La vita di Laura Salafia è cambiata drasticamente nel 2010 quando, uscita dall’ex Monastero dei Benedettini (adesso adibito a sede dell’università di Lettere) di Catania dopo aver sostenuto un esame di lingua spagnola superato con un 30 e lode, un proiettile vagante, figlio di una faida tra dipendenti comunali scatenata da un impeto di gelosia, l’ha colpita al midollo rendendola per sempre paralitica. Non c’è un modo semplice o poetico per raccontare quanto accaduto quel giorno, o quell’istante che ha deciso che la vita di questa ragazza sarebbe stata per sempre segnata da una lotta che non le appartiene, ma che per qualche motivo ne ha segnato l’esistenza.
Dopo il periodo di paura successivo a quanto successo, Laura si è trovata di fronte ad una scelta: piangersi addosso per l’ingiustizia occorsale o fare di quella disavventura un punto di partenza per vivere una vita ricca e soddisfacente. Sarebbe stato facile e comprensibile per lei abbandonarsi alla prima scelta, ma con un grande coraggio la ragazza ha deciso di combattere e prendere tutto quello che c’è di buono nella realtà circostante. Oggi a distanza di quasi otto anni da quel giorno, Laura scrive: “Adesso mi ritrovo su una sedia a rotelle e la mia vita non è più la stessa. A chi mi chiede se valga la pena vivere in queste condizioni rispondo: ognuno di noi ha un percorso da seguire e credo che nulla accada per caso. Io per quanto posso, guardo in faccia la sofferenza e nonostante essa sembri essersi cucita addosso a me, ogni mattina quando mi sveglio mi ritrovo una letizia nel cuore”.
Parte di questa scelta di vita è frutto dell’assistenza e della collaborazione che la ragazza ha ricevuto dai suoi concittadini. Parte di questo entusiasmo nasce sicuramente dalla possibilità di esprimere quello che prova attraverso una rubrica pubblicata sul quotidiano ‘La Sicilia‘, realtà editoriale che da sempre le è stata accanto permettendole di pubblicare in un diario pubblico il suo desiderio ardente di vita (diario che possibile acquistare in un libro di raccolta ‘La Forza di una vita‘). Sebbene la voglia di vivere prevalga in questa donna, ci sono giorni in cui la disperazione prende il sopravvento:
“Nel buio della notte ogni dolore fisico e dell’anima sembra non poter mai guarire. Ci si sente soli, abbandonati, disperati. Anche io in questi momenti chiedo al Signore che mi porti via. Ripenso ai miei progetti e mi sembra di sprofondare in un baratro. E piango. Le ore passano. Si comincia a sentire il rumore di qualche auto; aprono le saracinesche dei bar. La vita riprende i suoi ritmi. Tutto si acquieta. Ce l’ho fatta. Al buio della notte segue la luce di un nuovo giorno, che sembra darti un’altra possibilità di risalire da quell’abisso”.
Ma quei momenti di scoramento vengono superati grazie alla famiglia, agli amici ed alla fede incrollabile in Dio. Laura Salafia è la dimostrazione vivente che i malati nelle sue condizioni possono trovare motivi per vivere se solo chi sta loro accanto gli fa comprendere che la loro disabilità non è un peso né un motivo per sentirsi emarginati, di questo è sicuro il giornalista Giuseppe Di Fazio che nella prefazione del libro scrive: “La storia di Laura, come quella di tanti altri malati nelle sue condizioni, ci indica che le persone hanno bisogno anzitutto di un aiuto per vivere. Un aiuto non solo materiale, ma del significato per cui vale la pena combattere la battaglia per la vita”.
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