Non poteva mancare nel Regina Coeli nella domenica della Misericordia il pensiero grato di Francesco all’amato predecessore Giovanni Paolo II .
Il clima di festa di oggi è stato turbato nelle scorse ore da illazioni offensive e insensate contro il Papa polacco a cui Francesco non risparmia di rivolgere un’accorata gratitudine. Giovanni Paolo II devoto alla sua conterranea Faustina Kowalska ha sensibilizzato tutta la chiesa alla devozione alla misericordia del Signore.
Il dolore vissuto comporta la fatica del credere. Proprio oggi l’esperienza di Tommaso è illuminante
Nell’incredulità di Tommaso la fatica del credere di tutti
In questa domenica così intensa il Vangelo ci racconta di due apparizioni di Gesù risorto ai discepoli, in particolare a Tommaso, l’apostolo incredulo. In realtà Tommaso non è l’unico che fa fatica a credere. Non è semplice credere quando si è patito delusioni così grandi come quella di Tommaso. Ha seguito Gesù per anni, correndo rischi, sopportando disagi, ma il maestro è stato condannato, messo in croce come un delinquente e nessuno ha fatto niente, è morto ed ora tutti hanno paura. È difficile fidarsi di chi dice che il crocifisso è vivo. Quante volte gli attacchi più crudeli ai membri della comunità di Gesù procedono da un grande dolore. Grande solidarietà con chi è smarrito per sofferenze atroci. Ma la sofferenza può diventare il luogo dove cercare la luce della vita. Come Tommaso che va lodato per il suo coraggio. Mentre gli altri discepoli sono chiusi nel cenacolo per paura lui esce, osa lasciare il gruppo rischiando ancora una volta di essere riconosciuto, denunciato e arrestato. Un tale coraggio non andrebbe premiato? Forse più di tutti merita di vedere Gesù risorto? Ma proprio per essersi allontanato non è li nel momento in cui Gesù si mostra vivo. Quella sera di Pasqua perde l’occasione. Quando potrà rivederlo?
La comunità è il luogo dove incontrare il Signore della vita
Solo tornado alla comunità, a quella famiglia che aveva lasciato spaventato e triste. Chiunque di noi vive l’amarezza della delusione, della malattia, della morte, delle guerre, cerca un capro espiatorio. Facilmente lo si trova nella Chiesa stessa. Che pure è fragile, santa e peccatrice allo stesso tempo. Chi lascia la comunità poi fa fatica a credere all’annuncio della gioia. Come Tommaso che vuole toccare le piaghe di Gesù, vuole fare esperienza della resurrezione. Otto giorni dopo Gesù lo accontenta, di nuovo in comunità si mostra a lui, così può vedere con i suoi occhi i segni del suo amore, i canali della sua misericordia: le piaghe. Tommaso aveva chiesto un segno straordinario, Gesù lo concede in maniero ordinaria nella comunità, non fuori, qui l’appello a tutti noi. Chi vuole incontrare il Signore lo troverà nella comunità. Solo qui è possibile sperimentare l’amore che vince l’odio, il perdono che disarma la vendetta, i segni della vita che sconfigge la morte. Nella Chiesa con tutta la sua imperfezione è possibile incontrarlo. Un altro evento rende speciale questa domenica. I fratelli delle Chiese d’oriente celebrano la Pasqua, a loro la preghiera e l’augurio del Papa. Tra loro anche i fratelli di Russia e Ucraina.
In stridente contrasto col Mistero Pasquale, afferma il Papa, le guerre continuano. È preoccupato per il Sudan e per tutti i focolai belligeranti diffusi nel mondo. La pace del Risorto spinga gli uomini a terminare i conflitti. Si depongano le armi e si accenda un’era di pace e concordia. Ecco quanto insieme chiediamo alla Divina Misericordia oggi.