Quella del Revenge Porn è una terribile “moda” che sta sempre più prendendo piede tra i nostri giovani. Una piaga da sradicare al più presto.
Un vero e proprio fardello che mette in luce la mancanza di educazione nelle giovani generazioni, il mancato rispetto del prossimo e la scarsa, quanto talvolta inesistente, educazione all’affettività.
Considerare il partner come un oggetto, una persona non degna delle nostre premure una volta che una storia finisce, e gettarlo nella vergogna pubblicando foto e video privati a sconosciuti, è qualcosa di terribile che interroga a fondo l’intera società. A partire dal modello educativo che istituzioni, soggetti culturali ma soprattutto i genitori e le famiglie stanno offrendo ai nostri giovani.
Tra le personalità pubbliche che hanno deciso di spendersi in questo campo c’è ad esempio la cantante Baby K, il cui nome di Battesimo è Claudia Judith Nahum. Autrice di diversi tormentoni estivi, come Roma-Bangkok con Giusi Ferreri, oppure quest’anno Non mi basta più con Chiara Ferragni, la cantante è un modello per i giovani, capace di influenzare quindi i loro comportamenti e la loro idea di mondo e di come dovrebbero comportarsi con il prossimo.
In un’intervista con l’agenzia Ansa la cantante ha perciò deciso di spendersi pubblicamente su questo tema, dicendo che “la vendetta porno è un tema urgente da affrontare”. Durante la quarantena dovuta al Coronavirus pare infatti che il numero di casi di questo genere sia aumentato in maniera esponenziale, quasi del 70 per cento.
Nell’ordinamento italiano questo genere di reato esiste dal 2019, e riguarda, nello specifico, la diffusione in rete, quindi sul web, sui social, sui gruppi whatsapp o analoghi, di foto e video privati a sfondo sessuali. Il movente è la vendetta, e ovviamente tutto ciò accade senza il consenso della persona ritratta, ovvero la vittima.
“C’è bisogno di una grande sensibilizzazione perché non sempre i giovani sanno cosa può significare e quanto sia facile anche solo con un click essere oggetto di vendetta pornografica”, ha detto la cantante.
“Io penso che sia necessario fare un grande lavoro di educazione nelle scuole e anche a casa, per quanto magari è difficile parlare di sesso in famiglia, ma l’unica cosa per contrastare questo fenomeno che può portare a dolori immensi e anche a conseguenze estreme, è l’educazione”.
In questo caso, l’autrice centra il tema della questione: l’educazione dei giovani. Ci siamo dimenticati di educare le giovani generazioni al bello, al piacere dell’incontro e della conoscenza, alla meraviglia dell’amore, alla grandezza e alla profondità di una vita donata per Cristo e per il prossimo. I giovani, tutto questo, non lo conoscono. Per cui si accontentano di desideri piccoli e meschini.
Ai giovani oggi, troppo spesso, basta rispondere ai propri istinti. E allora i ragazzi finiscono per andare a caccia della “preda”, da utilizzare per i propri tornaconti. Da scaricare in un secondo momento, oppure da cui si finisce per essere scaricati. Ovvio, se la relazione non si centra sull’amore e sul rispetto reciproco, su quell’affetto che Gesù ci ha mostrato in maniera smisurata e perfetta, difficile che le cose vadano altrimenti.
C’è bisogno di guardare in alto, i giovani, affamati di amore e di fiducia, ne hanno forte bisogno. Se gli adulti, i genitori, le famiglie, le parrocchie, gli artisti, i media, i soggetti culturali, le scuole, si dimenticano di farlo presente, di fare comprendere il messaggio, allora non ci si aspetti nulla dai giovani. Che, a loro modo, sono le vittime di un sistema culturale sradicato, senza radici, che dovrebbero essere invece ben piantate nell’amore. Lo stesso amore che Gesù ha mostrato e continua a provare per ognuno di noi.
Eppure, non sembra questa la direzione verso cui sta andando, ad esempio, il web. Anche Baby K ha spiegato di essere spesso bersaglio di messaggi spiacevoli e persino di minacce. “Fa parte dell’essere personaggio pubblico ricevere purtroppo certi segnali. Internet è uno strumento stupendo, creativo, di ricerca, di informazione, ma ha lati negativi pesanti. Io so di essere esposta, so che esistono, ma cerco di non dargli importanza”.
La Cassazione tuttavia ha sancito di recente che è legittimo contestare la violenza sessuale anche a chi invia foto hard via WhatsApp a un minore. La terza sezione penale della Cassazione ha infatti respinto il ricorso presentato dagli avvocati di un uomo indagato per avere inviato messaggi e foto esplicite ad una ragazza minorenne, chiedendole di fare lo stesso con lui.
Gli avvocati dell’accusato, nel ricorso, sostenevano che senza incontri con la persona offesa sarebbe mancato “l’atto sessuale”. La risposta arrivata dal Tribunale del Riesame, tuttavia, ha spiegato che “la violenza sessuale risultava ben integrata, pur in assenza di contatto fisico”.
Giovanni Bernardi
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