardi e Santolini ha ricevuto il sostegno di associazioni familiari e di testate pro-family. International Family News ha lanciato una petizione da diffondere sul web e far firmare improrogabilmente entro l’8 febbraio.

C’è tempo per far udire la propria voce indignata – scrive il direttore della testata, Marco Respinti, nel suo ultimo editoriale –. Perché «iFamNews» non invoca alcuna censura. Desidera solo che i minori vengano protetti, a maggior ragione dalle istituzioni e da tutto ciò che faccia capo allo Stato. Vogliamo cioè che i più piccoli e indifesi e innocenti non vengano travolti dal fango. E desideriamo che la RAI risponda del proprio operato ai cittadini e alle famiglie che ne pagano il canone”.

LEGGI ANCHE: Attenti a quello che guardano in TV i vostri bambini!

Un’iniziativa analoga è stata lanciata da Pro Vita & Famiglia, che nella propria raccolta di firme, ha riportato: “Riteniamo sconcertante e gravissimo che la RAI programmi nei suoi palinsesti la messa in onda di contenuti del genere nella fascia oraria protetta per i minori. Non è certo per questo che i cittadini italiani pagano il canone!”.

Nel frattempo, il caso è approdato in Parlamento. Il senatore Simone Pillon (Lega) ha depositato un’interrogazione al ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, chiedendo di sapere: “se il Ministro interrogato è a conoscenza della questione; quali iniziative abbia messo in atto o intenda mettere in atto per rimediare a questa incresciosa vicenda; quali misure, anche di carattere normativo, intenda porre in essere per impedire che si ripeta una situazione come quella descritta in premessa e per garantire alle famiglie italiane che i loro figli possano fruire di un servizio televisivo scevro da contenuti osceni e violenti”.

LEGGI ANCHE: Netflix: il nuovo film, l’ennesimo inno alla sessualizzazione dei minori

Gestione cookie