Tanto dolore straziante ai funerali delle vittime di Ravanusa, durante i quali rimbomba con forza la testimonianza della moglie che ha perduto il suo amato marito.
A pochi metri dalla celebrazione, i lavori per fare luce sulle responsabilità, erano ancora in corso fino a qualche minuto prima.
Era l’ora di cena, all’improvviso la notizia è deflagrata in tutta Italia. Quattro palazzine sono esplose per una fuga di metano, o almeno così pare, a Ravanusa, comune di Agrigento in Sicilia. Per i funerali l’intero Paese è accorso nella piazza della cittadina siciliana, dalle autorità al capo della Protezione civile Fabrizio Curcio, il ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini, il presidente della Regione Nello Musumeci.
Il dolore durante il funerale
Le bare sono allineate davanti alla chiesa, a poche decine di metri dal luogo in cui è avvenuto il disastro. Alla celebrazioni, i volti dei familiari delle vittime piegati dal dolore, e una domanda che si fa largo tra i presenti. Perché tanto male? Famiglie intere sono infatti state sterminate durante il crollo che ha portato alle nove vittime, anzi dieci. Perché anche il piccolo Samuele, che sarebbe dovuto nascere pochi giorni dopo la tragedia, è volato in cielo.
In chiesa riecheggiano i loro nomi. Selene Pagliarello, infermiera che il 17 dicembre avrebbe compiuto 30 anni e che due giorni prima avrebbe messo al mondo, con parto cesareo, Samuele. Angelo Carmina, 72 anni, e la moglie Maria Crescenza Zagarrio detta Enza, 69 anni. Pietro Carmina, 68 anni, una vita nella scuola, trovato morto con la moglie Carmela Scibetta. Calogero Carmina, 59 anni, la moglie Gioachina Calogera Minacori, coetanea, e il figlio Giuseppe Carmina, 33 anni, papà di due figlioletti.
Le parole di Eliana, la vedova di Giuseppe Carmina, tolgono il fiato. “Guardiamo alle cose che durano per sempre. In un attimo tutto è andato via. Giuseppe era il mio tutto. Ma è arrivata una forza sovrumana, una serenità interiore che solo Dio può dare”, dice la donna, distrutta dal dolore.
Le parole che arrivano al cuore
“La casa è vuota, le nostre bambine chiedono e piangono, il letto è diventato grande. La croce è pesante. I miei suoceri per me erano altri genitori. Ma non maledico Dio, continuo a ringraziarlo, perché ho la certezza che Giuseppe e i miei suoceri sono in un posto migliore. Siamo nati e non moriremo mai. Per tutti noi questa sia una certezza. . Il mio Peppe non è in quella bara, lui vivrà per sempre. Oggi faceva il compleanno, oggi è nato in Cristo“.
I consulenti della procura e i vigili del fuoco, con i tecnici del nucleo investigativo anti-incendio, sono al lavoro per indagare le cause del disastro. Il consulente nominato dalla procura, l’ingegner Antonio Barcellona, ha commentato dicendo: “Mai vista un’esplosione come questa“. Al momento s’indaga per disastro e omicidio colposo.
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S’indaga per disastro e omicidio colposo, il cratere è vasto decine di palazzine e 10mila metri, il conto dei danni milionario. “Ci auguriamo che vengano accertate al più presto le responsabilità di questa tragedia. Non dimenticheremo chi ha perso la vita nel posto che consideriamo più sicuro, la casa”, è quanto afferma il sindaco Carmelo D’Angelo.
Il commento del Vescovo alle parole del Vangelo
Mentre dalle lettura della celebrazione risuona la Parola del Signore, nella passo in cui Gesù muore sulla croce. “Si fece buio su tutta la terra, il velo del tempio si squarciò“. “Dalle otto e mezzo di sabato si è fatto buio. L’esplosione non ha dato scampo. Si è fatto buio nella vita di Samuele, che pur non avendo fatto in tempo a nascere era già uno di noi”, ha commentato nell’omelia il vescovo di Agrigento, monsignor Alessandro Damiano.
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“Un grembo è diventato tomba. Si è fatto buio nelle famiglie che hanno sperato fino all’ultimo nel miracolo e si è fatto buio nella comunità di Ravanusa che ha perso un pezzo di sé e ha perso anche la possibilità di sentirsi al sicuro, con un sottosuolo che si è rivelato pericoloso, con strutture precarie. Si è fatto buio nell’intero paese che ha seguito le fasi di una tragedia che una maggiore responsabilità e un controllo più attento avrebbero forse potuto evitare”.