Chiunque abbia una conoscenza dei Vangeli sa che in quello di Giovanni un interno versetto (20) è dedicato al panno di lino che copriva il volto di Gesù nella tomba, lo stesso che gli era stato posto sul viso alla fine della sepoltura nel Venerdì Santo. Perché tanta attenzione ad un simile dettaglio? Nel vangelo viene spiegato che dopo la resurrezione di Cristo vennero trovati i lenzuoli che lo coprivano gettati per terra, mentre il panno di lino era stato piegato con cura in cima alla tomba.
Sappiamo, inoltre, che la prima persona ad accorgersi della scomparsa del corpo di Nostro Signore è stata Maria Maddalena, la quale andò poi di corsa verso i due apostoli Simon Pietro e Giovanni Evangelista e gli disse: “Hanno rimosso il corpo del Signore e non so dove lo hanno portato!”. I due si misero a correre e proprio San Giovanni Evangelista è stato il primo ad accorgersi del dettaglio del panno piegato.
Giovanni comprese da quel dettaglio che il corpo del Messia non era stato trafugato, bensì era tornato a nuova vita. Ma come fece? Semplice, si trattava di un segnale tipico della cultura ebraica tra maestro e discepolo. Ogni bambino ebraico sapeva che quando il Maestro sedeva a tavola doveva attendere pazientemente che questo finisse prima di potersi nutrire. Quando questo finiva di mangiare prendeva il panno accanto al piatto, si puliva il viso e le mani e dopo averlo appallottolato lo gettava sul tavolo, quello era il segnale che aveva terminato di cibarsi e che il servo aveva il permesso di sedersi a mangiare.
Al contrario se il Maestro si doveva alzare dal tavolo per qualsiasi altro motivo, ma sapeva di dover tornare a mangiare, piegava con ordine il tovagliolo dopo averlo usato per pulirsi. Dunque il panno di lino piegato in quel modo stava a significare che non solo Gesù si era destato dalla morte, ma che sarebbe tornato a completare ciò che aveva iniziato.
Luca Scapatello
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