L’ingresso di Raul Bova in una delle serie di maggior successo della televisione italiana degli ultimi decenni, Don Matteo, è accompagnato da un aspetto dello stesso attore che in un’intervista ha lasciato non poco sorpresi per le sue affermazioni sulla figura dei parroci nella società di oggi.
Frasi che molti pensavano rilegati a una società del passato e che invece oggi ritornano sempre più centrali in un mondo che ha un estremo bisogno di riconciliazione con Dio.
“Un parroco oggi è importante nella nostra società. La cosa più difficile è stare vicino alla gente, ai giovani di oggi che stanno nelle nostre città”. Le parole dell’attore Raul Bova, novello erede di don Matteo, ribaltano la convinzione che da anni sembrava instaurarsi nelle nostre società che non ci fosse più bisogno dei parroci, e di conseguenza della Chiesa. Non è evidentemente così. “Molti giovani oggi sono persi. Cercare di ridare una figura a cui appoggiarsi è molto bello”.
L’entrata in scena di Raul Bova, don Massimo
Nel quinto episodio della 13esima stagione di Don Matteo è arrivato l’ingresso del Don Massimo interpretato da Raoul Bova, di cui si è parlato da tempo. Si è trattato di un vero e proprio cambio d’epoca per uno dei personaggi in assoluto più amati della televisione italiana negli ultimi decenni, interpretato da un magistrale Terence Hill.
Molti si sono domandati se davvero Raul Bova potesse rilevare un ruolo così importante per la tv italiana, e ci si è chiesto anche come potesse farlo, con qualche trasporto personale e con che tipo di atteggiamento verso un personaggio che unisce sacro e mondano, la profondità dell’uomo di Dio con i problemi della vita. E con l’interpretazione richiesta dalla televisione pubblica italiana, il salotto di tanti uomini e donne le cui serate sono accompagnate dal mezzo televisivo, e da personaggi come don Matteo.
Raoul Bova è tuttavia un attore particolarmente amato dagli italiani, e durante la trasmissione Password ha fatto una confessione vera e propria riguardo alla preparazione per il suo nuovo ruolo di don Massimo. L’attore ha infatti confidato di aver partecipato ad un ritiro spirituale per immedesimarsi meglio nella parte.
Il ritorno al centro della figura del parroco
Le sue parole hanno così messo nuovamente al centro dell’attenzione la funzione sociale del parroco, in passato affievolita ma che negli ultimi tempi sta ritornando sempre più fondamentale per tanti. Specialmente per coloro che vivono di fronte a un disagio crescente nella società a tutti i livelli, dai più giovani ai più anziani alle prese con le difficoltà della vita, con le crisi sociali ed economiche, dalla pandemia alla guerra, e con una società sempre più individualista e sfilacciata.
Bova ha confidato di essersi subito inserito al meglio nella grande famiglia della fiction di don Massimo. “È stato facilissimo perché mi hanno accolto a braccia aperte. Sono stato accolto da tanto affetto e tanta professionalità“, ha spiegato durante la trasmissione. “È stato facilissimo perché mi hanno accolto a braccia aperte. Sono stato accolto da tanto affetto e tanta professionalità”.
A quel punto è entrato in campo il suo rapporto con la fede. “La fede per me è una ricerca, da quando ero bambino. Non è detto che sia lineare e sempre al massimo, proprio perché la cerco ogni giorno. Credo tanto all’energia, alla forza che dona la fede”, sono state le sue parole che hanno colpito molti. “Anche il fatto di essere arrivato a questo progetto, il fatto di avere qualcosa in cui credere mi dà la forza di andare avanti. Anche in questo ci siamo incontrati con Luca Bernabei, un segno che ci è arrivato dal cielo incontrandoci”.
Il cammino di fede di Raul Bova e le differenza con don Matteo
È stato infatti l’amministratore delegato della Lux Vide Bernabei, figlio del padre Ettore, il compianto storico presidente della Rai e fondatore della casa di produzione che realizzò le prime miniserie sulla Bibbia. Una scelta che non è giunta per caso. “Quello di Don Massimo è un ruolo che non avrei offerto a Raoul Bova se non avessi capito e visto che è in cammino e che si sta facendo tante domande sulla vita”, ha spiegato Bernabei.
Tra don Matteo e don Massimo ci sono differenze, come è normale che sia. “Sono diversi nel rapporto con la fede e con loro stessi. Don Matteo era più compiuto, aveva tante risposte, aveva fatto un percorso spirituale già avanzato”, ha spiegato Raul Bova.
“Don Massimo, invece, è all’inizio del suo essere prete. Ha tante domande e ancora tante risposte non se le è date. Durante le puntate avrà la possibilità di capire cosa siano il perdono, la redenzione. Si confronterà e avrà delle difficoltà da accettare. Un’altra differenza tra i due è che di Don Matteo non si conosceva il passato, mentre Don Massimo racconta la sua provenienza: un uomo che ha vissuto un’altra vita e storie che piano piano sveleremo”.