È proprio vero: il dibattito sull’aborto, nella società civile come anche nei consessi politici, si sta ravvivando.
Significativo è quanto avvenuto in Lombardia, dove il Consiglio Regionale ha bocciato la proposta di legge di +Europa-Radicali, per la facilitazione dell’aborto su tutto il territorio regionale.
No alla pillola abortiva senza ricovero
Piuttosto strumentalmente, la bozza suggeriva l’applicazione della Legge 194 “in tutto il territorio regionale” ma, nella realtà, sdoganava una serie di facoltà, che andavano ben oltre la legge nazionale vigente. Ad esempio, prevedeva l’abolizione del ricovero obbligatorio per l’aborto farmacologico e la riqualificazione dei consultori familiari e della continuità terapeutica nelle strutture accreditate.
A schierarsi contro è stata la maggioranza di centrodestra, trascinata in particolare dalla Lega, la cui capogruppo, Francesca Ceruti ha spiegato: “siamo assolutamente a favore della procreazione ma senza voler imporre alcun tipo di decisione alle donne in gravidanza”. Se, dunque, la libertà di scelta andrebbe tutelata, la donna va anche “messa nelle condizioni di poter valutare consapevolmente tutte le conseguenze delle proprie scelte”.
Il gruppo leghista in consiglio regionale ha dunque votato contro il progetto di legge dei Radicali, perché ritenuto “lacunoso”, oltre che mancante della “completa copertura finanziaria”. A seguito della bocciatura di tutti li articoli, la proposta di legge non è nemmeno stata sottoposta al voto finale.
Radicali delusi e nervosi
Particolarmente piccato e vittimista il commento dei Radicali che, sul loro sito, lamentano il “riprovevole” “disinteresse di chi, a vario titolo, avrebbe dovuto occuparsi della proposta di legge”. Un atteggiamento, a loro dire, “lesivo degli sforzi che i cittadini svolgono per esercitare l’iniziativa legislativa”.
Sempre sul sito dei Radicali, il consigliere regionale Micele Usuelli (+Europa-Radicali), primo firmatario della proposta di legge, ha dichiarato che alcune delle innovazioni avanzate, sarebbero in grado, “secondo la letteratura scientifica”, di ridurre “del 75% da recidiva di aborto”. Il metodo indicato è l’offerta gratuita a tutte le donne che vanno incontro ad aborto di una “contraccezione gratuita a lunga durata di azione”, consistente in “confetti sottocute a lento rilascio o spirali”.
Al tempo stesso la legge “avrebbe imposto un raccordo tra privato convenzionato e pubblico, al fine di preservare la continuità terapeutica delle donne che richiedono un’interruzione di gravidanza a seguito di una diagnosi in utero o procreazione medicalmente assistita”.
Com’è nello stile dei Radicali, si dà per scontato che determinate pratiche siano di per sé benefiche alla salute della donna. Non solo: di fatto, indicano nell’infertilità, più o meno momentanea, l’unica vera alternativa all’aborto. Senza nessun interrogativo sugli effetti pedagogici di siffatte metodologie, che, nel lungo termine, accelererebbero ulteriormente il decremento demografico, piaga per eccellenza dell’Italia del XXI secolo.
Il plauso di Gandolfini, presidente dell’Associazione Family Day
“Accogliamo con soddisfazione la bocciatura da parte del Consiglio regionale della Lombardia della proposta di legge presentata nell’ambito della campagna ‘Aborto al sicuro’”, ha dichiara Massimo Gandolfini, Presidente dell’Associazione Family Day.
“L’iniziativa dal chiaro sapore ideologico partiva dal falso assunto che, come affermato nella relazione introduttiva, ‘in Lombardia le donne faticano a vedere riconosciuto il proprio diritto ad un aborto sicuro’, e che l’accesso ai servizi che dovrebbero garantire l’applicazione della Legge 194 sia ‘difficile e, a volte, addirittura ostacolato’”.
La bocciatura della proposta di legge dei Radicali, afferma Gandolfini, sarebbe avvenuta grazie alle audizioni degli esperti in consiglio regionale. In questa sede, ha ricordato, “abbiamo fornito dettagliata documentazione che, dati alla mano, smentiva la premessa e abbiamo evidenziato come la proposta fosse non solo inutile ma anche dannosa”. Prevedendo “l’incentivazione dell’aborto farmacologico e l’abolizione dell’obbligo di ricovero”, la nuova legge avrebbe rischiato di “privatizzare” e “banalizzare” il “dramma dell’interruzione volontaria di gravidanza”.
La proposta di legge dei Radicali, inoltre, “metteva anche in discussione l’istituto dell’obiezione di coscienza, valore costituzionalmente garantito”, ha aggiunto Gandolfini. Il leader del Family Day ha quindi sollecitato “un rafforzamento di tutte le strutture e degli strumenti tesi a sostenere le situazioni di fragilità e conseguentemente il compimento delle gravidanze più difficili”. Gandolfini a infine avanzato la possibilità di “un progetto di legge regionale coerente con la legge 194 stessa, laddove questa prevede che vengano rimosse le cause che inducono all’aborto”.
Luca Marcolivio