Sempre più presenti e sempre più indignanti sono le immagini presenti nel web che deridono il culto cristiano cattolico. Perché l’Europa interviene solo quando la blasfemia è verso gli altri?
Non esiste stanza di giudizio, quanto meno in Italia, dove non venga impressa la dicitura “La legge è uguale per tutti”. Chiaro, mai dicitura fu più vera, se poi messa effettivamente in atto. La differenza di valutazione del reato di blasfemia fa sorgere questo dubbio: perché quando la donna austriaca, diversi anni fa, oltraggiava la figura di Maometto, la Corte Europea dei Diritti Umani di Strasburgo (Cedu) intervenne immediatamente con sanzioni e multe, mentre invece, la blasfemia verso il cattolicesimo impazza senza conseguenze?
La stampa internazionale, come riporta La Nuova Bussola Quotidiana, ci riferì, nel 2009 del caso della “Signora S”, che con qualche frase oltraggiò la figura di Maometto. La donna, non troppo tempo dopo, è stata denunciata e condannata da un tribunale penale austriaco a pagare una salata multa. Ma non è tutto. La donna ricorse in appello, in nome della libertà di espressione, perdendo anche quello, con la Corte Suprema che ha ribadito la condanna.
Ora, la sensibilità e l’attenzione con cui la Corte di Strasburgo valutò il caso si dimostrò impeccabile. Peccato, però, che si tratta della stessa Corte che aveva sentenziato che le immagini di Gesù e Maria, potessero essere utilizzate, anche in pose irriverenti, negli spot pubblicitari, rendendo tutto ciò legittimo. È chiaro che non tutti sono tutelati allo stesso modo. È oltremodo chiaro che l’impazzare di tali scempi nel web possa derivare anche dal sentirsi legittimati a farlo, dal momento che la tolleranza nei confronti dell’irriverenza anti-cristiana è pressoché totale. Perché questa totale differenza di vedute?
Come la fonte ha attentamente messo in luce, forse, la risposta si trova in un passaggio di quella sentenza, dove si metteva in relazione la libertà di espressione e la libertà degli altri di “veder tutelato il proprio sentimento religioso”, con lo scopo di “mantenere la pace religiosa in Austria”. Dunque, il ragionamento sembra essere proprio questo: se si insultano i cristiani, ce ne faremo una ragione, le conseguenze non saranno poi così gravi per la pace del Paese, se si insultano gli islamici, meglio intervenire, dichiarando, dunque, il reato.
Fabio Amicosante
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