Rinuncia alle cure per salvare la figlia: Deborah Vanini muore, lasciando un esempio di amore materno

Con un tumore scoperto in gravidanza Deborah Vanini rinuncia alle cure per preservare la vita della figlia: è morta, ma rimane il suo amore di madre.

Deborah Vanini figlia
Morta Deborah Vanini, che aveva rinunciato alle cure contro il cancro per far nascere la figlia – Foto Facebook@deborahvaini – lalucedimaria.it

In una società in cui far nascere un bambino è diventato una scelta e non un ovvia conseguenza del concepimento ci sono storie commoventi a ricordarci quanto l’amore materno e la protezione della vita nascente siano qualcosa di naturale. Lo è anche il riconoscimento del valore della vita umana prenatale.

Deborah Vanini è una donna di 38 anni che ha scelto di rinunciare alle cure per sconfiggere il cancro pur di non ledere alla vita della figlia che portava in grembo. È morta pochi giorni fa, ma ha dato alla luce una bambina e si sicuro le lascia un grande esempio di amore materno.

La storia di questa donna di Como, bella, alla moda, titolare di un centro estetico, è stata raccontata da lei stessa sui social fino a poco tempo fa. Dal momento della tragica scoperta del tumore avvenuta lo stesso giorno in cui ha scoperto di essere incinta.

È morta Deborah Vanini : aveva rinunciato alle cure per far nascere sua figlia

Sui social Deborah aveva raccontato di avere una “vita da sogno” : era felice, aveva tutto quello che desiderava, ma poi tutto cambia. Nel giorno in cui scopre di essere incinta arriva anche la terribile notizia di avere un tumore al quarto stadio.

Deborah Vanini
Deborah Vanini – Foto Facebook@deborahvanini – lalucedimaria.it

Una condizione grave per cui si è trovata di fronte alla scelta, certamente prospettata dai medici, di decidere se interrompere la gravidanza, ovvero eliminare sua figlia, che erà già presente e si stava formando dentro il suo corpo.

Ma dopo aver vissuto “La gioia più grande e la disperazione” contemporaneamente, come lei stessa ha raccontato in un vecchio post sul suo profilo Facebook, non ha esitato a scegliere di far nascere sua figlia. Per preservarla, come capita quasi sempre in questi casi, ha dovuto rinunciare alle cure, sicuramente a quelle più invasive che avrebbero danneggiato la bimba.

Il cancro è avanzato fino a non lasciarle scampo. Sua figlia è nata, poco più di due mesi fa e questo è stato il tempo in cui ha potuto stare accanto a lei prima di morire. È morta, ma rimane il suo esempio di amore materno, segno per tutti, e soprattutto la vita di sua figlia che, pur con la mancanza della mamma, potrà vivere.

Amore materno come legge naturale

L’amore materno è qualcosa di insito nel cuore di una donna, se non è ottenebrata da mentalità di tipo depressivo o da ideologie. Il naturale istinto alla cura, a riconoscere la vita nascente, preservarla, sostenerla, darla alla luce è forte e spontaneo.

Deborah Vanini, il compagno, la figlia
Deborah Vanini con il compagno e la figlia appena nata – Foto Facebook@deborahvanini – lalucedimaria.it

Il suo contrario, la negazione dell’essere umano in via di formazione, il non riconoscerlo come tale, la sua eliminazione è frutto di un costrutto ideologico e di una visione depressiva che va contro l’istinto femminile e materno.

Molti pensano che scegliere la vita sia una questione legata alla fede, ma storie come quella di Deborah dimostrano che non è così. Questa mamma non era credente, ma ha scelto comunque di non uccidere la bambina che stava crescendo nel suo grembo.

Ne ha riconosciuto il valore, ha espresso pienamente la sua natura femminile e materna agendo per il vero bene. In una situazione simile si sono trovate altre donne: santa Gianna Beretta Molla, la serva di Dio Chiara Corbella Petrillo, Jessica Hanna. Loro hanno fatto una scelta in cui il loro istinto materno è stato guidato anche dalla fede.

Ma Deborah e altre donne, non credenti o di altre confessioni religiose, che hanno scelto di non uccidere e di agire per il bene dei figli anche a costo della propria vita, sono testimonianze di una legge naturale che inevitabilmente va a manifestare la legge divina. 

Riconoscere l’indisponibilità della vita, scegliere di non sentirsene padroni, anche se non viene dalla fede in Dio, in fondo rimanda a Lui.

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