Renato Zero: Vi parlo dela mia fede in Cristo

RENATO ZERO E LA FEDE CRISTIANA

 

 

 

E’ sempre di conforto trovare tracce di fede vissuta e testimonianze della ricerca di Dio nella vita degli altri, nostri fratelli, o nei tanti messaggi che riempiono le giornate.

E’ un segno importante che ci da la misura di come la condizione umana sia spesso una prova da comprendere e gestire, anche per chi sembra così diverso e distante da noi.

Così, sentire uno dei più celebri cantanti italiani, Renato Zero, nella trasmissione di Canale cinque “Amici di Maria De Filippi, in prima serata, accennare al crocifisso e a quante volte sia stato immeritatamente esiliato dalle aule scolastiche, e forse anche da qualche luogo di lavoro, ci rinfranca, e sostiene il pensiero comune: Gesù Cristo, morto per noi, commemorato solo qualche settimana fa per la 2017esima volta, è costretto, in molte circostanze, a farsi da parte, per lasciarci percorrere delle strade alternative, anche se non opportune, nel rispetto amorevole della nostra libertà di scelta.

Se questo pensiero ci rattrista, ci offre nel contempo lo spunto per cercare nella vita di quel personaggio pubblico, che in Tv ha parlato per e a noi, altri segni del passaggio e della chiamata del Redentore.

E così ci ricordiamo di quei bellissimi versi della canzone intitolata “Più su”, non solo interpretata, ma anche scritta, quindi pensata, dallo stesso Renato e da Dario Baldan Bembo, altro noto autore.

Ci scopriamo a canticchiarla: … “E poi, più in alto e ancora su, fino a sfiorare Dio, e gli domando io: “Signore, perché mi trovo qui, se non conosco amore?”, mentre ci si rende conto che tutti, in ginocchio davanti al Creatore, poniamo timorosi le stesse domande, sul motivo della nostra esistenza, sullo scopo dei nostri giorni.

“Sboccia un fiore malgrado nessuno lo annaffierà (…) Canto e piango pensando che un uomo si butta via, che un drogato è soltanto un malato di nostalgia, che una madre si arrende ed un bambino non nascerà, che potremmo restare abbracciati all’eternità.”, perché la sensibilità che segue le vicende della vita, i nostri dolori e le gioie, accomuna gli esseri umani che aprono il cuore all’amore.

“(…) Se qualcuno sorride, tu non tradirlo mai. La speranza è una musica antica, un motivo in più. Canterai e piangerai insieme a me, dimmi, lo vuoi tu? Sveleremo al nemico quel poco di lealtà, insegneremo il perdono a chi dimenticare non sa, la paura che senti è la stessa che provo io, canterai e piangerai insieme a me, fratello mio!”.

Ed allora l’eccentrico cantautore, protagonista e provocatore, spesso truccatissimo e stravagante, della musica leggera italiana, svela ciò che a noi serve sapere: la paura dell’essere al mondo soli, nudi o smarriti, viene appagata e risanata da un Credo, quello cristiano, che ci rende membra di un sol Corpo, inscindibili, legati per sempre al grandioso progetto della storia di salvezza.

Quest’anno Renato Zero festeggia 50 anni di carriera, un traguardo che non a tutti è dato raggiungere. A lui gli auguri perché possa continuare a ricordare nelle sue canzoni quel momento della sua giovinezza in cui faceva il chierichetto, i giorni in cui qualcuno mise nel suo cuore il seme fruttuoso della fede.

Il capo dei sorcini conclude l’intervista a Maria dicendo, mentre tiene in mano la croce: “Questa non è soltanto un’icona. A me m’ha dato tanto Gesù, soprattutto Gesù più che Dio, perché Gesù era un uomo, era vulnerabile. Dio è molto in alto, molto irraggiungibile, ma Lui è venuto, pensate, fino a qui. Ricordatelo ogni tanto come faccio io nelle mie canzoni.”.

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