Rispetto per i transgender è quello che chiedono le scuole inglesi.
Sono ormai una cinquantina, infatti, quelle che hanno deciso di cambiare le loro divise: le gonne non saranno più ammesse, tutti indosseranno dei pantaloni, perché è doveroso il rispetto per i transgender!
Le gonne sono ritenute “indumenti inaccettabili” e in alternativa si dispone per i “pantaloni grigi e semplici” e tutto questo per “rimuovere tutti i riferimenti al genere”, mentre ci si chiede “perché dovremmo definire i nostri figli con i vestiti che indossano?”.
E chiunque potrebbe rispondere che le bambine sono da considerarsi bambine, perché sono nate bambine!
Qualcuno potrebbe obiettare a questa affermazione? Pare che le lobby Lgbt di Educate & Celebrate ne abbiano facoltà: “Stiamo semplicemente assicurando che tutti gli studenti siano rappresentati, compresi i giovani che non si identificano come maschi o femmine”.
A parte il fatto che le gonne vengono utilizzate anche dagli uomini, presso molti popoli che hanno una cultura molto più antica della nostra, perché mai dovrebbero essere i pantaloni ad assicurare il rispetto per i transgender?
A questo punto, ognuno dovrebbe vestirsi come gli pare e mandare all’aria gli ultimi secoli di conquiste sociali, come dei diritti per le donne ad essere considerate degne di esistere (ottenuti anche a costo della vita) e della disciplina, che dovrebbe tendere ad educare all’ordine, fino a “rischiare” di uniformare le scolaresche, pur di trattare tutti allo stesso modo.
E se fossero le bambine e i bambini non transgender a sentirsi discriminati da una tale decisione?
Ci rendiamo conto che stiamo dicendo al mondo che, oltre ad essere maschi e femmine, secondo il genere naturale delle cose, potremmo appartenere ad un sesso a nostra scelta?
Ma vi pare, davvero, che sia un concetto lecito e sano da trasmettere alle future generazioni?
Stiamo dicendo ai nostri bambini che questa è libertà: fare del proprio corpo uno scempio, per accordarlo con una non precisata psiche, che lascerebbe sbigottito anche Freud!
Antonella Sanicanti
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