Di recente si è tornati a dibattere sull’educazione cattolica a scuola, troppo spesso lasciata per ultima. Il filosofo Cacciari spiega perché è invece fondamentale.
Una famosa intervista del noto filosofo Cacciari anni fa mise un punto definitivo e importante sulla questione, che vale la pena riproporre.
“La nostra tradizione religiosa insegnata obbligatoriamente a scuola. Non solo, la teologia dovrebbe essere presente in tutti i corsi universitari di filosofia“, affermava con forza Cacciari. Che denunciava già anni fa una condizione tremenda che oggi è certamente peggiorata quasi fino a esplodere.
Cacciari: “analfabetismo di massa in campo religioso”
“Siamo in presenza di un analfabetismo di massa in campo religioso”, diceva Cacciari, spiegando che l’insegnamento della religione non solo è auspicabile ma che dovrebbe essere proprio obbligatorio. In quanto “sappiamo benissimo che ora l’ora di religione non conta come dovrebbe contare, viene presa sottogamba”.
“Sarebbe civile che in questo Paese si insegnassero nelle scuole i fondamenti elementari della nostra tradizione religiosa. Sarebbe assolutamente necessario battersi perché ci fosse un insegnamento serio di storia della nostra tradizione religiosa. Lo stesso vale per le università; sarebbe ora che fosse permesso lo studio della teologia nei corsi normali di filosofia, esattamente come avviene in Germania“, affermava il filosofo.
I cattolici non pensino alla politica ma a diffondere il Vangelo
Cacciari spiegava perciò che i cattolici non dovrebbero tanto pensare alla politica o all’economia per diffondere la Parola del Vangelo. Piuttosto dovrebbero pensare a fare in modo che la cultura del Paese in cui si vive torni a fare studiare il cristianesimo e i suoi insegnamenti. Solo attraverso la cultura si potrà tornare a parlare di Cristo, a farlo conoscere e a farlo vivere nei cuori delle persone.
Anche la testimonianza morale, senza annuncio, rischia infatti di diventare sterile. Quando si fa la carità a un povero è necessario che questi comprenda a cosa è dovuto quel gesto, dove si origina, affinché lui stesso possa cambiare la propria vita cominciando con l’imboccare una strada nuova.
“Non si può essere analfabeti sulla propria tradizione religiosa”
Per questa ragione, anche ad esempio a scuola, la religione non può in alcun modo essere considerata “un’optional”, qualcosa di cui si può anche fare a meno. Perché non è assolutamente così.
“Per me è fondamentale il fatto che non si può essere analfabeti in materia della propria tradizione religiosa. È una questione di cultura, di civiltà. Non si può non sapere cos’è il giudaismo, l’ebraismo, non si può ignorare chi erano Abramo, Isacco e Giacobbe. Bisogna conoscerne la storia della religione, almeno della nostra tradizione religiosa, esattamente com’è conosciuta la storia della filosofia e della letteratura italiana. Ne va dell’educazione, della maturazione anche antropologica dei ragazzi”, spiegava il filosofo.
L’ipocrisia di chi vorrebbe cancellare la fede dalla società
Mettendo quindi in chiaro l’ipocrisia di una società che vorrebbe letteralmente cancellare, per ignoranza, ideologia e non solo, Cristo dalla società. “È assolutamente indecente che un giovane esca dalla maturità sapendo magari malamente chi è Manzoni, chi è Platone e non chi è Gesù Cristo. Si tratta di analfabetismo. La scuola deve alfabetizzare.
Quando i ragazzi vanno in giro a fare i turisti vedono delle chiese e dei quadri con immagini sacre. Ma cosa vedono, cosa capiscono? Spesso riconoscono a malapena Gesù Bambino. Non sanno nulla delle nostre tradizioni. La religione è un linguaggio fondamentale”.
La stupidità di sostituire religione con “Storia delle religioni”
Per questo il filosofo afferma anche la stupidità di chi vorrebbe sostituire l’ora di religione con l’ora di “Storia delle religioni”. “Non ha nessun senso insegnare Storia delle religioni. Così come si insegna Storia della letteratura italiana e non storia delle letterature mondiali, storia dell’ arte italiana e non storia dell’ arte cinese, non vedo la necessità di insegnare il buddismo zen o la religione degli aztechi.
Chi suggerisce di studiare tutte le storie delle religioni finisce per volere, in pratica, che non se ne studi nessuna. È necessario, invece, sapere bene almeno cosa dicono le grandi tradizioni monoteistiche“, spiegava.
L’importanza dell’insegnamento della religione cristiana a scuola
Sottolineando quindi l’importanza che l’insegnamento della religione cristiana a scuola non sia soltanto una faccenda di facciata, ma che al contrario si educhino seriamente i giovani alla fede e alla pienezza della vita, secondo i valori della Bibbia e secondo la Parola di Gesù.
“Vorrei che fosse una materia in cui si studiasse veramente la Bibbia, prendiamo in mano il Vangelo e approfondiamolo come facciamo con l’italiano piuttosto che con la filosofia o il greco o, ancora, il latino”.
Giovanni Bernardi