Inizia il mese mariano e Francesco richiama l’attenzione sulla Festa del Lavoro e sull’imminente Giornata Mondiale della Libertà di Stampa. Seguono due accorati appelli.
Anche dopo il momento trionfale della Resurrezione, i discepoli hanno vissuto il loro momento di stanchezza e di ritorno alla routine. Cosicché, Pietro riprende il suo vecchio mestiere di pescatore e gli altri lo seguono.
Gettare di nuovo le reti
Il Vangelo odierno riporta della terza apparizione del Risorto agli Apostoli (cfr Gv 21,1-19) presso il lago di Galilea. Tutto inizia nel momento in cui Pietro dice ai compagni: «Io vado a pescare» (v. 3). Egli aveva abbandonato quel lavoro proprio il giorno in cui “aveva lasciato le reti per seguire Gesù”, ha ricordato papa Francesco durante il Regina Coeli di oggi.
“E ora, mentre il Risorto si fa attendere, Pietro, forse un po’ sfiduciato, propone agli altri di tornare alla vita di prima”. Gli altri accettano ma «quella notte non presero nulla» (v. 3).
“Può succedere anche a noi, per stanchezza, delusione, magari per pigrizia, di scordarci del Signore e di trascurare le grandi scelte che abbiamo fatto, per accontentarci di qualcos’altro”, ha commentato il Santo Padre.
“Ad esempio – ha spiegato – non si dedica tempo a parlarsi in famiglia, preferendo i passatempi personali; si dimentica la preghiera, lasciandosi prendere dai propri bisogni; si trascura la carità, con la scusa delle urgenze quotidiane”. E si rimane “delusi” e “con le reti vuote, come Pietro”.
In questo scenario di difficoltà e delusione, Gesù riappare come nella prima pesca miracolosa, “non fa rimproveri” ma, “con tenerezza”, invita i discepoli a “gettare di nuovo le reti, con coraggio”.
Vincere la paura e “tuffarsi”
Quando nella vita “abbiamo le reti vuote”, ha commentato il Papa, “non è tempo di piangerci addosso, di svagarci, di tornare a vecchi passatempi” ma è tempo, piuttosto, “di ripartire con Gesù, di trovare il coraggio di ricominciare, di riprendere il largo con Lui”.
E Pietro, quando sente Giovanni gridare: «È il Signore!» (v. 7), “si tuffa e si mette a nuotare verso Gesù”. Quello di Pietro è “un gesto di amore, perché l’amore va oltre l’utile, il conveniente e il dovuto; l’amore genera stupore, ispira slanci creativi, gratuiti”.
Come al momento della scoperta del sepolcro vuoto, è ancora Giovanni, il più giovane, a intuire la presenza del Signore, mentre è il più maturo Pietro “a tuffarsi incontro a Lui”. Nel suo tuffo “c’è tutto lo slancio ritrovato” del principe degli Apostoli.
Quello di oggi, è un Vangelo che invita a “uno slancio nuovo, a tuffarci nel bene senza la paura di perdere qualcosa, senza calcolare troppo, senza aspettare che comincino gli altri”. Per andare incontro a Gesù, è necessario “sbilanciarsi”, ha detto il Papa.
Bisogna allora chiedersi: “Sono capace di qualche scatto di generosità, oppure freno gli slanci del cuore e mi chiudo nell’abitudine, nella paura?”. Il Risorto, del resto, non fa giri di parole e a ognuno di noi domanda: “Mi ami?”. La fede, infatti, “non è questione di sapere, ma di amore”.
Gesù chiede nuovo slancio a chi ha le “reti vuote” e ha paura di tuffarsi. Così, dopo quella nuova pesca miracolosa, “Pietro smise per sempre di pescare e si dedicò al servizio di Dio e dei fratelli, fino a dare la vita qui, dove ci troviamo adesso”, ha detto Francesco.
Nel mese mariano, Mariupol nella preghiera del Papa
Dopo la recita del Regina Coeli, Bergoglio ha ricordato i profili dei venerabili don Mario Ciceri (1900-1945) e Armida Barelli (1882-1952), beatificati ieri a Milano. Il primo “luminoso esempio” di pastore, fu dedito all’oratorio, ai giovani e ai malati, distinguendosi “come educatore mite e guida sicura”.
La seconda fu “fondatrice e animatrice della Gioventù Femminile dell’Azione Cattolica. Girò tutta l’Italia per chiamare le ragazze all’impegno ecclesiale e civile”. Assieme a padre Gemelli diede vita a “un istituto secolare femminile” e all’“Università Cattolica del Sacro Cuore”, ha ricordato il Santo Padre.
In concomitanza con l’inizio del mese mariano, il Pontefice ha invitato “tutti i fedeli e le comunità a pregare ogni giorno il rosario per la pace”. Un pensiero particolare l’ha rivolto alla “città ucraina di Mariupol, città di Maria, barbaramente bombardata e distrutta” nel conflitto in Ucraina.
Per Mariupol e per i cittadini intrappolati nella sua acciaieria, il Papa ha rinnovato la richiesta affinché siano predisposti “corridoi umanitari sicuri”. E ha aggiunto: “Soffro e piango pensando alle sofferenze della popolazione ucraina, in particolare ai più deboli, agli anziani, ai bambini. Giungono persino notizie terribili di bambini espulsi e deportati”.
“E mentre si assiste a un macabro regresso di umanità – ha proseguito – mi chiedo insieme a tante persone angosciate, se si stia veramente ricercando la pace, se ci sia la volontà di evitare un’escalation militare e verbale, se si stia facendo veramente tutto il possibile perché le armi tacciano. Vi prego, non ci si arrenda alla logica della violenza, alla perversa spirale delle armi, si imbocchi la via del dialogo e della pace”.
Di seguito, un accenno alla Festa del Lavoro, affinché rinnovi l’impegno per un lavoro “dignitoso” e affinché cresca “un’economia di pace”. Per l’occasione, Francesco ha ricordato “gli operai morti al lavoro, una tragedia molto diffusa, forse troppo”.
In conclusione, un richiamo alla Giornata Mondiale della Libertà di Stampa, patrocinata dall’UNESCO, che si celebra il 3 maggio. “Rendo omaggio – ha detto Bergoglio – ai giornalisti che pagano di persona per servire questo diritto. L’anno scorso nel mondo, 47 sono stati uccisi e più di 350 incarcerati. Un grazie speciale a quanti di loro ci informano sulle piaghe dell’umanità”.