Il Pontefice lo ha annunciato alla presenza dei fedeli giunti ad ascoltarlo in piazza San Pietro. Ventuno nuovi porporati entreranno nel collegio cardinalizio verso la fine dell’estate.
La vita terrena di Gesù culmina con l’Ascensione al Cielo, che celebriamo oggi. “Che cosa significa questo avvenimento? Come dobbiamo intenderlo?”. Durante il Regina Caeli odierno, papa Francesco ha risposto a queste due domande.
Gesù non ci lascia soli
Prima di comprendere il significato teologico profondo dell’Ascensione, è fondamentale soffermarsi su due azioni che Gesù compie poco prima: l’annuncio del “dono dello Spirito” e la benedizione dei discepoli.
Gesù annuncia quindi la discesa del Consolatore, che “accompagnerà”, “guiderà” e “sosterrà nella missione” i discepoli, difendendoli nelle “battaglie spirituali”. Gesù non sta “abbandonando” i suoi. “Ascende al Cielo ma non li lascia soli”, ha spiegato il Santo Padre.
È proprio “salendo verso il Padre” che Gesù “assicura l’effusione del suo Spirito”. In precedenza, aveva detto: «È bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paraclito» (Gv 16,7).
Parole che rivelano “l’amore di Gesù per noi: la sua è una presenza che non vuole limitare la nostra libertà. Al contrario – ha proseguito il Pontefice – fa spazio a noi, perché il vero amore genera sempre una vicinanza che non schiaccia, ma rende protagonisti”.
Salendo al Cielo, “Gesù, anziché rimanere accanto a pochi con il corpo, si fa vicino a tutti con il suo Spirito”, il quale “rende presente Gesù in noi, oltre le barriere del tempo e dello spazio, per farci suoi testimoni nel mondo”.
“Esodo” verso il Padre
Il secondo atto, quello della benedizione, è un “gesto sacerdotale”, che Dio aveva ordinato “fin dai tempi di Aronne” nei confronti del popolo. Gesù è quindi “il grande sacerdote della nostra vita. Gesù sale al Padre per intercedere a nostro favore, per presentargli la nostra umanità. Così, davanti agli occhi del Padre, ci sono e ci saranno sempre, con l’umanità di Gesù, le nostre vite, le nostre speranze, le nostre ferite”.
Nel suo “esodo” verso il Cielo, Gesù “ci fa strada, va a prepararci un posto e, fin da ora, intercede per noi, perché possiamo essere sempre accompagnati e benedetti dal Padre”.
Il Vangelo di oggi suscita una serie di domande: “siamo davvero” dei “testimoni del Vangelo” che hanno ricevuto da Gesù “il dono dello Spirito”? Siamo inoltre “siamo capaci di amare gli altri lasciandoli liberi e facendo loro spazio?”. Sappiamo inoltre “farci intercessori per gli altri, cioè sappiamo pregare per loro e benedire le loro vite? Oppure ci serviamo degli altri per i nostri interessi?”.
L’Ascensione ci insegna ad “intercedere per le speranze e per le sofferenze del mondo, per la pace” e a benedire “con lo sguardo e con le parole chi incontriamo ogni giorno!”, ha quindi concluso il Papa.
“Il malato è più importante della sua malattia”
Dopo la recita della preghiera mariana, Francesco ha ricordato la beatificazione, avvenuta ieri a Modena, di Luigi Lenzini, sacerdote ucciso da partigiani comunisti nel 1945, “perché colpevole di additare i valori cristiani come strada maestra di vita in un clima di odio e di conflitto a quel tempo. Questo pastore e sacerdote di Cristo, messaggero della verità e della giustizia ci aiuti dal Cielo a testimoniare il Vangelo con carità e franchezza”, ha detto Bergoglio.
In occasione della Giornata delle Comunicazioni Sociali, che si celebra oggi sul tema Ascoltare con l’orecchio del cuore, il Santo Padre ha elogiato la virtù dell’ascolto. “Saper ascoltare, oltre che il primo gesto di carità, è il primo indispensabile ingrediente del dialogo e della buona educazione”, ha sottolineato nell’auspicio che tutti sappiano “crescere in questa capacità di ascoltare col cuore”.
In Italia, oggi, si celebra anche la Giornata Nazionale del Sollievo, che ha dato al Pontefice lo spunto per ricordare che “il malato è sempre più importante della sua malattia” e che “anche quando non è possibile guarire, sempre è possibile curare, sempre è possibile consolare, sempre è possibile far sentire una vicinanza”.
Il Papa ha inoltre ricordato il Rosario per la Pace, in programma martedì 31 maggio, ultimo giorno del mese mariano e festa liturgica della visitazione di Maria Santissima. Alle ore 18, nella basilica di Santa Maria Maggiore, si pregherà in collegamento con numerosi santuari di vari paesi. “Invito i fedeli, le famiglie, le comunità ad unirsi a questa invocazione, per ottenere da Dio, con intercessione della Regina della Pace, il dono che il mondo attende”, ha affermato Francesco.
27 agosto: nuovo concistoro
Ultimo – e più importante annuncio – la convocazione di un concistoro sabato 27 agosto, per la nomina di 21 nuovi porporati. Ecco i nomi dei cardinali elettori scelti dal Santo Padre: Artur Roche, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti; Lazzaro You Heung Sik , Prefetto della Congregazione per il Clero; Fernando Vergez, Presidente del Governatorato SCV; Jean-Marc Noël Aveline, Arcivescovo di Marsiglia; Peter Ebere Okpaleke, Vescovo di Ekwulobia (Nigeria); Leonardo Ullrich, Arcivescovo di Manaus; Filipe Neri António Sebastião do Rosário Ferrão Arcivescovo di Goa (India); Robert McElroy, Arcivescovo di San Diego; Virgilio do Carmo Da Silva, Arcivescovo di Timor Est; Oscar Cantoni, Vescovo di Como; Anthomy Poola, Arcivescovo di Hyderabad (India); Paulo Cesa Costa, Arcivescovo ; Brasilia; Richard Kuuia Baawobr, Vescovo di Wa (Ghana); William Goh Seng Chye, Arcivescovo di Singapore; Adalberto Martines Flores, Arcivescovo di Asuncion; Giorgio Marengo, Prefetto Apostolico di Ulan Bator.
A questi nomi, si aggiungono cinque cardinali ultraottantenni, quindi non elettori: Jorge Enrique Jiménez Carvajal, Arcivescovo emerito di Cartagena (Colombia); Lucas Van Looy, Vescovo emerito di Gent; Arrigo Miglio, Arcivescovo emerito di Cagliari; padre Gianfranco Ghirlanda SI, teologo, già rettore della Pontificia Università Gregoriana; monsignor Fortunato Frezza.