Lo Stato USA ha costruito reti anti suicidi sui ponti delle città spendendo 220 milioni di dollari.
La California è lo Stato americano più ricco, ma anche uno di quelli con il tasso di suicidi più altro d’America. Una tale statistica è probabilmente dovuta al fatto che si tratta dello stato più popoloso. Inoltre c’è da considerare l’enorme forbice tra ricchi e poveri ed un costo della vita esagerato. Questi ed altri fattori hanno portato ad un incremento dei suicidi del 6,8% rispetto al 2015.
Per ovviare a quella che si presenta come un’emergenza sociale, il Governatore della California ha approvato la costruzione di reti lungo i ponti. Questa misura anti suicidi è costata allo Stato 220 milioni di dollari, ma non tutti sono concordi con la scelta. Sebbene le reti potranno salvare delle vite, si pensa che possa essere più utile costruire un’educazione alla vita.
A criticare aspramente la decisione del governatore è stato padre Joseph Illo della diocesi di San Francisco. Il parroco è consapevole che le reti possano salvare delle vite, ma le trova una soluzione non lungimirante: “220$ milioni per salvare circa quaranta vite all’anno non è irragionevole, ma se ordinassimo meglio le nostre vite non avremmo bisogno di costruire reti intorno ai nostri monumenti pubblici”, ha infatti scritto sul suo blog.
Ciò che vuole sottolineare con questo suo intervento è che bisognerebbe intervenire a monte e non solo nella fase finale. E’ chiaro infatti che un suicida arrivi a quella decisione dopo un lungo periodo di sofferenza e che potrebbe essere aiutato mentre soffre. A tal proposito il parroco si chiede: “Forse le reti anti-suicidio daranno alle persone una seconda possibilità. Ma sarebbe molto meglio aiutare le persone prima che raggiungano quel livello di disperazione”.
Cosa intende esattamente padre Illo quando parla di cultura della morte? Il sacerdote si riferisce ai continui rimandi alla morte ed al suicidio nelle opere di finzione. A suo avviso, al giorno d’oggi, molti film e produzioni californiane presentano la morte come affascinante ed il suicidio come una scelta poetica. L’errore a suo avviso non solo a livello artistico, ma anche a livello legislativo. Per il sacerdote è un paradosso (e probabilmente lo a livello puramente teorico per tutti) proporre eutanasia e aborto come scelte giuste e contrastare i suicidi.
Entrambe le pratiche, infatti, hanno alla base l’idea che la morte sia contemplabile se esistono determinati presupposti. Nel caso dell’Eutanasia, inoltre, si concede idealmente una giustificazione a porre fine alla vita quando un malato terminale non trova più un senso. Un messaggio che un uomo o una donna affetti da grave depressione possono interpretare in maniera sbagliata e fare proprio.
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Luca Scapatello
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