Nella liturgia di oggi incontriamo una promessa. Gesù invierà un consolatore. Chi è questo consolatore? Il credente come lo può riconoscere?
In questo mondo lacerato dalle guerre, spezzato da mille difficoltà Gesù promette l’invio di un Paraclito, parola greca che significa sia consolatore che avvocato. Nello Spirito il Signore non ci lascia mai soli, c’è per difenderci e consolarci nella difficoltà.
Questa domenica la Liturgia ci presenta lo Spirito Santo. Chi è? Noi lo preghiamo?
Lo Spirito “non è una cosa astratta”, è una Persona che ci cambia la vita: com’è accaduto agli apostoli, ancora timorosi e chiusi nel Cenacolo, nonostante avessero visto Gesù risorto, e dopo Pentecoste “impazienti di raggiungere confini ignoti” per annunciare il Vangelo, senza più paura di dare la vita. “La loro storia ci dice che persino vedere il Risorto non basta, se non lo si accoglie nel cuore. Non serve sapere che il Risorto è vivo se non si vive da risorti. Ed è lo Spirito che fa vivere e rivivere Gesù in noi, che ci risuscita dentro”. Lo Spirito Santo è avvocato nel senso che non ci lascia mai soli, è vicino all’imputato e suggerisce le parole contro il Diavolo accusatore. Lui c’è sempre, nella prova ci vuole consolare e ci ricorda che in Dio ce la possiamo fare. È Spirito che desidera dimorare nel nostro spirito. È dolce presenza, che quando corregge lo fa con dolcezza e suggerisce la realtà più importante della vita: l’amore di Dio per noi.
Fin dall’inizio del suo Pontificato Papa Francesco ha cercato di risvegliare la fede nello Spirito Santo nel cuore dei credenti. È “lo sconosciuto della nostra fede” dice Papa Francesco (Omelia a Santa Marta, 13 maggio 2013): eppure, senza di Lui non siamo cristiani, non esiste la Chiesa né la sua missione. Senza di Lui viviamo una doppia vita: cristiani a parole, “mondani” nei fatti.
Noi dobbiamo sempre diminuire, Gesù deve sempre crescere in noi. Il rischio è di servirsi di Cristo più che servirlo. La via è uscire da noi stessi, allontanandoci dal nostro egocentrismo. È possibile grazie alla preghiera che suscita in noi lo Spirito. “Quando spezziamo il cerchio del nostro egoismo, usciamo da noi stessi e ci accostiamo agli altri per incontrarli, aiutarli, è lo Spirito di Dio che ci ha spinti. Quando scopriamo in noi una sconosciuta capacità di perdonare, di amare chi non ci vuole bene, è lo Spirito che ci ha afferra. Chi vive secondo lo Spirito “porta pace dov’è discordia, concordia dov’è conflitto. Gli uomini spirituali rendono bene per male, rispondono all’arroganza con mitezza, alla cattiveria con bontà, al frastuono col silenzio, alle chiacchiere con la preghiera, al disfattismo col sorriso”. “Per essere spirituali” occorre mettere lo sguardo dello Spirito “davanti al nostro”.
Non poteva mancare in questa domenica uno speciale pensiero del Papa agli scontri e alle morti di questa settimana per l’assurdità della Guerra e alle mamme. A tutte rivolge un caloroso augurio, ma uno speciale alle madri dei figli che combattono o una guerra militare o una guerra per la vita. Il coraggio di una madre è una forza senza uguali, è la forza che fa fiorire la vita anche nei luoghi più oscuri della storia.
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